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Un romanzo a immagini per entrare nel mondo di Hokusai

7 minuti di lettura

Hokusai Katsushika nasce nel 1760 a Honjo. La sua vita è complicata: viene dato in adozione all’età di appena quattro anni, poiché la sua famiglia d’origine era povera. La vera svolta artistica per lui arriva quando, ad appena diciotto anni, diventa allievo di Katsukawa Shunsho, il creatore della famosa Scuola Katsukawa, grazie al suo stile particolare e unico nel suo genere.

Hokusai è famoso principalmente per l’opera La grande onda di Kanagawa, conosciuta anche come Tsunami. La particolarità è la tecnica che usa: l”ukiyo-e, ovvero immagine del mondo fluttuante. La stampa artistica giapponese su carta impressa tramite matrici di legno. WoM Edizioni ha pubblicato il libro Cento vedute del Monte Fuji (acquista), un romanzo a immagini a cura di Fumiko Tanaka e Matteo Pinna che mostra vari disegni di Hokusai, grazie ai quali possiamo entrare nel mondo di questo artista.

Hokusai e le Cento vedute del Monte Fuji
La grande onda di Kanagawa.

L’ehon: raccontare in immagini Hokusai e il Monte Fuji

Come spiega l’introduzione, l’opera è strutturata come un ehon, un libro di immagini che è un genere usatissimo in Giappone. Non ritroviamo note o lunghe spiegazioni, ma “solo” i disegni dell’autore. Hokusai si mostra nella sua verità e profondità, e ciò che emerge è uno stretto legame con la natura e con la tradizione del Giappone.

Lo stesso Monte Fuji è per il Giappone un simbolo fondamentale, con valenza storica, artistica e anche religiosa. Infatti, è una delle tre montagne sacre (le altre sono il monte Tate e il monte Haku), tappa del pellegrinaggio degli shintoisti e anche un bene protetto dall’UNESCO. Sono innumerevoli le opere di carattere artistico che citano o ritraggono il Monte Fuji, ad esempio uno degli anime movie del manga Detective Conan, in italiano conosciuto come Trappola di cristallo. In questo film vediamo un pittore che acquista una casa con vista sul Monte, così da poterlo dipingere ogni volta che vuole senza doversi avvicinare, non essendo più in grado a causa dell’età.

Il suo amore per il Monte Fuji diventa movente per una serie di omicidi: rimane sconvolto dal fatto che siano stati costruiti due grattacieli che rovinano la visuale del Monte, spaccandolo di fatto a metà. Pertanto, decide di punire i responsabili. Il desiderio di dipingerlo lo conduce addirittura all’omicidio. Hokusai probabilmente aveva la stessa affezione per questo luogo così importante per i giapponesi, ricco di simbologia e bellezza.

Hokusai dipinge il Monte Fuji in mille sfumature

I vari disegni di Hokusai mostrano la bellezza del Monte Fuji in diversi contesti. Anche se a volte può sembrare un semplice sfondo, in realtà la sua presenza non è mai marginale. La sua imponenza si manifesta costantemente, anche quando ritroviamo giapponesi intenti in azioni particolari che appaiono in primo piano, varie e tutte però costruttive: riguardano il creare abitazioni, coltivare, procurarsi cibo. Il rapporto tra uomo e ambiente è sempre mostrato. Continuamente sono legati al Monte altri elementi della natura: piante, uccelli di varie specie, fiori. Tuttavia, si ritrovano anche tantissimi elementi umani: lo vediamo coperto da una rete da pesca in prospettiva, ammiriamo la sua cima che spunta da una ponte, osservato da una villa, da un villaggio, ecc.

Vi sono disegni in cui il Monte Fuji apparentemente non risulta disegnato, eppure c’è. Ad esempio Il fuji nella tazza, in cui troviamo un uomo seduto sotto un albero con una tazza in mano. Lì dentro si trova proprio il Monte, che anche nell’anime movie citato poc’anzi è simboleggiato da una tazza giapponese. La prova che la grandezza della natura si ritrova in ogni gesto, in ogni momento. Osservare i disegni di Hokusai è come fare un viaggio in Giappone nella sua più profonda e simbolica verità.

Hokusai e le Cento vedute del Monte Fuji
Il Monte Fuji.

La fragilità dell’uomo e la meraviglia della natura

La vera protagonista delle cento vedute di Hokusai è in realtà sempre la natura. Come è stato osservato per La grande onda di Kanagawa, la straordinarietà del lavoro riguarda la contrapposizione tra l’imponenza della visione naturale e la caducità della vita. Nelle onde possiamo distinguere il Monte Fuji, che sta anche sullo sfondo. Il brillante uso della prospettiva (una delle caratteristiche che legano l’opera anche alla tecnica occidentale) contribuisce a costruire una forte angoscia. Secondo Christine Guth l’onda potrebbe rappresentare perfino la paura del Giappone di interferenze straniere.

Già da questo si coglie non solo la costante presenza del Monte Fuji e del mare nelle opere di Hokusai, ma anche il suo desiderio di rappresentarli in diversi modi. Nello stesso quadro come nelle varie vedute si nota un continuo riflettere ed evolversi della sua arte attorno a elementi dipinti con le sfumature più disparate. Laddove per sfumature non si intende una varietà di cromie, ma un’evoluzione di concetti. In questo sta forse il confine fra fragilità umana e forza della natura. Infatti, l’onda ci divora, il Monte Fuji si erge più alto di noi, ma allo stesso tempo ci protegge e ci ispira e ci fa generare qualcosa di bello: l’arte.

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Silvia Argento

Nata ad Agrigento nel 1997, ha conseguito una laurea triennale in Lettere Moderne, una magistrale in Filologia Moderna e Italianistica e una seconda magistrale in Editoria e scrittura con lode. È docente di letteratura italiana e latina, scrittrice e redattrice per vari siti di divulgazione culturale e critica musicale. Ha pubblicato un saggio su Oscar Wilde e la raccolta di racconti «Dipinti, brevi storie di fragilità».

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