L’arte non è solo un’esperienza estetica, un oggetto passivo che subisce la contemplazione del pubblico lungo i secoli. Le opere d’arte scatenano sentimenti forti, potenti e violenti: non gli svenimenti e i capogiri tipici della sindrome di Stendhal, ma cieca bramosia, desiderio di possessione e necessità di distruggere. Di queste passioni parla l’ultimo libro del critico d’arte e divulgatore per il Caffè di Rai Uno Luca Nannipieri, Capolavori rubati (Skira, 192 pagine, 19,00 €), presentato alla Pinacoteca di Brera il 12 settembre; un viaggio alla scoperta dei più efferati crimini commessi contro il patrimonio artistico italiano e mondiale. Opere rubate, distrutte o vendute illegalmente sono raccontate con efficacia cronachistica, con lo scopo di comprendere la fragilità dell’arte e allo stesso tempo la sua influenza nella criminalità organizzata, con immense somme di denaro investite nel mercato nero, il terzo al mondo per peso economico dopo armi e droga.
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Nel corso della conferenza si sono susseguite figure di riferimento nel mondo dell’arte e della sua protezione: Francesco Boni, mercante d’arte di livello internazionale, Carlo Hruby, vice presidente della Fondazione Hruby, che si occupa di sicurezza di beni storico artistici, Mario Mazzoleni, presidente dell’omonima fondazione nata per promuovere artisti emergenti e di livello internazionale, e Francesca Sacchi Tommasi, mercante d’arte e gallerista. Ognuno dei relatori intervenuti ha declinato secondo la propria esperienza umana e professionale il concetto di “furto d’arte”, sia materiale che morale, come l’interdizione di monumenti e musei chiusi al pubblico; ma tutti hanno posto l’accento sulla necessità della divulgazione della cultura della sicurezza del patrimonio artistico, che il volume ha l’obiettivo di diffondere, portando l’attenzione sul concetto di assenza e privazione dell’opera.
Lungo le pagine del libro si incontrano capolavori che devono la propria fama proprio alla storia rocambolesca di una sottrazione illecita: come la Gioconda, rubata nel 1911 dall’imbianchino Vincenzo Peruggia e divenuta da allora il dipinto più famoso al mondo; o la Saliera di Francesco I di Benvenuto Cellini (scelta simbolicamente come copertina del volume), un prezioso manufatto in oro sottratto al Kunsthistorisches Museum di Vienna con lo scopo di chiedere un riscatto, o ancora la tristemente nota Natività di Caravaggio, rubata a Palermo nel 1969 dalla mafia e mai più ritrovata. Capolavori usciti dal mondo degli addetti ai lavori per riempire le pagine dei quotidiani nazionali, attirando l’attenzione del grande pubblico. Una fama nata con l’assenza, con una cornice vuota.
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Non solo di grandi opere d’arte si occupa però il testo di Luca Nannipieri. Quotidianamente infatti, nel silenzio dei grandi organi di informazione, opere di grande valore storico, artistico e collettivo vengono sottratte da monumenti fatiscenti, musei privi di sorveglianza, siti archeologici e soprattutto da paesi piegati dalla guerra. Statue, dipinti, reperti archeologici diventano merce di contrabbando, venduti a musei conniventi e collezionisti senza scrupoli, privando il luogo d’origine dell’opera e la comunità che lo abita di un pezzo della propria identità. Un’identità da riconoscere e da proteggere. «La bellezza salverà il mondo» diceva Dostoevskij, ma la storia dell’arte dimostra ben altro, e questo libro ce lo ricorda.
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