Sono circa settanta le opere che raccontano la carriera di Maria Helena Vieira da Silva, provenienti da prestigiose realtà museali internazionali, tra cui il Centre Georges Pompidou di Parigi, il Guggenheim di New York, la Tate Modern di Londra e da gallerie altrettanto importanti. Una narrazione che va dagli anni Trenta agli anni Ottanta, arco temporale in cui l’artista sperimenta con forme astratte e illusioni ottiche, mantenendo però un dialogo continuo fra astrazione e figurazione negli spazi architettonici che da Silva crea offuscando la distinzione tra paesaggi urbani reali e immaginari.
Curata da Flavia Frigeri, storica dell’arte e curatrice presso la National Portrait Gallery di Londra, dopo Venezia, l’esposizione si sposterà al Museo Guggenheim di Bilbao, dal 17 ottobre 2025 al 22 febbraio 2026.

Fonte: finestresullarte.info
Leggi anche:
Il ritorno di Robert Mapplethorpe a Venezia: un’attesa durata più di trent’anni
Nata a Lisbona, Maria Helena Vieira da Silva entra in contatto con l’arte, il teatro e la musica in giovane età. Studia pittura e disegno all’Escola de Belas Artes di Lisbona e nel 1928 si trasferisce a Parigi per continuare i suoi studi artistici, città in cui incontra il pittore ungherese Arpad Szenes, suo futuro marito.
Le sue opere, astratte e complesse, vanno oltre i movimenti d’avanguardia dell’epoca, come il Cubismo e il Futurismo. Il suo lavoro è inoltre indipendente dal movimento Informale e, piuttosto, sono da ritenere fondamentali le sue esperienze fra Parigi e Rio de Janeiro, città in cui si rifugia con il marito durante la seconda guerra mondiale. Le sue tele sono tappezzate da strutture labirintiche, ritmi cromatici e prospettive frammentate, che creano movimento, dinamismo e raccontano un mondo in continua trasformazione. Ed è proprio in queste composizioni che emerge l’interesse per l’architettura: in opere come La camera piastrellata (1935) e Figura di balletto (1948), la distinzione fra figura e sfondo non è chiara, ma è proprio questo che dà vita a una visione personale dello spazio.

Fonte: finestresullarte.info
Il percorso espositivo
Ad aprire il percorso è una sezione dedicata al legame tra l’artista e il marito, un legame anche artistico raccontato attraverso una serie di ritratti reciproci. Si prosegue poi con il tema dello studio-atelier, ritenuto non solo un luogo di lavoro, ma anche di riflessione sullo spazio. Protagonisti della terza sala sono invece ballerini, giocatori di scacchi e di carte, in cui il gioco diventa metafora dell’esistenza, di azione e reazione.
Leggi anche:
«Verso la libertà»: quattro artisti in mostra a Vicenza

Fonte: finestesullarte.info
La parte centrale della mostra è rappresentata dalla sezione dedicata al periodo vissuto in esilio in Brasile in cui, nonostante la lontananza dal secondo conflitto mondiale, l’artista vive comunque la guerra con tensione e dolore. Questo inevitabilmente segna le sue opere, ed è proprio in questi anni periodo che dà vita a raffigurazioni fortemente angoscianti di questa tragedia, come Il disastro (1942) e Sul tema del “Disastro” (1946).
Leggi anche:
«80 volte Bella Ciao!» Il racconto della Resistenza in mostra
Il ritorno a Parigi, nel 1947, segna una svolta importante nel percorso artistico di Vieira da Silva. Da questo momento in poi, la sua ricerca si concentra su un linguaggio astratto sempre più articolato, dominato da forme labirintiche e strutture complesse. Inoltre, lo sguardo dell’artista si apre progressivamente al paesaggio urbano, reale e immaginato, dove l’atmosfera dei luoghi assume un ruolo centrale, superando la necessità di una rappresentazione fedele. Così, nel corso degli anni, l’architettura pubblica emerge come uno dei temi ricorrenti, assumendo un peso sempre maggiore nella composizione delle sue tele. A chiudere il percorso sono i dipinti degli anni Sessanta, contraddistinti da una tavolozza cromatica più scura, per poi approdare nell’ultima sala, interamente dedicata alle Composizioni bianche.
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!
Segui Frammenti Rivista anche su Facebook e Instagram, e iscriviti alla nostra newsletter!
Immagine in evidenza: Maria Helena Vieira da Silva, La Scala o gli occhi (1937), Galerie Jeanne Bucher Jaeger, Parigi-Lisbona