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Lady Jane Grey: la regina dimenticata

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La dinastia Tudor potrebbe a tutti gli effetti essere considerata una delle famiglie superstar della storia per la sua fama, ma anche per i segreti e gli scandali per cui i suoi membri si resero protagonisti nel sedicesimo secolo. Tra essi, una di loro però è stata quasi dimenticata per molto tempo: lady Jane Grey. A soli diciassette anni fu la prima donna ad essere incoronata monarca in Inghilterra per nove giorni.

La sua vicenda rappresenta uno dei misteri dei Tudor; tra ambizione e tradimenti, mosse politiche e imprevedibilità della sorte, la figura della giovane Jane Grey è stata tramandata dalla storiografia come una vittima innocente di un meccanismo politico complesso e di giochi di potere fuori dalla sua portata, sacrificata sull’altare delle azioni di ambiziosi uomini di potere nel complesso mondo inglese del sedicesimo secolo. Ma se tutto questo fosse solamente una parte della storia?

Chi era lady Jane Grey? Infanzia e giovinezza

Le notizie inerenti ai primi anni di vita di Jane Grey sono lacunose. In un’epoca in cui non era usuale segnare le date di nascita, molto probabilmente fosse nata nel 1536 nella regione di Leicestershire, in Inghilterra; primogenita di tre sorelle, i genitori il duca Henry Grey e Frances Brandon. Scelsero il nome in onore di Jane Seymour, moglie del re e zio della neonata, Henry VIII.

Jane Grey apparteneva alla famiglia reale dei Tudor e i contatti della famiglia avrebbero formato la sua vita e certamente influenzato il suo avvenire. Come primogenita il suo compito fu quello di essere il figlio che la famiglia non aveva avuto; ricevette la migliore istruzione per l’epoca, un’educazione umanistica, attraverso la quale apprese la conoscenza del latino, del greco, dell’ebraico e dell’italiano.

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Uno dei pochi ritratti dell’epoca di Lady Jane Grey

Fin dalla tenera età venne educata al protestantesimo e con il tempo sviluppò una fede ferma e zelante, che grazie anche alla sua educazione le permisero già da ragazzina di intrattenere discussioni con i più importanti teologi dell’epoca. In una lettera di un anonimo italiano in missione diplomatica a Londra per Venezia, Jane Grey viene descritta con queste parole: «La primogenita della duchessa di Suffolk è una giovinetta bella, et ornata di bello ingegno, lettere et laudabili costumi». Non molto sappiamo in merito all’aspetto fisico di Jane Grey, su cui nei secoli si è molto speculato, ma certamente le sue virtù morali ed intellettuali la rendevano già piuttosto nota tra i contemporanei.

La sua posizione nella famiglia Tudor venne sfruttata fin da bambina per cercare di renderla un mezzo inconsapevole per le trame di potere e il destino della giovane fu indissolubilmente legato a quello del giovane sovrano e cugino Edward VI.

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Nel febbraio del 1553 il re si ammalò gravemente; con la sua malattia si affacciavano numerose preoccupazioni inerenti al futuro del regno. Edward VI, profondamente protestante, voleva un erede maschio e della sua stessa confessione, così avrebbe evitato che dopo la sua morte, si scatenasse una guerra tra cattolici e protestanti. In quel momento però non c’era alcun parente in famiglia a cui potesse passare la corona, poiché nella famiglia Tudor le uniche eredi e all’epoca era ritenuto impensabile che una donna potesse essere messa al comando di una nazione. In più voleva fare in modo che le principesse, nate dai matrimoni di Henry VIII con Caterina d’Aragona e Anne Boleyn, Mary ed Elizabeth, fossero estromesse dalla linea di successione.

L’unica immediata soluzione plausibile era quella di dare in sposa una delle donne della famiglia. Per questo motivo uno degli uomini più potenti del regno e consigliere del giovane re, il Duca di Northumberland decise di sfruttare a suo favore la situazione: dopo aver convinto il re a cambiare il testamento in favore del ramo della famiglia di Frances Brandon, combinò il matrimonio tra suo figlio Guildford Dudley e lady Jane Grey. Sembra che la ragazza venne forzata al matrimonio dalla famiglia, messa sotto pressione per la grave situazione di salute di Edward VI.

«Il primo atto di una tragedia»

Nel maggio del 1553 venne celebrata l’unione tra la giovane e lord Guildford Dudley. I due giovani che pensavano di essere i protagonisti di uno dei matrimoni più suntuosi dell’epoca, in realtà non sapevano che quello sarebbe stato il primo atto della tragedia che stava avendo inizio. Le condizioni di Edward VI andavano aggravandosi e il re aveva aggiunto una clausola al suo testamento: «gli eredi maschi di Lady Jane Grey ed anche lei».

