fbpx

Un «Otello» al femminile per aprire la mente

In scena al Teatro Sociale di Trento dal 18 al 21 gennaio, lo spettacolo diretto da Andrea Baracco, con la drammaturgia di Letizia Russo, è un colpo al cuore di chi vi assiste.

5 minuti di lettura

In scena al Teatro Sociale di Trento dal 18 al 21 gennaio, l’Otello diretto da Andrea Baracco, con la drammaturgia di Letizia Russo, non ha di certo lasciato indifferenti gli spettatori. Prima di tutto per una scelta evidente quanto insolita: il cast è tutto femminile. Contro il canone elisabettiano, che vietava la recitazione alle donne e, dunque, imponeva agli attori uomini anche l’interpretazione di ruoli femminili, l’Otello di Baracco vuole cancellare dagli occhi di coloro che assistono alla messa in scena associazioni istintive a temi purtroppo oggi attualissimi – primi fra tutti la violenza sulle donne e il femminicidio -, predisponendo alla presa di coscienza che chiunque, se messo in determinate condizioni, è capace di atti orribili.

Leggi anche:
Violenza di genere: cosa facciamo in Italia per combatterla?

«Otello»: la caduta delle sicurezze

La premessa della tragedia messa in scena, esplicitata al pubblico all’inizio da Federica Fracassi, interprete di Iago, è chiara: «Noi non vogliamo che usciate di qui stasera rinfrancati nelle vostre certezze». Ed effettivamente questo spettacolo è un colpo al cuore di chi vi assiste, proprio perché non affronta la “classica” questione della gelosia a cui si pensa quando si nomina l’Otello, ma rende omaggio al capolavoro shakespeariano quale testo, mezzo per affrontare alcune delle grandi questioni universali, principi poetici ed etici profondamente umani.

Otello
ph Gianluca Pantaleo

«Chi può dire qual è la verità che cerchi?»

Ecco allora che la storia si svolge, così come la conosciamo, tra passioni, intrighi, inganni, ma si arricchisce di un sottotesto fondamentale e a mano a mano sempre più evidente. Quella che Baracco mette in scena non è la semplice contrapposizione tra bene e male, tra fiducia e gelosia, amore e morte, quanto piuttosto la complessità dell’animo umano. Iago non è più (solo) il consigliere doppiogiochista e senza scrupoli di Otello, ma la parte peggiore di noi stessi, quella che non penseremmo mai di poter accogliere e lasciar agire, in tutta la sua bruttezza e umanità.

ph Gianluca Pantaleo

Tra realtà e immaginazione, parole dette e non dette, pensieri bisbigliati che diventano mostri nel petto, ognuno dei personaggi è ciò che non è, come solo Iago ammette. L’uomo è materia fragile nelle mani di un destino che talvolta si rivela impietoso e conduce a finali tragici e inaspettati.

Leggi anche:
Il male come destino o come scelta? “Macbeth” di William Shakespeare

La forza della parola

Fondamentale per la restituzione di tale complessità si rivela il lavoro operato da Letizia Russo e Andrea Baracco sul testo, sulla voce delle attrici, sulla parola. Proprio la parola, infatti, diventa protagonista assoluta della scena, viva, agente determinante sui destini di ciascuno. Tramite vari espedienti tecnici e recitativi, lo stato d’animo, i pensieri dei personaggi emergono nelle loro sfaccettature e travolgono e coinvolgono lo spettatore nel dialogo infinito con il caso. Perché di caso, improvvisazione, coincidenze si parla quando si tratta dell’Otello e, più precisamente, del susseguirsi e modificarsi delle decisioni che portano il desiderio oscuro di Iago a diventare la più tragica delle realtà. Questi è protagonista, nonostante il titolo, del dramma in atto, nonché suo regista. Dirige, plasma a suo piacimento i fatti, le persone con il solo potere delle parole e dei silenzi.

ph Gianluca Pantaleo

Non solo quello di Iago, ma ogni destino all’interno della tragedia del Moro si compie attraverso la parola. Otello conosce la gelosia guidato dalle parole del suo consigliere, verso cui nutre cieca fiducia; Desdemona si innamora di Otello grazie ai suoi racconti di una vita tormentata e difficile. E, allo stesso modo, ognuno dei personaggi mette in scena e si esprime attraverso un registro drammaturgico differente e simbolico. La voce bassa, insinuante, pericolosa di Iago si alterna a quella inizialmente sicura e innamorata di Otello, che precipita in fretta in un abisso di dubbio, trasformazione e frammentazione. A lui si affianca e a tratti si oppone la voce sicura, concreta e cristallina di Desdemona, la cui verità, tuttavia, non ha la stessa forza delle menzogne di Iago.

Leggi anche:
Lo scomodo e “inutile” potere della parola

Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!

Segui Frammenti Rivista anche su Facebook e Instagram, e iscriviti alla nostra newsletter!

Rebecca Sivieri

Classe 1999. Nata e cresciuta nella mia amata Cremona, partita poi alla volta di Venezia per la laurea triennale in Arti Visive e Multimediali. Dato che soffro il mal di mare, per la Magistrale in Arte ho optato per Trento. Scrivere non è forse il mio mestiere, ma mi piace parlare agli altri di ciò che amo.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.