Davanti alle opere di John Currin sembra di essere in un anno imprecisato tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento. Sembra di guardare dallo spioncino di una porta, poi se si guarda più a fondo sembra di vedere un corpo che assomiglia più a un vaso pieno d’acqua che esplode, uno strano animale che prende vita, o ancora, un discorso a tu per tu con i canoni di bellezza della società.
John Currin, classe 1962, è tra gli artisti più apprezzati del nostro tempo. In lui convivono una tecnica sofisticata e una cultura figurativa ampia e in continuo dialogo. Le sue scene erotiche e i ritratti eleganti sono spudorati e spesso ironici.
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Per lo più sono dipinti in miniatura, Currin mostra e nasconde allo stesso tempo una conoscenza della storia dell’arte e un gusto del tutto raffinato nella composizione.
A volte invece lo dichiara apertamente, come nell’opera dal titolo Origin of the World (After Courbet) – 2008 e diventa un vero e proprio tributo a Coubert.
Forse non è un caso che l’arte di John Corrin viene esposta per la prima volta in uno spazio pubblico italiano nel 2016 al Museo Stefano Bardini di Firenze. È la prima mostra significativa dell’artista newyorkese in Italia.
John Currin: erotismo e critica alla società
Con ambientazioni mai banali e spesso tacitamente sarcastiche, e una selezione di temi che stilisticamente e graficamente richiamano anche riviste patinate e pornografiche, l’artista americano ha ridefinito la ritrattistica contemporanea.
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La sua interpretazione dell’erotismo femminile, e così anche della psicologia borghese americana, si rivela surreale, estremamente inquietante. Ma la sua critica è voluta, non è mai aggressiva né scontata, mai troppo vistosa.
Nudità e genitali sono ben in vista, le scene quotidiane e gli atti sessuali solitari o di gruppo si mischiano e vengono esibiti. Le sue figure sproporzionate o che accentua con una prospettiva distorta, come le espressioni dei volti, tutto sembra concorrere a modifica la rappresentazione rinascimentale ideale del corpo e del viso femminile. Sembra di entrare nei mondi di Mark Ryden, ma estremamente realistico, quasi palpabile.
I riferimenti non si limitano e entrano nel mondo della fotografia, con la sua miniatura è inevitabile il ricordo ad André Kertész e le sue donne deformate dalle superfici.
Le sue donne possono essere prospere (anche troppo) o l’esatto contrario. Tutto è troppo. Gli atti sessuali possono sembrare riempiti di una certa avidità, quasi voracità, ma in realtà, se si concentra lo sguardo su tutta la sua ricerca, John Currin questa sembra più sottolineare l’esagerata conseguenza della frigidità morale di una classe sociale plasmata dal lusso e dal consumismo.
Sicuramente un artista da seguire.
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