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Sessualizzazione dei social: perché c’è tanto eros online?

Sui social stanno aumentando, sempre più, gli account che trattano di sessualità ed erotismo. Ma qual è il motivo di questa proliferazione?

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7 minuti di lettura

Assistiamo, sempre più frequentemente, al fenomeno che chiameremo la sessualizzazione dei social e, ovviamente, la domanda sorge spontanea: perché c’è tanto eros online? Perché, oramai, è un continuo palesarsi, soprattutto su Instagram, di profili business con nomi altamente evocativi della sfera sessuale, che trattano temi che hanno a che fare con la nostra sessualità e con la sfera dell’eros.

Perché c’è tanto social eros

Al di là di tutti i siti pornografici che hanno riscosso un estremo successo soprattutto durante il primo lockdown del 2020, quando uscire era vietato e quindi erano altamente vietati gli incontri occasionali, soprattutto per ragioni di sicurezza pubblica, in quel momento sono apparsi come funghi profili che trattavano del sesso, della sessualità e dell’eros principalmente su Instagram, la piattaforma social maggiormente utilizzata da millennial e zed, ovvero da tutte le persone in una fascia d’età compresa tra i 35 e i 18 anni.

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Quale è stato il fattore scatenante di cotanta liberazione e liberalizzazione sessuale? Potremmo azzardare nel fornire una prima spiegazione di ordine sociologico: alle persone, specie alle più giovani, serve parlare di sesso e di eros. Del sesso, come di quell’istinto primordiale che caratterizza tutti gli esseri umani; di eros come tutto ciò che si connette alla sfera del desiderio, personale e relazionale che ognuno di noi esperisce in maniera diversa, secondo gusti, tendenze, educazione.

La liberazione del sesso e dell’eros nella condivisione

È noto a tutti, dalla notte dei tempi, l’unione fa la forza. Negli anni Settanta del secolo scorso, gli anni che per antonomasia hanno segnato uno spartiacque nella storia della sessualità del mondo occidentale, le generazioni dei giovani dell’epoca spingevano su una liberazione sessuale ed erotica a seguito di anni di oscurantismo, perbenismo e proibizionismo. Gli animi, con gli anni, si sono molto più acquietati, finché tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta non arrivò lo spettro dell’HIV.

Di lì presero il via tutta una serie di programmi, anche scolastici, di educazione sessuale, per aiutare i giovani a proteggere i loro corpi e le loro vite: nel sesso non basta agire liberamente, perché è necessaria responsabilità, per se stessi e per gli altri. Ma il fare spesso bigotto delle istituzioni, di certo, non aiutava.

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Oggi, a distanza di circa trent’anni da allora, si assiste, invece alla fioritura di account Instagram su cui condividere esperienze, momenti, problemi comuni, desideri che ci legano tutti. Eccolo, il potere della condivisione.

Non ci sono più persone dietro una cattedra o dietro una scrivania medica a spiegarci che cosa bisogna fare: ci sono altri giovani che, presi dalla responsabilità della diffusione dell’informazione sociale, decidono di specializzarsi nella creazione di contenuti divertenti, esilaranti, a volte ironici, ma soprattutto utili.

L’utilità della condivisione sessuale online

Come sostiene la filosofa Judith Butler in Soggetti di desiderio (2009, 28):

(…) il desiderio vuole illuminare la propria opacità, esplicare l’aspetto del mondo che lo ha originato. (…) Il desiderio è intenzionale nel suo essere sempre desiderio di o per un dato oggetto o un dato Altro, ma è anche riflessivo nel senso che esso la modalità con cui il soggetto emerge e attraverso cui si espande.

Ergo, noi siamo soggetti di desiderio, perché è esso che ci muove verso gli altri e anche nell’esplicazione di noi stessi. È dal desiderio di sentirsi parte di un tutto e riconosciuti da esso che nasce la voglia di condivisione. La condivisione apre le strade all’esperire insieme cose che “da soli” farebbero paura, genererebbero terrore e si trasformerebbero in tabù. Trovare, invece, comunità con cui condividere tutto ciò che si fa fatica ad ammettere perfino a se stessi, a causa di un’educazione del terrore sul tema della sessualità e dell’eros, ci spinge ad avere un approccio molto più consapevole di noi stessi e di ciò che possiamo dare e ricevere.

Trovare sui social media account che parlano di orgasmi femminili, dei mille modi per godere, di come accorgersi dell’eventuale insoddisfazione del partner, ironizzare sui momenti di totale liberazione di cui non parleremmo neanche con il nostro migliore amico, rincuora gli animi e ci fa sentire più al sicuro e, quindi, più liberi.

La nuova rivoluzione sessuale è social

Possiamo dire, con assoluta certezza nella nostra previsione, che siamo di fronte una vera e propria rivoluzione sessuale. Grazie alla condivisione di informazioni, stati d’animo e situazioni comuni, le nuove generazioni riescono a sviluppare un approccio molto più consapevole sui temi del sesso e dell’eros. Forse il sesso si farà anche meno, nella società dello stress e dei dispositivi digitali, ma sicuramente significherà farlo meglio.

Perché capirne le dinamiche, nella profondità di un sentire comune, ci aiuta a esperire un reale, anche erotico, dove l’unico confine ammissibile è quello del rispetto, per se stessi e per gli altri.

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Anto D'Eri Viesti

A proud millennial. Dopo il dottorato in semiotica e gender studies decide di dedicarsi solo alle sue passioni, la comunicazione e la scrittura.
Copywriter e social media manager.
La verità sta negli interstizi, sui margini e nei lati oscuri.
Tanti fiori, cioccolato e caffè.

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