fbpx

«La vita è facile ad occhi chiusi», ovvero amare i Beatles e la libertà ai tempi di Franco

Come si possono vivere le proprie passioni senza la libertà dell'epoca di Franco? David Trueba ci mostra la vita di Antonio.

/
7 minuti di lettura
Belén (Natalia de Molina) Juanjo (Francesc Colomer) e Antonio (Javir Càmara)  www.lavitaefacile.com
Belén (Natalia de Molina) Juanjo (Francesc Colomer) e Antonio (Javir Càmara)
www.lavitaefacile.com

Insegnare inglese con le canzoni dei Beatles, farlo in pieno regime franchista e mentire al cattolicissimo direttore della scuola per seguire John Lennon in trasferta spagnola: è quanto fa Antonio (Javier Cámara), professore utopico e sognatore clandestino, protagonista della delicata commedia La vita è facile ad occhi chiusi (Vivir es fácil con los ojos cerrados), arrivata in Italia con due anni di ritardo dopo una pioggia di Premi Goya in patria. Ispirato a una storia vera letta dal regista David Trueba sul giornale, la pellicola mette in scena il viaggio on the road di un insegnante votato ai Fab Four più che a qualsiasi santo protettore il quale, realmente, nel 1966 si mise in auto alla ricerca di Lennon impegnato a girare in Almeria Come ho vinto la guerra. Il desiderio di Juan Carrión (l’Antonio del film) era far correggere al Beatles i testi delle canzoni trascritti sul suo quaderno così da poterli dare, in forma perfetta, ai suoi alunni.

Leggi anche:
Agosto 1965: “Help!” dei The Beatles compie 50 anni

Vivir-es-fácil-con-los-ojos-cerradosLa pellicola di Trueba attinge al pozzo di questa storia surreale e trasferisce su celluloide i sentimenti, i pensieri e i percorsi di crescita possibili in un Paese scosso da turbolenze interne, picchiatori fascisti e padri rigidamente impostati alla severità del “generalissimo” Francisco Franco. Non è un caso che le scene d’apertura mostrino chiaramente il metodo educativo più gettonato negli ambienti scolastici e familiari, quegli schiaffoni che chi è investito di un qualche potere si sente in diritto di dispensare; nella scuola di Antonio, ad Albacente, un professore alza le mani su un alunno indisciplinato e in una casa di Madrid, seduti a tavola, un poliziotto (al servizio di Franco, probabilmente) schiaffeggia il figlio (Francesco Colomer) che ha osato lasciarsi crescere i capelli secondo la moda del tempo. Da qui, dai rispettivi – e diversi – desideri di libertà, prende il via il viaggio su strada dei protagonisti, un road trip che ha ben poco della trasgressiva Beat Generation e che mette in scena, piuttosto, il concretizzarsi di sogni innocenti, sale necessario per camminare a testa alta nella vita.

Leggi anche:
A New York un simbolo della pace “umano” per ricordare John Lennon

beatles
Annuncio della presenza di Lennon ad Almeria
www.lavitaefacile.com

La parte femminile della storia è affidata a Belén (Natalia de Molina) una giovane ragazza incinta spedita dai genitori in un collegio per evitare che la vergogna dell’erede illegittimo possa toccare la rispettabilità della famiglia. Antonio la incontra mentre sta per fare l’autostop, e decide di accompagnarla alla stazione più vicina affinché non cada preda di personaggi deprecabili. Ben presto il loro percorso s’incrocerà con quello di Juanjo, il giovane ribelle dalla frangia troppo lunga che, con un moto d’orgoglio, decide di fuggire di casa per lanciare un segnale forte al padre-padrone. Lì, sulla strada che porta ad Almeria, si definiscono i sogni e le aspettative dei tre, ognuno con il proprio fardello e la propria battaglia. Vivere nella Spagna del 1966 non è facile, è considerato illegale persino l’autostop e ascoltare i Beatles diventa una minaccia sociale oltre che un attentato alla pubblica moralità. Nei concerti tenuti in Paese, il quartetto vede più polizia che pubblico (significativa la frase di Juanjo: «…c’era anche mio padre lì. Tra quelli che picchiavano») e le grida delle ragazzine innamorate vengono bollate come vergognose oscenità dalle restrittive regole della Chiesa Cattolica.

Leggi anche:
Giugno 1965 – Giugno 2015: a cinquant’anni dal tour italiano dei The Betleas

beatlesAntonio, Belén e Juanjo in parte fuggono da tutto questo, e sulle note dei Beatles raccontano una storia di speranza e remissione per il futuro. L’operazione che Trueba fa è certo semplice, ma non scontata, perché cercando gli effetti del franchismo non nella storia ma nella vita dei singoli può efficacemente mettere in scena il sogno innocente di una parte della Nazione, costretta a vivere in clandestinità le proprie passioni. Il ritmo è lento, da film francese più che spagnolo, e sulle note di Pat Metheny e Charlie Haden ci restituisce un quadro d’ambiente, con piccole azioni calibrate e spontanee. Certo, il nucleo principale è la disperata ricerca di Lennon da parte di Antonio, un sogno impossibile per cui lottare però vale la pena, anche se le guardie al confine del set lo deridono, anche se passare diventa una piccola lotta donchisciottesca contro i mulini a vento. Le avventure e i percorsi degli altri protagonisti diventano però una metafora della crescita, con Juanjo e Belén che scopriranno, nell’intimo, l’amore senza pregiudizi, e Ramón (Ramón Fosteré), gestore del bar d’Almeria, che capirà cosa vuol dire essere apprezzato davvero, al di là del proprio orientamento politico.

Dolcezza e malinconia scorrono alternanti in una pellicola delicata, frutto dell’occhio attento di un regista che sa cosa vuol dire pescare la bellezza nel desolante sud andaluso, che utilizza una strofa di Strawberry Fields Forever per dire che, sì, speranza c’è ancora, se lo si vuole. «Living is easy with eyes closed» canta John Lennon, ma come imparerà anche Antonio, è ad occhi aperti che il domani ci aspetta, per combattere le nostre battaglie, quelle giuste, quelle capaci di rendere il proprio avvenire un posto migliore.

beatles

Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!

Segui Frammenti Rivista anche su Facebook e Instagram, e iscriviti alla nostra newsletter!

Ginevra Amadio

Ginevra Amadio nasce nel 1992 a Roma, dove vive e lavora. Si è laureata in Filologia Moderna presso l’Università di Roma La Sapienza con una tesi sul rapporto tra letteratura, movimenti sociali e violenza politica degli anni Settanta. È giornalista pubblicista e collabora con riviste culturali occupandosi prevalentemente di cinema, letteratura e rapporto tra le arti. Ha pubblicato tra gli altri per Treccani.it – Lingua Italiana, Frammenti Rivista, Oblio – Osservatorio Bibliografico della Letteratura Otto-novecentesca (di cui è anche membro di redazione), la rivista del Premio Giovanni Comisso, Cultura&dintorni. Lavora come Ufficio stampa e media. Nel luglio 2021 ha fatto parte della giuria di Cinelido – Festival del cinema italiano dedicato al cortometraggio. Un suo racconto è stato pubblicato in “Costola sarà lei!”, antologia edita da Il Poligrafo (2021).

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.