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Nevermind,
venticinque anni dopo

9 minuti di lettura

Il 24 settembre 1991, ben venticinque anni fa, venne pubblicato l’album, pietra miliare del genere grunge e, più in generale, della musica degli anni ’90: Nevermind, la seconda fatica dei Nirvana. Nonostante le pessimistiche aspettative della casa discografica (la Geffen Records, la stessa dei Sonic Youth), l’album sbaragliò le classifiche superando persino Michael Jackson. Si stima abbia venduto più di 24 milioni di copie nel mondo, un successo inestimabile per la band di Seattle di Kurt Cobain (morto nel 1994), Krist Novoselic Dave Grohl (attualmente frontman dei Foo Fighters).

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Nevermind è unico e inconfondibile per molte ragioni: una di queste è la sua copertina, che ritrae un bimbo di quattro mesi immerso in una piscina. L’immagine è stata voluta da Kurt Cobain e Dave Grohl, che erano rimasti particolarmente colpiti dalle riprese di alcuni parti in acqua, tanto da volerne inizialmente utilizzare un fotogramma come copertina. La scelta, naturalmente, incontrò la ferma opposizione della casa discografica, che propose di sostituirla con la fotografia di un bambino. La censura delle parti intime, inizialmente proposta per evitare scandali, venne poi accantonata. Fu di Cobain, invece, l’idea finale di aggiungere una banconota da un dollaro appesa a un amo e “inseguita” dal bambino. Un velato accenno alle case discografiche sempre più avide? O forse al consumismo imperante negli USA degli anni ’80? Non lo sapremo mai.

Il brano che apre Nevermind è l’inno degli anni ’90, il successo più clamoroso dei Nirvana: Smells Like Teen Spirit. Il suo riff iniziale, una collaborazione perfetta e martellante di chitarra e batteria che si ripete per tutta la durata del brano, è inconfondibile. È uno di quelli che spinge ad alzare al massimo il volume per godersi appieno la distorsione delle chitarre e l’esplosione della voce di Cobain sul ritornello.

Smells Like Tenn Spirit è l’unica canzone scritta da tutti e tre i membri del gruppo. Famosa è l’affermazione di Cobain secondo cui il brano è uscito da suo tentativo di comporre secondo lo stile dei Pixies, un gruppo da lui molto ammirato: «Abbiamo usato il loro dinamismo: prima sommessi e tranquilli e poi fragorosi ed energici». Il titolo, invece, ha un’origine piuttosto curiosa. Durante una notte di divertimenti (e alcolici) Katthleen Hanna, cantante dei Bikini Kill, per scherzo scrisse sul muro con la vernice spray “Kurt smells like teen spirit” , riferendosi a un deodorante molto in voga e usato – pare – dalla ex ragazza di Cobain. Lui, però, non capì il riferimento e pensò che l’amica si riferisse al suo “spirito adolescenziale e ribelle”. Ed è proprio di questo che parla il brano.

«I’m worse at what I do best
And for this gift I feel blessed
Our little group has always been
And always will until the end
»

Smells Like Teen Spirit fu rilasciato come singolo il 10 settembre 1991, anticipando di pochi giorni l’uscita di Nevermind. Il successo fra il pubblico e i critici fu tale che la neonata MTV mandò in onda a ripetizione il suo videoclip per oltre un mese. Eppure i Nirvana non furono mai a loro agio con la notorietà raggiunta grazie a questo brano; Cobain, in particolare, non lo riteneva uno dei loro lavori migliori.

NETHERLANDS - NOVEMBER 25: HILVERSUM Photo of Kurt COBAIN and NIRVANA, Kurt Cobain recording in Hilversum Studios, playing Takamine acoustic guitar (Photo by Michel Linssen/Redferns)
Kurt Cobain (Photo by Michel Linssen/Redferns. Fonte: flickr.com)

Uno dei pezzi di maggior successo dell’album è sicuramente Lithium, caratterizzato da stacchi bruschi che si alternano a passaggi meno potenti e ad un testo di discussa interpretazione. Secondo alcuni, infatti, il brano fa riferimento all’uso del litio, farmaco usato nel trattamento del disturbo bipolare, di cui Cobain diceva di soffrire. Quest’ipotesi, però, non è accertata e anzi contrasta con la dichiarazione dello stesso Cobain che afferma che Lithium parla di un uomo che trova sollievo nella religione dopo la morte della sua ragazza. Perché questo titolo, allora? Michael Azerrad, il biografo dei Nirvana, instaurò un collegamento con la dichiarazione di Karl Marx «la religione è l’oppio dei popoli».

