«È il mio corpo che cambia, nella forma e nel colore, è in trasformazione», cantavano nel 1999 i Litfiba ne Il mio corpo che cambia, brano divenuto un grande classico della musica italiana.
Se ci si ferma a chiedersi perché il brano dei Litfiba sia diventato così iconico con il tempo e abbia affascinato generazioni di ascoltatori, la risposta appare chiara: il corpo è il veicolo primario dell’esperienza per ogni essere umano.
È il corpo che dà ad ogni persona la possibilità di sperimentare il mondo, di viverlo. Ciò che ci rende umani non è solo il pensiero, ma anche il mondo in cui usiamo il nostro corpo come tramite per comprendere ciò che ci circonda, per metabolizzarlo e, qualora volessimo, modificarlo in base alle nostre esigenze, ai nostri bisogni, ai nostri desideri.
Il corpo come materia modellabile
Il corpo è, quindi, materia plasmabile e modellabile; non possiamo intenderlo né come un oggetto, né come un soggetto, nel senso che non è né totalmente immutabile come materia inanimata, né come un soggetto di potere, che sceglie e determina la nostra vita al di là della nostra volontà.
Perché, appunto, se la nostra vita fosse determinata solo e soltanto in funzione del corpo, agiremmo per istinto e saremmo assimilabili a tutti gli altri animali. Sappiamo benissimo, però, che così non è, perché in realtà il nostro corpo è espressione viva e in mutazione dei nostri desideri, dei nostri bisogni.
Il corpo in relazione attiva
Inoltre, il corpo è materia relazionale, è attivo e agisce nell’attivismo, nel cambiamento innescato dalla relazione con se stessi e con gli altri. Il corpo, come sostanza viva, risente ovviamente dei condizionamenti socio-culturali.
Come sottolinea Judith Butler in Questione di genere – Il femminismo e la sovversione dell’identità (Editori Laterza, 2016, 150):
(…) la legge richiede che ci si conformi alla…