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linguaggio erotico

Perché il sesso è così importante nel linguaggio del marketing?

Chi si occupa di marketing lo sa bene: il sesso conta tanto nelle strategie di vendita e comunicazione. Ma quali sono le caratteristiche che rendono erotico un linguaggio verbale? 

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8 minuti di lettura

Circa dieci anni fa usciva quello che poi è diventato uno dei più celebri spot di Campari:

Lo spot, diretto da Joel Schumacher riprende un verso di Minna von Barnhelm, atto IV, scena VI, opera dell’autore tedesco Gotthold Ephraim Lessing. Il verso recita «l’attesa del piacere, non è forse essa stessa il piacere?».

Ebbene, prima di entrare nel vivo della trattazione di questo tema, ovvero di quanto possa essere erotico il linguaggio verbale e il linguaggio verbale applicato alle strategie di comunicazione e marketing, ci soffermeremo sul testo della sceneggiatura dello spot con l’obiettivo di comprendere nella pratica come il linguaggio verbale della comunicazione possa realmente considerarsi erotico.

E se il vero piacere fosse già adesso? Si, prima che tutto cominci.
Quando l’atmosfera si carica di promesse e la tua testa di storie da vivere.
Quando nulla ti può deludere, perché tutto può ancora succedere e tu pregusti l’incontro, uno sguardo, l’idea di un finale diverso. 
In fondo non è forse vero che l’attesa del piacere è essa stessa il piacere?
Campari, Red Passion. 

Abbiamo lasciato anche la chiosa dello spot, con il claim di Campari, perché tutto, in questo contesto, entra a far parte dello stesso meccanismo: il linguaggio verbale della comunicazione e del marketing può essere anche erotico e vi spieghiamo il perché. 

Come possiamo già vedere dall’uso delle parole all’interno di questa sceneggiatura, emergono i termini: piacere, adesso, atmosfera, promesse, incontro, sguardo, attesa. 

Scelta più che centrata. Tutti i termini usati, infatti, riportano a sensazioni ben precise che possono svilupparsi in chi ascolta: il momento del piacere e il momento in cui il piacere si consuma si costruisce in dinamiche di attesa che aumentano la passione, che fanno scaturire l’immaginazione. La condizione dell’aspettare, infatti, porta con sé fantasie diverse, che sfiorano quasi l’onirico, ancora impalpabili eppure così reali, quasi tangibili per chi le sta vivendo in un presente ricco di trepidazione e di emozione. 

Cose non ancora successe, provocano brividi, sensazioni positive e gioiose e fanno fantasticare così tanto da dare un’apparenza di assoluta realtà. 

Ecco, anche per chi sta leggendo questo articolo probabilmente le sensazioni saranno le stesse: sensazioni fisiche, sensazioni tangibili, totalmente reali. 

È questo ciò di cui stiamo parlando quando ci riferiamo all’eroticità del linguaggio verbale nella comunicazione e, nel caso particolare, nelle strategie di vendita.

Quanto conta il sesso nelle strategie di vendita e comunicazione

Quindi il sesso fa vendere? La risposta a questa domanda appare alquanto banale. Sì, il sesso fa vendere eccome. Perché il sesso parla alla pancia, all’istinto di ognuno di noi e, considerato che la maggior parte delle cose che acquistiamo è totalmente inutile, superflua, la compriamo perché ci arreca piacere e il piacere è una parte della nostra vita che risiede nell’inconscio. Allo stesso modo il sesso e tutte le fantasie e l’immaginario legato alla sessualità, quella più naturale e genuina, aleggiano nel nostro inconscio. È per questo che le strategie di vendita vincenti parlano all’inconscio. 

linguaggio erotico

Interpretare i desideri dell’inconscio con le parole giuste, con quelle che cercavamo da sempre ma che avevamo difficoltà a decifrare e a esporre, significa catturare subitaneamente l’attenzione del nostro interlocutore e potergli vendere ciò che non avrebbe mai pensato di poter comprare, con la strategia giusta affinché lo consideri necessario, finanche indispensabile per la propria felicità. 

Manipolazione? No. Solo il giusto grado di logicità, intelligenza e sensibilità che porta ad essere dei bravi comunicatori.

Cosa si intende per «linguaggio erotico» nella comunicazione e nel marketing

Ma quale può essere considerato effettivamente un linguaggio verbale erotico? O meglio, quali sono le caratteristiche di un linguaggio verbale erotico

C’è un film, Nessuno mi può giudicare con Paola Cortellesi, dove l’attrice interpreta una donna che, finita sul lastrico dopo la morte del marito, è costretta a guadagnarsi da vivere facendo la escort. In una scena un suo cliente desidera essere insultato, perché gli insulti lo eccitano. 

De gustibus non disputandum est, ma insomma, nell’inconscio collettivo e nel linguaggio verbale comune, gli insulti di certo non rientrano nel linguaggio verbale erotico che, invece, è assolutamente quello legato ai sensi. 

Perché le parole possono «toccarci»?

È per questo che le parole erotiche, se usate in comunicazione, sembrano toccare, perché, in buona sostanza, attivano i nostri cinque sensi. 

linguaggio erotico

Le parole del lessico erotico ci devono dare la possibilità di avvertire sensazioni, come dicevamo prima, quanto più reali possibile. 

Come sostiene Ella Marciello

(…) se provochi un’idea nella mente di chi ti legge – una cascata, il suo rumore, la vegetazione intorno – e lo conduci a sentirsi in quel luogo, in quel momento, con quei sensi attivati, hai trasformato l’idea latente in un’immagine.

Scrittura ribelle: anti manuale di scrittura creativa, 2022-84

Ecco, niente di più vero.  Le parole provocano e nel loro atto provocatorio non solo regalano immagini, ma suscitano la primavera dei sensi. Un fiorire del sentire che esplode in chi legge e ascolta quelle parole e che vive un’emozione nuova, che permea un vivere forse noioso, magari piatto. 

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La comunicazione pubblicitaria da sempre ha l’obiettivo di donare quelle emozioni; il soggetto deve sentirsi coinvolto e avvolto, ma soprattutto deve sentire il prodotto e ogni parola deve assolvere a questo scopo. 

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Anto D'Eri Viesti

A proud millennial. Dopo il dottorato in semiotica e gender studies decide di dedicarsi solo alle sue passioni, la comunicazione e la scrittura.
Copywriter e social media manager.
La verità sta negli interstizi, sui margini e nei lati oscuri.
Tanti fiori, cioccolato e caffè.

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