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La nobiltà a Roma

Dalla newsletter n. 25 - febbraio 2023 di Frammenti Rivista

7 minuti di lettura

Quella di Roma è una storia di leggendaria continuità, un modello di trionfo e dominazione, di civiltà e organizzazione. Anche il tessuto sociale ha visto alcune presenze costanti: dalle gentes repubblicane e imperiali alle famiglie che si contesero il dominio nel Medioevo alle intriganti dinastie della meravigliosa capitale papale, la nobiltà dell’Antica Roma è un elemento spesso poco considerato nella storia della Città. Simili a veri e propri clan, le famiglie si spartivano il potere, mentre intorno a loro la Città eterna toccava momenti di gloria, di totale decadenza e di normalissima vita quotidiana. Dalle loro ville meravigliose i nobili romani protendevano i loro tentacoli fino alle stanze del potere, decidendo le sorti d’Europa e del mondo, macchiandosi di sangue mentre finanziavano opere d’arte dalla bellezza indescrivibile.

Le origini del patriziato romano: l’eredità degli antenati

Secondo le leggende che i Romani tramandavano, il patriziato – che siamo abituati a contrapporre alla plebe in un’eterna lotta di classe – nacque già con il primo re, Romolo. Il mitico fondatore avrebbe creato anche il Senato, la prima cerchia del potere romano costituita da cento fedelissimi anziani. Questi costituivano l’organo consultivo del sovrano. Ciascuno di questi membri del consiglio scelto era il pater familias, cioè il padre, la figura di riferimento all’interno del nucleo famigliare. La possibilità di fregiarsi del titolo di patrizi potrebbe essere riconducibile proprio nella certezza di discendere da capofamiglia antico. Questa qualità è importante quando si tratta di tramandare il potere. L’appartenenza ad una famiglia nobile in tempi antichi era determinata anche dalla possibilità o meno di accedere a determinate cerimonie riservate all’élite nobiliare, in cui si tramandavano i carmen. In questi canti venivano non solo tramandate le gesta degli antenati, ma anche i valori fondanti dell’aristocrazia romana. Questi valori costituivano la base del mos maiorum, al quale ogni cives romano era chiamato a guardare in onore delle proprie origini.

A prescindere dalle condizioni che diedero vita alla sua aristocrazia, il popolo romano riconosceva comunque l’esistenza di una cerchia di famiglie fin da tempi antichissimi. I grandi clan familiari, le gentes sarebbero rimaste come rappresentazione delle tre grandi tribù, i Tities, i Ramnes e i Luceres. Queste si unirono a costituire l’originario nucleo della città. Il loro privilegio sarebbe quindi derivato da tale merito.

Queste famiglie allargate, che determinavano il successo o l’insuccesso di una persona fin dalla nascita, erano anche suddivise in maiores e minores, a seconda della loro antichità – distinzione che sarebbe proseguita presso numerosi sistemi aristocratici europei. Chiaramente, per le leggi della riproduzione, ogni gens contava già centinaia di persone negli anni della…

Eleonora Fioletti

Nata tra le nebbie della pianura bresciana, ma con la testa tra le cime delle montagne. Laureata in Filologia moderna, si è appassionata ai manoscritti polverosi e alle fonti storiche. Nel tempo libero colleziona auricolari annodati, segnalibri improbabili, eterni esprit de l’escalier, citazioni nerd e disneyane da usare in caso di necessità.

Daniele Rizzi

Nato nel '96, bisognoso di sole, montagne e un po' di pace. Specializzato in storia economica e sociale del Medioevo, ho fatto un po' di lavori diversi ma la mia vita è l'insegnamento. Mi fermo sempre ad accarezzare i gatti per strada.

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