Ogni cosa ha un limite: di infinito, per dirla con Albert Einstein, ci sono solo l’universo e la stupidità degli uomini. Ma c’è anche un’altra cosa che pare non avere un limite, ammesso che non possa essere fatta ricadere nella categoria “stupidità degli uomini”: l’ipocrisia che inquina il regno di internet.
Già una volta il nostro sito è stato mirino di questi ipocriti padroni del web. Accadde qualche mese fa, quando Google ci “chiese” (leggesi “intimò”) di rimuovere alcuni nudi artistici da un nostro articolo. Obbedimmo, anche perché, ça va sans dire, Google è troppo forte e potente per poterlo combattere. Ci limitammo a lanciare l’hashtag #LiberArte, creando una piccola campagna che durò qualche giorno. E, va da sé, senza sortire effetto alcuno. Il nostro scopo, comunque, era ricordare al potente motore di ricerca che i nudi artistici non sono «un contenuto per adulti». Anche perché, paradossalmente, quelle stesse opere si possono trovare, non censurate, su Google Immagini. Sembrerebbe, quindi, che la censura valga per gli altri, ma non per se stessi.
Oggi è successo un episodio analogo, dove però il protagonista è Facebook. Sì, Facebook, quella cosa senza la quale oggi non si è praticamente nessuno e grazie a cui verosimilmente anche tu sei giunto a questo articolo. Intorno alle 13 è arrivata la minaccia: rimuovi questo post o non ti facciamo continuare ad usare il tuo account personale. Il post in questione è stato pubblicato sulla pagina di A luci spente., la rubrica del nostro giornale dedicata all’erotismo, e si tratta di uno scatto di Pascal Baetens.
Ora, si potrebbe capire ciò se Facebook fosse gestito dalla Compagnia di Gesù e censurasse qualsiasi cosa che possa anche solo essere tacciata di impudicizia. Invece Facebook non è gestito da nessuna congrega religiosa e al suo interno si possono trovare gli scatti in tutte le pose delle Messaline dei giorni nostri, pose che spesso e volentieri lasciano ben poco all’immaginazione. Non si sta facendo una crociata contro questi scatti, per carità. Ma se tali foto in tali pose possono stare su Facebook, non si capisce proprio perché non vi possa stare invece un nudo artistico.
Certo, le nostre Messaline odierne difficilmente sono completamente senza veli, e ci mancherebbe. Eppure, nonostante i vestiti – comunque succinti -, all’immaginazione rimane ben poco spazio. Una delle caratteristiche dell’erotismo (che differisce dalla pornografia proprio su questo punto) invece è di mostrare e insieme non mostrare, dire e insieme non dire. Insomma, l’immaginazione non solo deve lavorare, ma è pure stimolata a farlo.
Evidentemente la cosiddetta società delle immagini all’interno di cui viviamo ora non sa cosa farsene di un’opera d’arte che richieda un qualsiasi processo mentale di rielaborazione delle informazioni raccolte dalla vista. Tutto si è ridotto a consumo, tutto deve essere immediatamente fruito, anche il corpo umano nella sua stupefacente bellezza nuda.
[…] di ricamare sopra la protesta di poche persone, quando poche ore dopo, con un curioso tempismo, Facebook ci ha fornito un nuovo spunto di riflessione. A questo punto non si può più invocare l’innocenza violata dei bambini perché, almeno […]