Il corso del destino di Jane sarebbe stato irrimediabilmente segnato da questa formula, senza che lei ancora lo sapesse e nessun altro nel regno. Il re scegliendo Jane Grey poteva confidare che la cugina, devotamente protestante, avrebbe continuato il suo operato ed evitato in questo modo che salisse al trono la principessa Mary Tudor, fervente cattolica e oppositrice della Riforma Protestante.

Il testamento di Eward VI in cui nomina Jane Grey ed eventuali figli maschi come eredi della corona inglese.

Quando Edward VI si spense il 6 luglio 1553, la notizia della sua morte e l’identità del successore non venne resa ufficialmente pubblica, sebbene alcune voci fossero trapelate, tra cui anche quella della congiura e dell’avvelenamento del re da parte del Duca stesso.

Northumberland assicurò Jane Grey al trono prima che Mary Tudor scoprisse il suo piano e potesse muoversi per rivendicare il trono. Nemmeno Jane Grey sapeva come la sua vita sarebbe cambiata in poche ore: il 9 luglio 1553 convocata dal suocero fu messa al corrente del suo destino da regnante. Lady Jane Grey sembra non volesse accettare il titolo, dato che lei stessa reputava la cugina Mary Tudor la legittima erede, ma alla fine fu costretta ad accettare con riluttanza di divenire regina.

Atto secondo: lo scontro tra regine

Il giorno successivo, il 10 luglio 1553, Lady Jane Grey fece il suo ingresso nella Torre di Londra per essere incoronata sovrana dell’Inghilterra. Secondo le cronache dell’epoca, quando la notizia dell’incoronazione venne annunciata tra le strade di Londra non vi furono festeggiamenti per la nuova regnante: un inusuale silenzio e lo sgomento per il nome di una sovrana, praticamente sconosciuta al popolo.

Nel frattempo, Mary Tudor, nel Norfolk, aveva cominciato a raccogliere sostenitori per poter rivendicare la corona; anche se il fratello aveva fatto in modo di estrometterla, era un suo diritto rivendicare il posto che le spettava come erede. Mary Tudor era la figlia del defunto re, il popolo la conosceva: era amata attraverso i territori. Tutto ciò era un’arma a suo favore che avrebbe fatto la differenza, al contrario di Jane Grey che era pressoché anonima nel Regno.

Sfruttando le conoscenze e l’affetto che il popolo provava per la sua figura, la principessa in pochi giorni riuscì ad unire un vero e proprio esercito attraverso una rete di alleanze, non solo cattoliche, ma anche protestanti che la consideravano la legittima regina d’Inghilterra.

Lo stesso giorno dell’incoronazione di lady Grey, giunse un dispaccio firmato dalla principessa in cui promette di scatenare una guerra, sfidando il Privy Council, il Consiglio Privato di Sua Maestà.

Dall’altra parte Jane non si lasciò intimorire: in un momento di tensione, come neo regina si sentì in dovere di intervenire. La storia ha consegnato la sua figura come un burattino, manovrata alle spalle dal padre e dal suocero. In realtà fu proprio in quel momento che sembrò dar prova della sua forza d’animo. Seppur non fosse stata educata specificamente per governare, fin dalla tenera età Jane era stata circondata da alcune delle più influenti figure femminili della Corte inglese, assorbendo le loro conoscenze e facendo tesoro della loro esperienza. Reagire con prontezza e dimostrare la propria autorità era fondamentale. Ancora non lo sapeva, ma lei sarebbe stata la prima delle tre donne più forti che avrebbero retto l’Inghilterra, seguita da Mary e da Elizabeth Tudor.  

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Jane Grey fece qualcosa che nessuno avrebbe potuto prevedere: per dimostrare la sua posizione al potere decise di regnare da sola, confermando al marito la carica di duca, ma non di sovrano. Questo atto segnò la sua partecipazione alla guerra: Jane Grey non poté più essere considerata una semplice vittima di un complotto, ma arrivò ad occupare in sole quarantotto ore un ruolo da leader e regina.

La battaglia tra queste due regine di fatto fu basata sulle capacità organizzative di creare un esercito e la velocità, ma giocarono un ruolo fondamentale anche la sorte e il consenso del popolo inglese, in cui ogni mossa poteva determinare la vittoria o una rovinosa sconfitta.

Jane Grey come regina di Londra aveva il sostegno del governo e le armi, ma dall’altra parte Mary Tudor aveva il sostegno delle comunità locali. Per di più la figura di Northumberland portò a far pendere l’ago della bilancia nelle alleanze: era uno stratega e un comandante esperto, ma era anche molto inviso in Inghilterra, per questo molti nobili decisero di combattere per la principessa.

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Gli ultimi momenti di Lady Jane Grey – H. J. Scholten (Historic Royal Palaces, Tower of London)

Quando Jane Grey decise di metterlo a capo dell’armata che doveva marciare contro l’avversaria, fece un grande errore, perché si privava del politico più esperto e la lasciava sola con i membri del Privy Council, la cui fedeltà era piuttosto instabile e in una città che di fatto la considerava un’usurpatrice. Infatti quando la sorte volse definitivamente a favore di Mary, vincendo la battaglia a Cambridge contro l’esercito di Northtumberland.

