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«Jérôme Bel» al Piccolo Teatro Studio Melato di Milano

Fino al 21 aprile in scena «Jérôme Bel» con la regia di Marco D'Agostin, uno spettacolo sulla vita e sulla carriera dell'omonimo coreografo francese che mette al centro la comunità e la relazione con il pubblico.

8 minuti di lettura

Il progetto «Sustainable Theatre?»

Dopo la prima tappa del progetto Sustainable Theatre? Spettacolo per chi vive in tempi di estinzione, al Piccolo Teatro Studio Melato di Milano va in scena Jérôme Bel con la regia di Marco D’Agostin. L’idea nasce dalla collaborazione della regista Katie Mitchell e dallo stesso Jérôme Bel.

Il progetto rientra nel più grande insieme di STAGES (Sustainable Theatre Alliance for a Green Environmental Shift) e ha come obiettivo quello di proporre un teatro che abbia il minor impatto ambientale possibile. Per questo motivo, le tournée non prevedono più lo spostamento delle compagnie, bensì delle idee dello spettacolo.

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Lo spettacolo a Parigi e a Milano

Nel 2021 Jérôme Bel ha portato a Parigi lo spettacolo omonimo mettendo in scena un grande schermo e una postazione, dalla quale raccontava e mostrava in video parti delle sue creazioni originali. 

A Milano, Marco D’Agostin attua un’operazione diversa e porta in scena le coreografie in live. Con la collaborazione della performer Chiara Bersani e di altri otto artisti professionisti e nove non professionisti, vanno in scena i frammenti delle coreografie di Jérôme Bel.

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«Ambiente», che vuol dire Comunità

L’obiettivo di STAGES è il perseguimento della “sostenibilità”, intesa non solo come efficientamento energetico, ma anche come adozione di buone pratiche di convivenza e relazione tra le persone.

Dal libretto di sala su www.piccoloteatro.eu

Lo spettacolo Jérôme Bel dunque, per questa natura del progetto non va solo a portare avanti un discorso di sostenibilità delle produzioni teatrali, ma anche l’idea per cui ciò che è sostenibile per l’ambiente lo è anche per l’uomo, in un’ottica di inclusione e partecipazione. L’aggettivo, infatti, può essere utilizzato per definire qualcosa che possa essere accolto, sostenuto, da chiunque, quali che siano i suoi limiti e abilità.

È significativa non solo la presenza di corpi diversi, sia in quantità che in qualità, ma anche quella di diversi gradi di professionalità. Coinvolgere artisti non professionisti, lavorare a stretto contatto con la Città crea un vero senso di comunità, di cui il pubblico stesso è partecipe.

Foto di Masiar Pasquali
Fonte: piccoloteatro.org

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Una vita raccontata e che racconta

Attraverso le diverse coreografie, qui in live e nella versione parigina in video, si attraversa la carriera e la vita del coreografo. Ovviamente questo non può che portare a riflettere sull’esistenza di tutti: dai performer agli spettatori e oltre.

Chiara Bersani è la prima a raccontare la carriera di Jérôme Bel, diventando lei stessa il coreografo. La soluzione scelta da Marco D’Agostin è vincente: leggere il testo non avrebbe avuto lo stesso effetto che ha invece la voce della performer che interpreta con chiarezza e precisione le parole del coreografo. Il cuore del lavoro rappresentato al Piccolo Teatro Studio Melato sta proprio in questo: prendersi a cuore e fare proprio qualcosa di non proprio, ma consegnato. Tutti gli interpreti hanno reso proprie le parti: nessuno “fa come qualcun altro”, ma prende ciò che ha visto nei video, lo imita – certo – ma lo sistema e adatta al proprio corpo, a sé.

I primi studi dell’autore riflettono sul grado zero della danza a partire dal danzatore che non solo è corpo ma è corpo critico e politico. I primi lavori, spiega, erano molto focalizzati sul far riflettere il pubblico, eliminando la parte emotiva e spettacolare. Anzi, Jérôme Bel critica aspramente la spettacolarità dell’industria teatrale.

Foto di Masiar Pasquali
Fonte: piccoloteatro.org

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Il Teatro vive e vivendo cresce

Se da un primo momento potrebbe sembrare che Jérôme Bel abbia delle idee molto rigide riguardo al suo lavoro poi piano piano insieme a noi scopre quanto la sua vita abbia influito sul suo lavoro. Solo in retrospettiva si rende conto che le emozioni alla fine hanno fatto parte del suo lavoro.

Alla domanda: «come può sopravvivere il Teatro di fronte ai nuovi media e – soprattutto – a internet?», dà una risposta, che però non è nostro compito comunicare. Ciò che si può aggiungere è che Jérôme Bel con questo spettacolo ha reso evidente quanto sia importante il cambiamento nelle arti. Ritornare sui propri passi, rileggere, osservare e ricredersi sono il cuore pulsante dell’arte performativa.

Il pubblico

Verrebbe quasi voglia di non dire più nulla, perché lo spettacolo Jérôme Bel è una sorpresa. Quello che potrebbe sembrare all’inizio un saggio rappresentato, una vera e propria conferenza, diventa una festa di colori e brillantini. Se prima si ha il coreografo come protagonista, alla fine è il gruppo ad essere al centro di tutto.

Jérôme Bel alla fine, attraverso la voce di Marco D’Agostin questa volta, dichiara di considerare uno spettacolo veramente concluso nel momento in cui è stato visto e commentato dal pubblico. Solo dopo questa operazione una performance può crescere e cambiare: perché è entrata in relazione.

E lo spettacolo Jérôme Bel al Piccolo Teatro Studio Melato ha fatto proprio questo.

Jérôme Bel al Piccolo Teatro Studio Melato dal 17 al 21 Aprile
da Jérôme Bel
testo, video, coreografie Jérôme Bel
regia Marco D’Agostin
con Chiara Bersani e Marco D’Agostin
e con (in ordine alfabetico) Caterina Basso, Marta Ciappina, Alessandra Cristiani, F. De Isabella, Alessandra De Santis, Stefano Roveda, Lucia Sauro, Pablo Tapia Leyton
con la partecipazione straordinaria di Chiara Borgia – Teatro alla Scala
e con (in ordine alfabetico) Alexia Bifulco, Livia Brambilla, Francesco Cigada, Nicoletta Pedraglio, Letizia Pepori, Dora Sabattini, Carlantonia Sassi, Angelica Schiavoni, Filippo Tuccimei, Ornella Vinci

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Marialuce Giardini

Diplomata al liceo classico, decide che la sua strada sarà fare teatro, in qualsiasi forma e modo le sarà possibile.
Segue corsi di regia e laboratori di recitazione tra Milano e Monza.
Si è laureata in Scienze dei Beni Culturali nel 2021

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