Christo Vladimirov Yavachev è bulgaro e Jeanne-Claude Denat de Guillebon è francese. Sono nati il 13 giugno 1935. Entrambi. Una coincidenza che diventa destino, quando si incontrano e nasce un amore, e un artista. Noti come Christo e Jeanne-Claude, nome d’arte inscindibile, sono tra i maggiori rappresentanti della Land Art, Arte Ambientale. È un’arte contemporanea che si immischia con il paesaggio naturale, quello soprattutto incontaminato dall’uomo, in deserti, laghi salati, rapidi fiumi e praterie, e lo fa cornice di installazioni monumentali. Arte fuori dagli spazi istituzionali, freddi e asettici, che deve restituire nuova forza al rapporto uomo-natura. Concepita come arte di paesaggio, in parte deve al paesaggio il suo fascino. Giochi di luce, riflessi, variazione dei colori nei diversi momenti della giornata, palcoscenico Sublime, prospettive che mozzano il fiato. La bellezza sta nell’incompiutezza, e nel continuo suo divenire. È una lotta contro i Titani, con e contro la Natura, di uomini piccoli, con piccoli mezzi giganteschi per loro. Per gli spiriti emotivamente instabili, è facile innescare la Sindrome di Stendhal.

Questo è il solco in cui si inserisce The Floating Piers, i pontili galleggianti sul lago d’Iseo, che collegano Sulzano, sulla terraferma, a Monte Isola, poi all’isoletta di San Paolo, e ritorno. L’installazione artistica è stata realizzata nella primavera del 2016 e sarà aperta al pubblico e camminabile dal 18 giugno al 3 luglio. Il periodo di fruizione è più lungo di quelli usuali concessi dall’artista, di solito di qualche giorno.
Dietro alla passerella che fa camminare sulle acque, c’è un lavoro titanico. Il primo assenso alla realizzazione dell’opera arriva nell’estate 2014 dalla famiglia Beretta, proprietaria dell’isola di San Paolo, che promuove anche il progetto presso le autorità locali. Seguono questioni tecniche e prove di strutture e materiali su acque diverse, dalla Germania alla Bulgaria. I pezzi in polietilene che lo compongono sono stati realizzati da aziende italiane. I cubi sono dotati di anelli, in cui si inseriscono pioli in polietilene, che li tengono tutti uniti. Un puzzle di pezzi grossi. In gennaio sono stati posizionati 190 blocchi di calcestruzzo sul fondo del lago, per l’ancoraggio. I blocchi sono collegati agli elementi fluttuanti tramite funi in polietilene. Il 3 giugno 2016, alle 18.30, è stato posato l’ultimo blocco. L’immensa opera ingegneristica è poi stata coperta con un tessuto di feltro giallo brillante, che si allunga anche tra le vie pedonali di Sulzano e Monte Isola. Le passerelle sono larghe 16 metri e alte 35 centimetri. Tre chilometri sono sull’acqua, e a questi si aggiunge un chilometro e mezzo percorribile sulla terraferma.

Christo e Jeanne-Claude avevano già proposto un progetto di pontili galleggianti in altre sedi. In Argentina, sul delta del Rio de la Plata, nel 1969. Nel 1996 in Giappone, a collegare l’Odaiba Park a due isole artificiali nella baia di Tokyo. Ma i progetti languivano e le autorizzazioni tardavano ad arrivare. Dopo aver vagliato diverse possibilità, la scelta ricade sul lago d’Iseo. Per Christo è un riapprodare alle installazioni di larga scala, dopo The Gates del 2005, e dopo la scomparsa di Jeanne-Claude nel 2009.

Ritornano delle costanti delle opere di Christo. La realizzazione del progetto è stata interamente a spese dell’artista, e fondata sui proventi derivati dalla vendita dei suoi bozzetti. Christo e Jeanne-Claude hanno sempre rifiutato sponsorizzazioni, sussidi. I materiali utilizzati erano materiali esistenti, non è stato richiesto il brevetto di nuovi. Il personale è stipendiato, senza eccezione. Non sono ammessi volontari. Tutta la materia prima impiegata verrà poi rimossa, e riciclata. L’ingresso è libero, senza possibilità di prenotazione. L’opera è aperta 24 ore su 24, condizioni meteorologiche permettendo (il giorno dell’inaugurazione è stata evacuata causa pioggia intensa).

Alla base delle opere dei due artisti sta l’impacchettamento. Celare per evidenziare, è il principio. Abituati ad un certo tipo di paesaggio, e agli elementi dello stesso disposti sempre nello stesso modo, incartando un pezzo del puzzle si genera un effetto perturbante. Straniante, o perlomeno destabilizzante. Lo spettatore è decontestualizzato, tirato fuori da una realtà a cui è abituato, fermato a riflettere su di essa. L’opera aliena, e per un attimo dà la possibilità di vedere con occhi diversi, da una prospettiva diversa, estranea, non assuefatta.

Dopo l’impacchettamento di barili (Colonia), fontane e torri medievali (Spoleto), il primo edificio pubblico ad essere impacchettato fu il museo d’arte Kunsthalle a Berna, in Svizzera. Poi anche il Museo d’Arte Contemporanea a Chicago, monumenti come la statua di re Vittorio Emanuele II e quella di Leonardo da Vinci a Milano. Gli artisti hanno tirato una tenda di tessuto tra le valli del Colorado, e eretto una staccionata di telo di quasi 40 chilometri in California. Hanno imbustato il Reichstag e il Pont Neuf a Parigi. Tra le opere acquatiche a precedere The Floating Piers ci sono state Sorrounded Islands, isole della Florida interamente circondate da metri di tessuto galleggiante rosa, Ocean Front , Newport, Rhode Island, che ha coperto per 18 giorni parte della costa della baia, e relative acque, con un tessuto galleggiante in polipropilene.

Le opere di Christo e Jeanne-Claude sono da vivere e sperimentare. Valorizzano momentaneamente il paesaggio naturale che le circonda e amplificano le sensazioni che restituisce. Sono da esperire al ritmo lento della natura, e da assaporare nelle variazioni di luce e ombra e foschia e temperatura. Il principio è ripetitivo, ma è sulla sensazione che si gioca. E per questo, è la natura la principale protagonista della storia, e l’opera dell’uomo può solo esaltarla. È un andare controcorrente a tutti quelli che invece la imbruttiscono, la imbrattano, la prosciugano delle sue linfe vitali. È un discutere sul rapporto uomo-ambiente. È una missione quasi, che nelle singole rappresentazioni deve vedere piccoli tasselli di un percorso più ambizioso.

E poi c’è l’intervallo. Il tempo sospeso, il riabituarsi alle attese, facendole momenti pregni e non ansiosi di arrivare a qualcosa. C’è il risvegliare i silenzi e i vuoti. C’è il ritrovarsi pieni di sensazioni, senza pensare alle parole per descriverle, o alle teorie per psicanalizzarle.
Purtroppo però, considerata la fiumana inarginabile di visitatori prevista per le due settimane, sarà abbastanza difficile godersi silenzi e vuoti sulla passerella. Una soluzione di rispetto potrebbe essere di esperirla in piena notte, quando lo scalpiccio dei febbrili guardoni è solo un eco della giornata.



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