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Elezione del Presidente della Repubblica: a che punto siamo

Il 24 gennaio inizieranno le votazioni per il nuovo Presidente della Repubblica. Alla vigilia, la situazione sembra assai intricata. Ma quali sono gli scenari più plausibili?

14 minuti di lettura

Manca solo una settimana all’inizio della fine di quella che, comunemente, si definisce la “partita del Quirinale”. L’elezione di un Presidente della Repubblica non è mai stata una situazione facile da risolvere, ma questa volta, con la situazione pandemica e la strana composizione del governo di maggioranza, il gioco rischia di essere ancora più complesso. E soprattutto rischioso. Vediamo insieme quali sono gli scenari più plausibili per l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica.

L’inizio ufficiale dell’elezione del Presidente della Repubblica

Il 24 gennaio avrà luogo la prima seduta di voto. Il Parlamento è stato convocato dal presidente della Camera, Roberto Fico. Come si stanno comportando i partiti e quali sono dunque i nomi in ballo? 

L’attuale governo di maggioranza ha come premier Mario Draghi, ed è sostenuto da un ampio consenso, che tiene insieme partiti anche ideologicamente molto distanti tra loro. Movimento 5 Stelle, Lega, Partito Democratico, Italia Viva, Forza Italia e la parte che forma il cosiddetto “gruppo misto“, un insieme di parlamentari che non appartengono a un partito ben definito e che dunque non seguono un indirizzo politico comune.

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Questa maggioranza non è una maggioranza spontanea. Essa è il frutto di una crisi che ha dettato la necessità di mostrare stabilità di governo e un’unione di forze che, normalmente, non considererebbero nemmeno l’idea di condividere il ruolo di guida del Paese. È per questa stessa ragione che risulta difficile da credere che si possano accordare su un nome unico per il Presidente della Repubblica.

Un occhio oltre il Quirinale

Inoltre la partita del Quirinale non riguarda solo quello che accadrà in seguito alle votazioni. I politici sanno cosa c’è alle porte: il quadro delle elezioni del (forse) 2023. Oltre a dare un vero e proprio segnale politico con la scelta di tale o talaltro candidato Presidente della Repubblica, in certi casi, la decisione finale potrebbe portarli alle elezioni anticipate. Sognate da alcuni e temute da altri, le elezioni anticipate sono lo spettro che si nasconde dietro al volto dell’unica figura che potrebbe davvero avere i voti necessari per essere eletto al Colle al primo scrutinio: Mario Draghi.

Mario Draghi è il nome più semplice e più complicato che si potrebbe udire nell’aula di Palazzo Montecitorio. È colui che tiene legati i nodi che uniscono i diversi partiti oggi al governo. È un nome che, nel rispetto della coerenza, potrebbe far trovare un accordo a coloro che sono a capo di questi nodi. Definito dal The Economist come l’uomo che ha migliorato la politica italiana nel 2021, è anche il motivo per cui la rivista ha premiato l’Italia come paese dell’anno nel 2021.

Mario Draghi Presidente della Repubblica
Mario Draghi

Dal punto di vista della politica internazionale e dei mercati, il nome di Draghi al Quirinale potrebbe contribuire a rafforzare la credibilità delle istituzioni e della politica italiana. Tutto ciò avrebbe conseguenze positive anche in tema di spread, ovvero il divario tra il tasso d’interesse italiano e quello tedesco, che funge da titolo di riferimento. Il premier, dal canto suo, non si era mai espresso in modo diretto sul tema, fino alla conferenza stampa di fine 2021, dove si è dichiarato «Un uomo, o meglio un nonno, al servizio delle istituzioni». Da questa dichiarazione, trapela la disponibilità del Premier a ricoprire il ruolo, nel caso venisse scelto dai partiti.

Un nuovo problema

Ma se Draghi cambia poltrona, qualcun altro deve prendere il suo posto a Palazzo Chigi, ed è su questo punto che si fanno i calcoli. Le possibilità sono due. La prima è che il nuovo presidente nomini un primo ministro che dovrà però poi ricevere la fiducia dal Parlamento. La seconda, in caso del fallimento della prima, è il ricorso a elezioni anticipate. In questa eventualità i partiti sanno che non si replicheranno gli schemi presenti oggi in aula. Innanzitutto, in seguito all’approvazione del Referendum del 2020 sul taglio dei parlamentari, il numero passerà da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori. A questo si aggiunge il fatto che le preferenze dell’elettorato all’interno del Paese sono molto cambiate.

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Allo stato attuale il partito che detiene più seggi è il Movimento 5 Stelle. Alle elezioni del 2018 i consensi avevano addirittura superato il 32%, mentre ora, secondo i sondaggi, non arrivano a toccare il 15%. Il fenomeno opposto si può vedere con Fratelli d’Italia, che nella scorsa tornata elettorale arrivava a malapena al 5%, mentre oggi toccherebbe picchi del 20%. 

Da questo quadro, potrebbe sembrare chiaro che il tornaconto maggiore a un cambio di governo lo avrebbe chi, ora, è favorito nei sondaggi. C’è però da tenere conto di un fattore importante. Il periodo che corre è ancora un periodo di crisi ed è più facile restare all’opposizione, piuttosto che prendere le redini del governo e rischiare di cadere. Questa ipotesi della posizione di vantaggio è in parte constatabile proprio con l’incremento dei consensi che Fratelli d’Italia ha avuto negli ultimi due anni, mantenendosi come unico partito all’opposizione.

Quali i candidati Presidente della Repubblica davvero in gioco?

