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beckett giorni felici

«Nessun uomo è un’isola», a meno che non lo scriva Beckett

dalla newsletter n. 17 - Maggio 2022 di Frammenti Rivista

9 minuti di lettura

«Nessun uomo è un’isola»: non suona nuova questa citazione per chiunque abbia avuto la fortuna di imbattersi in una pubblicità in televisione (evento rarissimo oggigiorno). La frase è in realtà estrapolata da un sermone di John Donne.

Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, l’Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te

John Donne, meditazione XVII

Queste righe emanano speranza, volontà di considerare l’umanità come una sola e indivisibile. «Nessun uomo è un’isola» perché viene completato solo attraverso la relazione che ha con gli altri esseri umani. Questa visione dell’umanità oggi verrebbe spontaneo definirla ingenua, ma per quale motivo? John Donne è vissuto tra il 1572 e il 1631, sarà sicuramente stato testimone di alcuni conflitti, ma non di quelli mondiali.

Immerso nella Storia

Coloro che tendono a vedere il bicchiere mezzo pieno non troverebbero nulla di sbagliato nella speranza di John Donne; Samuel Beckett non è uno di quelli. L’autore dublinese ha vissuto entrambi i conflitti mondiali, combattendo durante il secondo. Dunque parlare di uomo come isola in Beckett significa parlare di una ben precisa concezione: l’umanità che è stata colpevole di atrocità impensabili o che non le ha denunciate.

Nei suoi testi Samuel Beckett elimina qualsiasi proposito: in Aspettando Godot la trama è del tutto assente, ne L’ultimo nastro di Krapp è il dialogo ad avere la peggio e così si arriva poi a Giorni felici in cui dialogo, trama e movimento scenico non esistono più.

Marialuce Giardini

Diplomata al liceo classico, decide che la sua strada sarà fare teatro, in qualsiasi forma e modo le sarà possibile.
Segue corsi di regia e laboratori di recitazione tra Milano e Monza.
Si è laureata in Scienze dei Beni Culturali nel 2021

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