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Raccontare Socrate ai giovani

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Da qualche giorno il sito della Treccani fa circolare sui Social la frase di Steve Jobs: «Baratterei tutta la mia tecnologia per una serata con Socrate». Questo, a ulteriore riprova che la civiltà tecnocratica continua oggi inevitabilmente a essere debitrice dell’antica civiltà greca. Ma che cosa ne pensano i nostri giovanissimi nativi digitali? Socrate va messo in naftalina fra i relitti di un polveroso tempo che fu?

C’è una realtà a Milano che dal 1990 ha scommesso proprio su Socrate, per una sfida culturale all’insegna della legalità, delle questioni etiche e dei diritti umani. Si tratta del Centro Asteria, nato da un’idea delle Suore Dorotee di Cemmo, che ha trovato la cooperazione di molti laici, in un esperimento coraggioso e contagioso. Perché abbiamo fame di legalità e delle domande che il “tafano” Socrate poneva alla sua polis. Perché Asteria? Secondo la mitologia era figlia del Titano Ceo e, per sfuggire alle avances di Zeus, subì due metamorfosi: prima volò via in forma di quaglia, e poi si tuffò in mare e divenne l’isola al centro dell’Egeo che poi, quando diede i natali ad Apollo, fu chiamata Delo. L’eco lontana di una violenza evitata si trasfigura in un prodigio di nascita e di luce (Apollo). Dunque il Centro culturale si pone come oasi anti-violenza, spazio libero di esercizio della ragione: conferenze, ma anche scuola di musica, pratiche sportive, danza, cinema e teatro. Interlocutori privilegiati: i giovani, e infatti ogni anno carovane di studenti assistono agli eventi. Fra i più gettonati, gli spettacoli che mettono in scena i dialoghi platonici.

Socrate a teatro è un’esperienza che funziona. Si tratta naturalmente del “personaggio”-Socrate creato dal genio di Platone, che in gioventù sognava una carriera da tragediografo, e questa impronta di teatralità rimane nella straordinaria modalità espositiva scelta: Platone infatti scrive dialoghi strutturati in sofisticate cornici narrative, con personaggi, colpi di scena, in una pluralità colorata di voci e opinioni che fa capo al fulcro irradiante di Socrate. Verità e concetti profondi emergono sul ritmo dello scambio dialettico, scandito da pause di dubbio, passaggi ardui chiariti da esempi limpidi o figurazioni icastiche (tutti ricordano il “mito della caverna”), mentre i muri delle obiezioni vengono sgretolati, mattone per mattone, dalla lucidità penetrante del filosofo protagonista. Leggere Platone è scoprire come la fatica intellettuale si può tramutare in leggerezza creativa, più incisiva di aridi trattati, e sul filo di una logica stringente. Platone è insomma un formidabile narratore e il suo Socrate un personaggio irripetibile.

Socrate, statua di Leonidas Drosis (1885), Accademia Atene (http://www.athenssculptures.com)

Gli esperimenti di “Platone teatralizzato” riescono a ravvivare questi aspetti di teatralità della scrittura platonica e soprattutto ci restituiscono l’atmosfera di trasmissione orale del sapere: noi uomini del XXI secolo possiamo così avere il privilegio di ascoltare Socrate.

La compagnia di Carlo Rivolta anche quest’anno presenta un ricco programma al Centro Asteria. Ci è capitato di assistere al Critone (regia di Nuvola de Capua), in una matinée per le scuole. Nell’attirare l’attenzione del pubblico e coinvolgerlo nel gioco teatrale, un attore chiama gli studenti al ruolo di “giudici”, novella polis riunita per ascoltare la storia del filosofo, alla vigilia della sua morte ormai prossima. Ecco la sua povera cella: uno sfondo nero su cui si staglia, una catena al piede e le vesti bianche, Socrate (il bravo Luciano Bertoli). Come è noto, l’amico Critone (Giancarlo Molaschi), che ha disponibilità economiche, propone al maestro l’evasione: è possibile corrompere i carcerieri, che faciliteranno la via di fuga. Ma occorre far presto, perché a breve Socrate dovrà bere la cicuta.

Socrate (Luciano Bertoli)                www.centroasteria.it

Il povero Critone, venuto per convincerlo a salvarsi, finirà per subire la stringente operazione dialettica del maestro e ogni sua argomentazione viene infatti scardinata. E non basta. Per fugare ogni dubbio, Socrate decide di «far vedere» a Critone che cosa potrebbe succedere nel caso accettasse di fuggire. Ciò che è pura ipotesi immaginativa, viene “recitata” davanti ai nostri occhi (metateatro): Socrate si libera della catena, si insinua fra i raggi di luce che simulano le sbarre, e si muove nello spazio antistante la cella, accanto a un Critone sempre più rassegnato a cedere le armi all’inattaccabile limpidezza della ragione socratica. Quella che nel dialogo è la prosopopea delle Leggi, qui diventa un vero e proprio personaggio (Gabriele Reboni), che oppone a Socrate le obiezioni più scottanti.

Socrate non lamenta mai che le leggi siano ingiuste, semmai ingiusti sono gli uomini che le applicano. Sono le Leggi di Atene che lo hanno educato, lo hanno reso cittadino libero, libero eventualmente anche di opporsi o di andarsene. Ma Socrate ama la sua città e per lui polis e Leggi sono un’equazione inscindibile. L’evasione proposta dall’amico condannerebbe Socrate a un “esilio” dalle proprie convinzioni, a una vita da “fuorilegge”. Socrate rifiuta quindi la fuga, in una coerenza inflessibile fra pensiero, parola e azione. La vera eredità che lascia ai suoi figli (e a noi) è l’importanza di vivere bene, cioè alla perenne ricerca di ciò che è giusto e bello, la vita come esercizio della ragione fino alla fine. «Impossibile tradire le Leggi più alte per la passione vischiosa alla vita», proclama con sicurezza Socrate.

Antonio Canova, Critone chiude gli occhi a Socrate
Antonio Canova, Critone chiude gli occhi a Socrate (1793) – © Artgate Fondazione Cariplo

Dopo lo spettacolo si intavola un dibattito, che fa emergere le acerbe e traballanti convinzioni degli adolescenti. Socrate è un eroe, un martire simbolo della non-violenza, uno stupido incapace di adeguarsi alle circostanze, oppure semplicemente un personaggio coerente e presente a se stesso nel lucido esercizio della ragione? E tu puoi essere un eroe nel tuo piccolo? Critone è solo un buon amico o è simbolo dei tanti corruttori che circolano ai nostri giorni? La reputazione a cui si appella Critone (che cosa diranno se ti lascio morire?) è paragonabile ai Like di oggi? Le leggi sono sempre giuste? Chi fa le leggi? E quando è giusto trasgredire la legge? Socrate e Antigone possono essere considerati le tappe della nostra civiltà? Bombardati da questi stimoli e riflessioni, i ragazzi si avviano verso l’uscita. Fra risate e spintoni, accendono subito il cellulare e si riconnettono al mondo. Forse ora però Socrate è meno astratto, forse si è aperta una breccia nell’abisso temporale che separa la polis ateniese dal nostro piccolo villaggio globale.

 

Critone
di Platone
regia di Nuvola de Capua
Centro Asteria, Milano
febbraio 2017

 

Gilda Tentorio

Grecia e teatro riempiono la mia vita e i miei studi.
Sono spazi fisici e dell'anima dove amo sempre tornare.

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