La Sardegna, che negli anni è riuscita a preservare la sua forte identità culturale grazie anche alla sua natura di isola, è universalmente nota per le acque cristalline, la ricca vegetazione e le tradizioni ancestrali.
Un elemento relativamente nuovo nel quale si riflettono tradizioni e folklore sardi è la street art, che ha invaso i borghi storici a partire dai tumultuosi anni Sessanta, promovendo un nuovo tipo di turismo più economico e lento, non legato necessariamente all’alta stagione. Da San Sperate, in provincia di Cagliari, pioniera della rivoluzione muralista grazie all’arte di Pinuccio Sciola, passando per Orgosolo in Barbagia, fino al museo a cielo aperto di Onanì, immergiamoci in un itinerario non canonico della Sardegna, alla scoperta delle sue tradizioni e della sua anima più ribelle.
L’arte di Pinuccio Sciola a San Sperate
La storia del muralismo in Sardegna è strettamente intrecciata alle grandi trasformazioni sociali e culturali innescate dal Sessantotto, anno in cui l’artista Pinuccio Sciola, dopo un entusiasmante periodo all’estero, rientra in Sardegna nel borgo natale di San Sperate, con il desiderio di portare un po’ di novità e arte anche nella sua terra natale. Fortemente ispirato dal periodo di formazione in Spagna, dove ebbe modo di studiare la pittura rupestre delle grotte di Altamira, Pinuccio Sciola e un gruppo di amici trasformarono San Sperate in un’officina creativa, stimolando la partecipazione attiva dei compaesani, incuriositi dalla ventata internazionale portata dal giovane artista. I primi murales, di soggetto polit…