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Poesia di strada – emozionarsi nel grigio della città

Ben oltre le ore di italiano in classe, la poesia è ancora presente, sui social, per strada.

4 minuti di lettura

Troppo spesso la parola poesia viene associata solo alle ore di italiano a scuola, che magari nei ricordi di molti non sono state granché piacevoli. L’ansia da interrogazione, un(a) prof non particolarmente appassionante, ed è così che molti di noi storcono il naso di fronte alla poesia. Eppure questa non è la sola forma di poesia: vi è anche una nuova poesia di strada.

Instapoets – la celebrità oltre i contenuti?

Negli ultimi anni la poesia sta cercando di svecchiarsi e si è diffuso il fenomeno degli instapoets, poeti che – come suggerisce il nome – sono diventati delle vere e proprie celebrità grazie a Instagram. Tra i nomi di maggior successo, si ricorda quello di Rupi Kaur, poetessa canadese di origini indiane, fulgida stella dei social grazie alla forza dei suoi brevi componimenti.

La poesia – o meglio, tutta l’arte – è forse quanto di più soggettivo esista al mondo. Anche i versi da centinaia di migliaia di likes della Kaur piacciono a tanti, ma fanno storcere il naso a molti altri. La critica che più spesso viene mossa a lei, così come a molti instapoets, è quella di aver giusto creato un personaggio social, ma di non scrivere poesie granché memorabili. Gli instapoets vengono accusati di essere delle specie di Chiara Ferragni della poesia: il pubblico apprezzerebbe le loro poesie a prescindere, non per la loro particolare intensità, ma semplicemente perché scritte da una persona di tendenza.

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Poesie anonime

In questo panorama, si sta facendo largo anche il fenomeno diametralmente opposto. Stiamo parlando della battaglia portata avanti dal Movimento per l’Emancipazione della Poesia (MEP), nato nel 2010 a Firenze. La regola principale del MEP è semplicissima: tutti gli autori che ne fanno parte devono rimanere anonimi. I lettori devono apprezzare questa poesia di strada per le sensazioni che suscita – a prescindere dall’età, il sesso, la provenienza, l’aspetto fisico di chi l’ha scritta.

Una scelta controcorrente in una società come la nostra, in cui sembra troppo spesso che apparire conti più che essere. Controcorrente anche il luogo dove si possono trovare le poesie del MEP: per le strade delle città. Certo, anche questo movimento ha dovuto stare al passo coi tempi e ha creato un account su Facebook e Instagram, ma il luogo privilegiato delle poesie del MEP restano le strade. L’offline che sfida l’online.

Camminiamo a passo spedito per andare al lavoro o all’università, d’un tratto notiamo un pezzo di carta appeso a un muro e rallentiamo. Ci fermiamo a leggerlo. Le parole ci toccano. E la poesia compie il suo miracolo, regalando un istante di bellezza anche a chi di noi l’ha sempre associata a delle noiosissime lezioni a scuola. Magari, per qualcuno, la poesia di strada potrebbe essere un primo passo per fare pace con questo genere letterario.

Proponiamo di seguito alcune delle nostre poesie preferite:

Francesca Cerutti

Classe 1997, laureata in Lingue per l'impresa e specializzata in Traduzione. Sempre alla ricerca di storie che meritino di essere raccontate. Nel 2020 è stato pubblicato il suo romanzo d'esordio, «Noi quattro nel mondo».

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