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Luigi Pirandello

Luigi Pirandello: 148 anni di poesia

Grande scrittore e drammaturgo siciliano, vincitore del Premio Nobel per la letteratura. Luigi Pirandello è l'autore che ha segnato in modo profondo la cultura e il panorama letterario italiano.

4 minuti di lettura

di Margherita Vitali

Io sono nato in Sicilia e lì l’uomo nasce isola nell’isola e rimane tale fino alla morte, anche vivendo lontano dall’aspra terra natia circondata dal mare immenso e geloso.

Il 28 giugno 1867 nasce ad Agrigento il drammaturgo, poeta e scrittore Luigi Pirandello, uno dei più grandi intellettuali e scrittori del Novecento, un uomo capace di portare la sua terra ben oltre i confini nazionali.

Figlio di un tempo caratterizzato dal progresso, dagli stravolgimenti e dalle filosofie, Luigi Pirandello caratterizza la sua poetica con messaggi e ideologie che regalano ai posteri testi di rara bellezza.

Il padre prende parte alla spedizione dei Mille e non a caso il tema del Risorgimento è ricorrente nella sua produzione. Molti critici hanno attribuito a Pirandello il merito di aver saputo riportare, nell’arco della sua carriera letteraria, i passaggi fondamentali della storia e della società, dall’Unità d’Italia fino alle diffusissime crisi interne alla cultura e alle realtà sociali del mondo occidentale.

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Pirandello nella sua formazione culturale conosce il pensiero dei veristi dell’epoca. A Roma, dove si trasferisce dopo aver sposato Antonietta Portulano nel 1894, incontra il verista Luigi Capuana; ma è grazie al conterraneo Giovanni Verga che si rende conto dell’inefficienza degli ideali del Risorgimento a causa della miseria dilagante che affligge soprattutto il Meridione. Infatti nel romanzo I vecchi e i giovanipubblicato nel 1913, l’autore analizza e sottolinea la contrapposizione tra il sentimento dei “vecchi” che sperano nell’unità d’Italia e lo scetticismo dei “giovani” che vi vedono una cosa negativa.

Alla base dei convincimenti teorici di Luigi Pirandello c’è la crisi del positivismo – corrente filosofica nata nei primi anni dell’800, figlia della rivoluzione industriale che crede nel progresso della scienza e nell’evoluzione sociale – e la crisi della società borghese ottocentesca.  Nel saggio L’umorismo, pubblicato nel 1908, Pirandello critica appunto questa filosofia e la sua idea di verità oggettiva garantita dalla scienza, mettendo quindi in discussione questo modo di leggere la realtà, sostenendo la tesi del relativismo.

Il relativismo pirandelliano altro non è che la frantumazione dell’Io, il dualismo tra la vita e la forma, vale a dire tra ciò che realmente siamo e le maschere che la società ci impone di mettere. Secondo Luigi Pirandello questo porta la realtà a essere obbligatoriamente multiforme, dal momento che ognuno la vede con i propri occhi la percepisce non per quello che realmente è ma per come la osserva in quel determinato momento.

In campo artistico il prospettivismo dello scrittore sfocia – come evidente dal testo precedentemente citato – nell’umorismo, che non è la comicità fine a se stessa o la satira acre, bensì la rappresentazione della realtà come appare e ciò che invece si cela veramente al suo interno.

La differenza tra un comico e un umorista, secondo Luigi Pirandello, è molto semplice: il comico di fronte a un avvenimento che potrebbe creare ilarità, come per esempio una vecchia signora vestita in maniera eccessivamente appariscente, ne ride e si diverte. L’umorista invece, non si accontenta di sorridere, al contrario lui si interroga su quali siano le ragioni di questo comportamento:

Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova forse nessun piacere a truccarsi e ad apparire così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente s’inganna che, parata così, nascondendo le rughe e i capelli bianchi, riesca a trattenere a sé l’amore del marito molto più giovanile di lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, mi ha fatto andare oltre a quel primo avvertimento.

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È però con Il fu Mattia Pascal che Pirandello consacra il suo successo nel mondo della letteratura italiana. Nel romanzo – scritto nel 1908 – riesce a cogliere perfettamente il dramma dell’uomo del Novecento.

I temi di questi suoi scritti vengono ripresi e rielaborati poi nel teatro, mondo nel quale egli giunge relativamente tardi. Il passaggio dalle novelle al palcoscenico appare del tutto naturale, riuscendo a far vivere la sua ideologia e poetica all’interno dell’efficacia delle situazioni sulla scena. La prima parte di questa sua nuova produzione parla, infatti, di teatralizzazione della vita, riprendendo spesso passaggi già sperimentati in precedenza.

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L’acmé di tale produzione è il capolavoro Sei personaggi in cerca d’autoreopera il cui oggetto è – evidentemente – il teatro stesso, che nel 1921 consacra la sua fama addirittura fuori dai confini europei, arrivando fino a New York dove il dramma va in scena lo stesso anno.

Agli inizi degli anni Trenta, Luigi Pirandello risulta essere indiscutibilmente uno dei più famosi drammaturghi di tutto il mondo, nei teatri più prestigiosi porta con sé l’orgoglio di tutto il popolo italiano. Nel 1934 poi, arriva finalmente la vittoria del Premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: «per il suo coraggio e l’ingegnosa ripresentazione dell’arte drammatica e teatrale». Alla cerimonia di premiazione Pirandello non si esprime in alcun modo riguardo a Mussolini e al fascismo, prendendo quindi le distanze tramite il silenzio.

Solo due anni dopo, mentre assiste alle riprese di un film ispirato al suo Il fu Mattia Pascal, viene colto dalla polmonite e muore di lì a poco, all’età di 69 anni. Il regime fascista, come da sua attitudine, avrebbe voluto celebrarne in pompa magna il funerale, ma si scontra con le volontà dell’artista espresse ben chiare all’interno del suo testamento:

Sia lasciata passare in silenzio la mia morte. Agli amici, ai nemici preghiera non che di parlarne sui giornali, ma di non farne pur cenno. Né annunzi né partecipazioni. Morto, non mi si vesta. Mi s’avvolga, nudo, in un lenzuolo. E niente fiori sul letto e nessun cero acceso.

Questo duro e asciutto lascito evidenzia l’animo solido di un uomo che riafferma nella morte la libertà della solitudine. Pirandello ha condotto sempre una vita incredibilmente riservata, circondato da pochi e indispensabili affetti. Egli ha cercato, attraverso un cammino visibile soprattutto nella sua creatività poetica, di oltrepassare l’illusione di un’esistenza falsa e alienante, nella speranza di assegnare un senso universale alla vita.

Luigi-Pirandello

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