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La millenaria storia della cannabis

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Ammirata e odiata, esaltata e poi osteggiata: la cannabis è una pianta che attira su di sé attenzioni da millenni, sin da quando, nel Neolitico, cominciò ad essere coltivata in varie zone dell’Asia centrale.

Fibra resistente e duratura, a rendere celebre la cannabis (il cui nome comune è canapa) sono, però, soprattutto le caratteristiche stupefacenti delle sue piante femminili (marijuana) e della resina che esse producono (hashish). Ed è proprio per queste proprietà che la pianta si diffuse come medicina e strumento di meditazione e svago. Tracce del suo utilizzo sono state attestate presso diverse popolazioni: hindu, persiani, assiri, cinesi, traci. Talvolta tale uso è attestato da ritrovamenti archeologici, altre volte da storiografie o testi medici: ne è esempio il trattato farmacologico dell’imperatore cinese Shen Nung, che fa per la prima volta riferimento alla cannabis come medicina. La sua diffusione fu enorme grazie soprattutto alla possibilità di utilizzarla come materiale per realizzare corde, vele e altri utensili. Fu questo lo scopo principale che la rese nota in Europa, portando alla nascita di diversi centri di coltura, soprattutto in Italia: importanti centri di produzione furono Bologna e Ferrara, ma anche numerose più piccole città del sud Italia che fondarono per secoli la loro economia proprio sulla canapa.

In Europa

Pur essendo da sempre note le proprietà psicoattive della cannabis anche in Europa, un vero e proprio boom di utilizzo sotto tale profilo ci fu soltanto nell’Ottocento. A determinare questo fenomeno, secondo alcuni studiosi, fu un particolare interesse di Napoleone Bonaparte che ammirava la pianta per le sue proprietà antidolorifiche e che introdusse nel vecchio continente la varietà cannabis indica, i cui principi psicoattivi sono più forti. Nel 1840, lo psichiatra francese Jacques-Joseph Moreau provò su di sé gli effetti della cannabis e ne descrisse gli effetti in una relazione: a Parigi, per anni, non si parlò d’altro. Così, la cannabis divenne una moda, un mezzo di sublimazione della propria creatività: a farne utilizzo scrittori come Victor Hugo, Honoré de Balzac, Alexandre Dumas e Charles Baudelaire.

cannabis

In America

Non meno celebre era la cannabis nel nuovo continente: nella seconda metà del XVIII secolo, le piantagioni di canapa negli Stati Uniti erano circa 8300. La situazione cambiò radicalmente in pieno proibizionismo: è in questo periodo che nasce il termine marijuana, coniato probabilmente come parte di un lessico anti ispanico per le diverse dispute economiche con il vicino Messico.


Nel 1937, con il Marijuana Tax Act, ne fu vietata la coltivazione. A sostegno di questo provvedimento legislativo, vi erano miscredenze secondo cui il suo utilizzo da parte di messicani, afroamericani, filippini e artisti portasse disordini sociali, nonché conseguenze nefaste per la cultura, quali erano considerate la musica jazz o lo swing. Nello stesso periodo fu brevettato il nylon che sostituì l’utilizzo della canapa come fibra. Da allora, in una celere reazione a catena, la produzione della cannabis si attenuò gradualmente in tutto il mondo e, molto più bruscamente, si limitò il suo utilizzo come stupefacente. Terribile conseguenza, la scomparsa della cannabis come strumento terapeutico fino a un lento ritorno, sotto questo profilo, solo a partire dagli anni ‘70.

Pregiudizio e riscatto

Contemporaneamente alla scomparsa delle sue colture, nel corso del XX secolo, si è avuta anche una forte diffusione di ignoranza nei confronti della cannabis e dei suoi effetti psicoattivi. A livello legislativo per anni, anche in Italia, vi è stata una piena assimilazione alle altre droghe. Questa mancata differenziazione ha determinato lo sviluppo di pregiudizi immani legati al suo utilizzo che soltanto negli ultimi anni sembrano essersi un po’ attenuati. Il lento affrancarsi dalla sua etichetta avviene grazie anche ai miracolosi effetti che la cannabis produce nei soggetti affetti da diverse patologie oncologiche o neurologiche che stanno stimolando sempre di più una mentalità legata a un più facile accesso a questa pianta. Accesso che purtroppo, attualmente, è ancora in gran parte legato alla diffusione della cannabis tramite piazze di spaccio gestite dalla criminalità organizzata. Insomma, cannabis: da pianta miracolosa di imperatori a frutto malevolo della malavita.

Gianluca Grimaldi

Napoletano di nascita, milanese d'adozione, mi occupo prevalentemente di cinema e letteratura.
Laureato in giurisprudenza, amo viaggiare e annotare, ovunque sia, i dettagli che mi restano impressi.

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