In effetti, nessuno tra Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia sembra sostenere la candidatura di Draghi. Tra i primi non emerge un identikit chiaro su chi vorrebbero come Presidente della Repubblica. Le anime del movimento sono molto variegate, quasi da poterlo ormai definire il nuovo gruppo misto. Il capo del partito, Giuseppe Conte, ha fatto presente che sarebbe favorevole al nome di “una donna”. La risposta è una sorta di “paracadute”.

È vero che in Italia fino ad ora non ci sono mai state donne nelle vesti di Presidente della Repubblica o di Presidente del Consiglio. D’altra parte si pone come proposta sterile perché non accompagnata da un nome concreto. Qualche voce ipotizzava inizialmente Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato, che sembrava essere già da tempo preparata all’uscita del suo nome. Durante gli ultimi tempi Casellati sembrava infatti riprendere, in un certo senso, le orme di Mattarella. Un’altra proposta possibile è quella di Marta Cartabia, attuale Ministro della Giustizia. Proprio perché facente parte del governo Draghi, potrebbe riuscire a raccogliere il numero di consensi necessari per essere eletta da una maggioranza abbastanza ampia. Come quella del governo in carica, appunto. 

Avere, per la prima volta, un volto femminile a capo dello Stato potrebbe dare un segnale forte all’Italia. Bisogna però tenere conto del come e del quando questa elezione possa avvenire. Se infatti questo nome raggiungesse il quorum alla quarta o quinta votazione, quando la soglia si abbassa, e come conseguenza dell’incapacità dei partiti di mettersi d’accordo, l’impatto sarebbe molto più debole del previsto.

Un candidato particolare

C’è poi un altro candidato che sembra avere già certa la base dei voti che può raccogliere, ed è Silvio Berlusconi. È sicuramente il candidato più discusso, alcune testate giornalistiche hanno addirittura creato due campagne di raccolte firme, pro e contro la sua candidatura. Altri si chiedono se questo continuo parlare di lui non sia proprio una delle ragioni di questa ostentata e plateale dichiarazione di voler diventare Presidente della Repubblica.

Silvio Berlusconi

Il punto è che, a differenza di altri nomi, ha alle spalle un gruppo di partiti che, a parole, si mostrano pronti a votare per lui. Il gruppo è quello del centrodestra, che comprende Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e altre formazioni minori. I tre partiti principali, negli ultimi tempi, non sono mai parsi così coesi come lo sono per questo obiettivo. Partendo dal fatto che i primi sono al governo e l’ultimo all’opposizione, soprattutto tra Lega e Fratelli d’Italia ci sono state spesso polemiche e tensioni. Forza Italia, invece, sembrava prendere una certa distanza dagli altri due, mostrandosi spesso un partito più moderato e accondiscendente con le decisioni prese dal governo. Se all’inizio poteva sembrare incerta, la candidatura di Berlusconi è ora ufficiale. Caratterizzata da tutti i connotati tipici di una campagna elettorale, tratto che la rende ancora più insolita, è probabilmente una delle più sfrenate candidature avute fino ad ora per il Quirinale.

Uno dei problemi su questo fronte potrebbe essere il fatto che normalmente il Presidente della Repubblica simboleggia l’unità del Paese. E se c’è un tema divisivo tra l’opinione pubblica è proprio la figura di Berlusconi. Anche in questo caso, la partita potrebbe vincerla in una delle votazioni che seguono la terza, nella quale la soglia per l’elezione è inferiore.

L’operazione di Berlusconi passa anche attraverso il tentativo di guadagnarsi altri voti, provenienti soprattutto dal gruppo misto. Attraverso chiamate personali, il “Cavaliere”, si presenta e tenta, con una parola giusta, di aggiungere un “+1” sulla lista dei voti sicuri da avere. Il risultato su questo nome, complice la pressione e il continuo diffondersi di notizie in merito, è una delle più attese.

E il Mattarella bis?

Infine, c’è un ultimo nome da considerare, che segue la via opposta di quella intrapresa da Berlusconi. È il Presidente in carica, Sergio Mattarella. Il Presidente ha più volte ribadito di non essere intenzionato a svolgere un secondo mandato, e ha velatamente mandato segnali della fine del suo operato al servizio dello Stato. Ha mostrato le chiavi del nuovo appartamento acquistato a Roma, salutando quindi implicitamente il Quirinale

Presidente della Repubblica
Sergio Mattarella

Mattarella è però stato un capo di Stato di alto livello, ha saputo unire il Paese ed è sempre intervenuto con parole adatte anche nelle situazioni più difficili. È uno dei nomi in grado di assicurare e riportare stabilità e su questo le prove sono certe. I partiti troverebbero sicuramente un punto d’incontro rieleggendolo, ma dimostrerebbero la loro debolezza nel non essere stati in grado di rispettare le volontà di un uomo che ha svolto il suo compito, facendo del rispetto il cardine della sua presidenza. Nonostante ciò, una volta eletti, rifiutare è difficile, e in questo caso lo sarebbe ancora di più, perché significherebbe rifiutare una richiesta disperata da parte dei partiti.

I nomi sono tanti, e le conseguenze alle quali condurrebbero, tutte molto diverse  Ci sono molte carte nascoste dietro al gioco dell’elezione del Presidente della Repubblica. Il 24 gennaio è vicino e le scoprirà tutte.

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Ilaria Raggi

20 anni, studentessa di scienze politiche sociali ed internazionali. Nata con il mare sotto i piedi, ora mi accontento dei colli bolognesi. Se mi siedo o mi riposo c'è qualcosa che non va. John Steinbeck, il cinema e la scrittura sono il mio Sacro Graal, per il resto condisco la mia vita un po' di curcuma alla volta. Vivo di sarcasmo e politica internazionale, fortunatamente il periodo in cui sono nata mi permette di non dover mai scegliere l'uno o l'altro.

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