Il 19 luglio alla notizia della sconfitta, i membri del Privy Council si affrettarono a cambiare schieramento, chiesero il perdono di Mary Tudor e la nominarono regina. Mentre Jane Grey veniva destituita come monarca, Londra all’annuncio della nuova legittima sovrana proruppe in celebrazioni e festeggiamenti.

«C’è un giorno per nascere ed uno per morire, certamente quest’ultimo è quello più importante»: la condanna e l’esecuzione di Jane Grey

In principio era salita al trono contro la sua volontà, non per una sua decisione, ma perché il ruolo le era stato imposto, quindi accolse la notizia della destituzione quasi con sollievo da un onore. L’illusione di poter tornare alla sua vita privata fu breve, perché venne subito arrestata insieme al padre e al marito. Northumberland, imprigionato a Cambridge, venne riportato a Londra e condannato come traditore, invece Jane dovette attendere più tempo per la sentenza. Frances Brandon riuscì ad ottenere il perdono per il marito presso la regina, persuadendola che la colpa fosse unicamente di Northtumberland, ma non poté far molto per la figlia. In merito a Jane, Mary Tudor voleva risolvere la situazione senza spargimenti di sangue: nella Torre di Londra la prigioniera attese per molti mesi la sentenza.

Il processo avvenne in forma pubblica, diventando una sorta di morality play: non era così importante se Jane Grey fosse effettivamente colpevole o meno, ma doveva essere un esempio. La giovane si presentò coraggiosamente di fronte al tribunale, incredibilmente calma. Sebbene il tribunale e il popolo spingessero per l’accusa e la condanna a morte, Mary Tudor si dimostrò restia: Jane era parte della famiglia e voleva che l’inizio di quel nuovo capitolo del regno iniziasse sotto il segno della misericordiosa pragmaticità. Offrì a Jane il perdono se avesse abbandonato la fede protestante in favore di quella cattolica, ma la ragazza rifiutò fermamente; anzi dalla sua prigione scrisse apertamente missive in cui scardinava i dogmi cattolici, senza che ciò facesse cambiare idea a Mary.

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Nel gennaio del 1554 un nuovo complotto ordito da una fazione protestante che si opponeva alla regina e alla sua riforma religiosa per restaurare il cattolicesimo nel regno venne sventato. Vi partecipò anche il duca Grey, ma non sappiamo se Jane ne fosse effettivamente a conoscenza e avesse dato il suo appoggio. Il tribunale ebbe la prova di cui aveva bisogno per condannare i Grey.

L’esecuzione di Jane Grey avvenne il 12 febbraio 1554, a cui assistette solo un ristretto gruppo di persone. Nel dipinto del XIX secolo di Delaroche, la scena venne caricata di estrema drammaticità e pateticità: l’esecuzione della di una vittima innocente, condotta al ceppo bendata ed impaurita. Al contrario, i testimoni dell’epoca raccontano che Jane Grey dimostrò sobrietà e non diede segno di cedimento: vestita di nero ed accompagnata da due dame andò all’esecuzione, reggendo tra le mani il suo libro di preghiere. Composta, austera e devota affidò la sua anima prima che fosse messa fine alla sua vita terrena.

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L’esecuzione di Lady Jane Grey – P. Delaroche (1833- Nationa Gallery, London) è una delle opere nate dal mito sulla figura innocente di Jane Grey, condannata a morte.

In poco tempo la vicenda di Jane Grey divenne a tutti gli effetti un mito, alimentando il mistero e il dramma che ruotava attorno alla sua vicenda, facendola diventare l’archetipo dell’innocenza e della fragilità, una vittima manovrata alle spalle. Tolti i veli dell’esagerazione e della leggenda che ruota attorno alla sua figura, la storia recentemente ha rivalutato il peso delle sue azioni. Jane Grey a tutti gli effetti partecipò agli eventi che la videro protagonista: firmò documenti e prese decisioni per salvare il suo breve regno.

Fu a tutti gli effetti una sovrana, e seppur contestata, anche di un momento storico molto importante. Fino al 1553 nessuno pensava che una donna avrebbe potuto governare un regno. Jane Grey in soli nove giorni dimostrò il contrario, dando torto all’opinione comune: una donna può governare senza un uomo al suo fianco, ma non senza il supporto del suo popolo. Una lezione che sarebbe stata preziosa per un’altra donna, la futura Elizabeth I, che ne avrebbe fatto tesoro per dare inizio ad uno dei regni più lunghi e splendidi della storia. 

 


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Eleonora Fioletti

Nata tra le nebbie della pianura bresciana, ma con la testa tra le cime delle montagne. Laureata in Filologia moderna, si è appassionata ai manoscritti polverosi e alle fonti storiche. Nel tempo libero colleziona auricolari annodati, segnalibri improbabili, eterni esprit de l’escalier, citazioni nerd e disneyane da usare in caso di necessità.

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