Fino al 9 luglio 2022 l’Instituto Cervantes di Roma, situato nella suggestiva sede di Piazza Navona, presenta la mostra monografica dedicata al pittore di San Sebastian Gonzalo Chillida (1926-2008), incisivo rappresentante della scena pittorica basca contemporanea. L’esposizione, curata dalla figlia dell’artista, Alicia Chillida, e promossa da Miguel Zugaza, Direttore del Museo di Belle Arti di Bilbao, dal quale proviene il nucleo espositivo principale, è approdata a Roma dopo una parentesi parigina da novembre 2021 a febbraio 2022 e proseguirà a Tokyo da luglio a ottobre 2022, per poi fare ritorno a Bilbao nel 2023.
La mostra presenta un corpus espositivo eterogeno: 34 quadri, 10 litografie realizzate negli anni 70 per il libro di Juan Ramon Jimenez, El nuevo mar (Il nuovo mare), e una selezione di fotografie e collages proventi dalla collezione di famiglia e da collezioni private e pubbliche, che coprono un arco temporale di oltre cinquant’anni, dal 1950 al 2007, a cui si aggiunge il documentario La idea del Norte, diretto nel 2016 dalla curatrice e da Benito Macìas, che aggiunge un importante tassello alla ricostruzione dell’iter artistico e creativo del pittore. A partire dai materiali archivistici – film super 8 e fotografie originali – il documentario, della durata di 40 minuti, ci introduce nel mondo privato di Chillida attraverso le testimonianze di persone a lui legate, mostrando i luoghi in cui ha vissuto e lavorato e illustrando il suo modus operandi caratterizzato da un’attenta osservazione dei suoi elementi prediletti, sabbia, mare, cielo, boschi, magistralmente riprodotti attraverso i suoi dipinti e le sue fotografie.
La mostra racconta la transizione dell’artista dal figurativismo delle opere degli esordi, caratterizzati dallo studio dei grandi maestri della cultura figurativa spagnola, come Francisco de Zurbaràn e Francisco Goya, esposti nel Museo del Prado di Madrid, alle forme dell’Astrattismo geometrico e del Post-cubismo, a cui approda nei primi anni 50 dopo il felice periodo di formazione a Parigi, dove entra in contatto con le sperimentazioni di artisti come George Braque e Pablo Palazuelo, che avranno un ruolo importante nel delinearsi del suo linguaggio artistico.
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Nel 1953, dopo aver fatto ritorno a San Sebastian, Chillida inizia a rivolgere l’attenzione al paesaggio castigliano, orientandosi verso la rappresentazione della sua terra della quale coglie le atmosfere vibranti date dal continuo confondersi di mare e cielo, che diventeranno protagonisti indiscussi delle sue opere, insieme alla sabbia, materia spesso marginale e periferica, indagata da Chillida a partire dagli anni 60 insieme ai fossili e ai minerali, studiati come strumento per comprendere la preistoria basca, uno dei grandi interessi dell’artista.
Tra le opere in mostra spiccano anche alcune fotografie del sito archeologico etrusco di Cerveteri, a testimoniare il legame speciale di Chillida con l’Italia. In occasione di una delle sue prime esposizioni all’Accademia di Spagna a Roma nel 1955, infatti, il pittore aveva avuto modo di vistare le necropoli etrusche, spinto dalla grande passione per l’archeologia.
Il visitatore della mostra potrà immergersi nell’atmosfera smaterializzata di paesaggi sospesi nel tempo, apprezzando la pennellata sfumata in un continuum di variazioni cromatiche ed effetti luministici che conferiscono ai dipinti una dimensione sospesa tra astrazione lirica e metafisica.
«La sua pittura è al limite, dove quello che si vede è definitivamente quello che trascende»
Francisco Calvo Serraller
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