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Italo Calvino cinema

Quell’altro mondo che è il mondo

dalla newsletter n. 32 - ottobre 2023

21 minuti di lettura

Italo Calvino è ricordato come uno scrittore molto vicino al fantastico e molto poco incline a scrivere di sé, a offrire resoconti privati, a redigere autobiografie di alcun tipo. Ci sono due libri, però, pubblicati postumi, che sono delle raccolte di scritti di stampo autobiografico e saggistico: uno, Passaggi obbligati, era stato pensato da Italo Calvino stesso che, però, non fece in tempo a realizzarlo; l’altro, La strada di San Giovanni è curato dalla moglie Esther Calvino. In entrambi compare il saggio Autobiografia di uno spettatore scritto da Calvino nel 1974 in occasione della pubblicazione del libro di Federico Fellini Quattro film; il testo doveva essere una prefazione e quindi parlare del cinema di Fellini, a conti fatti, però, al tema sono riservate solo le poche pagine finali, il resto è dedicato a Italo Calvino stesso, al suo rapporto con il cinema e al suo pensiero personale su di esso.

Nel corso della sua vita e carriera Italo Calvino ha redatto molti testi dedicati al cinema, inizia a occuparsene negli anni Quaranta realizzando recensioni per giornali locali per poi passare a scriverne per l’Unità (per cui realizza uno dei suoi primi e più famosi reportage, quello sul set di Riso amaro di Giuseppe De Santis) e negli anni Cinquanta e Sessanta per Cinema Nuovo di Guido Aristarco. Autobiografia di uno spettatore, però, è il testo più completo ed esaustivo sul rapporto di Italo Calvino con il cinema: l’autore comincia raccontando la propria esperienza di amante del cinema da adolescente, approfondisce i film, o il genere di film, che ha sempre prediletto, si sofferma su attori e attrici, torna a parlare di sé e del suo essere spettatore e di ciò che riscontra di buono e cattivo nel cinema italiano, americano e francese.

Nel testo tocca tutte le tematiche fondamentali del suo pensiero sulla settima arte, la concezione del cinema come strumento di evasione e conoscenza, la caratteristica fondamentale della distanza, il ruolo dell’immagine e quindi della visibilità, il tutto sempre con un sottile e costante riferimento e confronto con la letteratura. Cinema e letteratura sono i due grandi amori di Italo Calvino, il cinema l’innamoramento della gioventù, la letteratura l’amore duraturo e stabile dell’età adulta. Sul rapporto e confronto tra cinema e letteratura egli non parla solo in Autobiografia di uno spettatore, si ritrovano stralci del suo pensiero anche in altri articoli saggistici o in recensioni, piccoli squarci di rivelazioni private. Si potrebbe, infatti, far partire il ragionamento da un altro testo cardine della produzione di Italo Calvino, quello sulla Visibilità, appartenente alle Lezioni americane del 1985-1986. Il testo si apre con la frase «La fantasia è un posto dove ci piove dentro», scritta a partire da un passo della Divina Commedia di Dante che sta a significare come sia sempre un’immagine il punto di partenza per l’invenzione di storie. Le immagini sono l’origine della sua narrazione, la sua invenzione parte da una singola figura combinata con altre e i diversi accostamenti e mescolanze danno vita alla storia.

Per questo Italo Calvino è stato e si è definito autore visivo. Distingue, però, due tipi di processi immaginativi: quello che parte dalla parola e arriva all’immagine visiva e quello che parte dall’immagine visiva e arriva all’espressione verbale. Il primo processo è quello che si attua nella lettura, l’altro quello si riscontra al cinema: le immagini cinematografiche sono state create da un regista a partire da un testo scritto, prima ha immaginato delle scene mentalmente e poi ha cercato di ricrearle. Per citare le parole dello stesso Italo Calvino contenute in Quattro domande sul cinema italiano poste su Cinema Nuovo nel 1961:

Raccontare in letteratura e raccontare in cinema sono operazioni che non hanno nulla in comune. Nel primo caso si tratta di evocare delle immagini precise con delle parole necessari…

Chiara Cazzaniga

Chiara Cazzaniga, amante dell'arte in ogni sua forma, cinema, libri, musica, fotografia e di tutto ciò che racconta qualcosa e regala emozioni.
È in perenne conflitto con la provincia in cui vive, nel frattempo sogna il rumore della città e ferma immagini accompagnandole a parole confuse.
Ha difficoltà a parlare chiaramente di sé e nelle foto non sorride mai.

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