«The story is about a guy who lost his girlfriend, I can’t decide what caused her to die, let’s say she died of AIDS or a car accident or something, and he’s going around brooding and he turned to religion as a last resort to keep himself alive. To keep him from suicide. Sometimes I think religion is ok for certain people. It’s good to use religion as a last resort before you go insane.»

La storia riguarda un ragazzo che ha perso la fidanzata, non so che cosa l’ha uccisa, diciamo che è morta di AIDS o per un incidente d’auto o qualcosa così, e lui se ne va in giro pensieroso e si rivolge alla religione come ultimo approdo per tenersi in vita. Per tenersi lontano dal suicidio. Penso che la religione sia positiva per alcune persone, è giusto usarla come ultima ancora prima di impazzire.

(Al and Cake, An interview with…Kurt Cobain)

Stay Away è la decima traccia dell’album. Come altri brani, inizialmente portava un altro titolo (Pay to Play) e un testo leggermente diverso. Il testo è piuttosto criptico ed è stato letto in modi molto diversi; l’interpretazione più accreditata è che sia una critica, seppure molto semplice e ingenua, al capitalismo. Lo fanno pensare soprattutto le parole che aprono il brano e che si ripetono anche in seguito: «Monkey see, monkey do / I’d rather be dead than cool», dove si gioca sul doppio significato di cool (“freddo, insensibile” ma anche “alla moda”). Il ritmo di Stay Away, come quello di Territorial Pissing, è travolgente e la velocità richiama da vicino lo stile punk. Pur essendo perfetto per un’esibizione dal vivo, Stay Away è il brano eseguito in assoluto meno volte durante i live.

L’ultima traccia ufficiale di Nevermind, prima della gost track Endless, Nameless, è Something in the way. Due note di chitarra acustica e pura poesia. Cobain sosteneva che il testo della canzone fosse ispirato al periodo in cui aveva vissuto sotto il ponte di Young Street ad Aberdeen, nell’aprile del 1984, dopo essere scappato di casa. In realtà è improbabile che Cobain abbia mai vissuto sotto un ponte, come afferma il bassista della band Krist Novoselic e la stessa sorella del cantante; Something in the way è, comunque, specchio del suo rapporto con la famiglia, per cui si sentiva «qualcosa fra le scatole».

«Underneath the bridge
The tarp has sprung a leak
And the animals I’ve trapped
Have all become my pets
And I’m living off of grass
And the drippings from the ceiling
It’s okay to eat fish
‘Cause they don’t have any feelings»

di Silvia Ferrari e Camilla Volpe

Redazione

Frammenti Rivista nasce nel 2017 come prodotto dell'associazione culturale "Il fascino degli intellettuali” con il proposito di ricucire i frammenti in cui è scissa la società d'oggi, priva di certezze e punti di riferimento. Quello di Frammenti Rivista è uno sguardo personale su un orizzonte comune, che vede nella cultura lo strumento privilegiato di emancipazione politica, sociale e intellettuale, tanto collettiva quanto individuale, nel tentativo di costruire un puzzle coerente del mondo attraverso una riflessione culturale che è fondamentalmente critica.

2 Comments

  1. […] Il 24 settembre 1991, ben venticinque anni fa, venne pubblicato l’album, pietra miliare del genere grunge e, più in generale, della musica degli anni ’90: Nevermind, la seconda fatica dei Nirvana. Nonostante le pessimistiche aspettative della casa discografica (laGeffen Records, la stessa dei Sonic Youth), l’album sbaragliò le classifiche superando persino Michael Jackson. Si stima abbia venduto più di 24 milioni di copie nel mondo, un successo inestimabile per la band di Seattle di Kurt Cobain (morto nel 1994), Krist Novoselic e Dave Grohl (attualmente frontman dei Foo Fighters). Continua a leggere… […]

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