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Il restauro del mosaico di Alessandro: vita di un’opera

8 minuti di lettura

Pensando a un’opera d’arte, nel valutarne fattori caratterizzanti quali bellezza estetica, simbologia, tecnica artistica adoperata, si dimentica spesso o addirittura non ci si accorge di una delle sue componenti fondamentali: la dinamicità. Talvolta infatti, visitando musei o mostre, si ha la sensazione di accedere a uno spazio fuori dal tempo dove le coordinate in cui le opere ci vengono presentate – ad esempio luce e luogo d’esposizione – si idealizzano nella nostra mente come fisse e immutabili. Eppure, come tutte le cose, anche dipinti, sculture, architetture hanno un passato, molto spesso diverso dal presente, e sono in balia di trasformazioni che possono portare a una loro differente configurazione futura: insomma, anche le opere d’arte hanno vita propria, e in quest’articolo analizzeremo come quella del celebre Mosaico di Alessandro stia cambiando.  

mosaico di Alessandro

Composto da un milione e mezzo di tessere disposte su una superficie di dimensioni eccezionali (5,82X 3,13 m), l’opera fu rinvenuta nel 1831 nella Casa del Fauno a Pompei, non posto a decorazione parietale – come siamo abituati a vederla oggi al Museo Archeologico di Napoli – bensì come pavimentazione dell’esedra. Esso risalirebbe al 130 a.C,, appartenendo dunque alla fase ellenistica della casa; la sua origine, come testimoniato dal gran numero di tessere impiegate, è pittorica: il modello sarebbe forse stata una celebre opera che il pittore Filosseno di Eretria realizzò per il re Cassandro poco dopo la morte di Alessandro. L’appellativo con il quale ci riferiamo oggi all’opera deriva appunto dalla scena rappresentata, ossia la celebre Battaglia di Isso avvenuta nel 333 a. C tra Alessandro Magno e il re di Persia Dario III. 

Il mosaico di Alessandro: analisi e interpretazione

Il centro della composizione è occupato da una grande quantità di combattenti tra cui emerge il carro da guerra del re Dario. Volgendo lo sguardo più a sinistra, si può osservare l’irrompere nel quadro generale della figura di Alessandro Magno: i capelli scomposti e divisi a metà della fronte, l’espressività degli occhi, il volto serio e deciso, ne denotano l’apparizione eroica e quasi sovrumana. L’arrivo del re macedone sembra sconvolgere tutti i presenti, in primis Dario che guardandolo atterrito lo indica con la mano destra, mentre intanto gli uomini della sua guardia del corpo sono già caduti e l’auriga cerca di volgere il carro per scappare.

A comunicare il senso di agitazione collettivo e il cambio di rotta della battaglia sono le lunghe lance posizionate in direzioni contrastanti che solcano il cielo vuoto, visto che unico elemento paesistico è l’albero morto sulla sinistra; la profondità della rappresentazione è resa principalmente dall’audace figurazione di scorcio dei cavalli reali nonché dal corpo del cavallo disarcionato visto addirittura da dietro. A colpire ulteriormente lo spettatore è anche il colore, che rimbalzando sui volti, sui corpi dei cavalli, sulle armature, dona vivacità all’insieme, producendo un effetto di grande luminosità soprattutto grazie all’accostamento di tessere cromaticamente diverse e contrastanti. 

Il ritrovamento e il progetto di restauro

Nel momento del rinvenimento, il grande mosaico si presentava sostanzialmente in buone condizioni, tuttavia solo dopo 12 anni di dibattiti si decise di staccarlo dalla pavimentazione e portarlo al Real Museo Borbonico. Per lo spostamento (avvenuto il 16 novembre 1844) fu utilizzato un carro trainato da buoi. Un incidente durante il percorso, all’altezza circa di Torre del Greco, minacciò l’integrità dell’opera che per fortuna non subì danni e fu collocata inizialmente sul pavimento della sala CXL. 

Il capolavoro pompeiano, nel tempo, attraverso lo studio di scienziati e studiosi, ha rivelato importanti criticità: in primis distacchi di tessere, lesioni superficiali, rigonfiamenti ed abbassamenti della superficie; poi, una piccola depressione nella zona di destra, microfratture verticali e orizzontali, e una lesione diagonale già oggetto di precedenti restauri, nonché rigonfiamenti lungo il perimetro. La ragione di tali deterioramenti risiederebbe sia nella posizione verticale del mosaico insieme al peso eccessivo (sette tonnellate), sia nell’ossidazione dei supporti in ferro nel degrado delle malte.

mosaico di Alessandro

Proprio la necessità di ovviare a queste problematiche per una migliore conservazione dell’opera e per una sua lettura maggiormente organica si è deciso di dare vita a quello che secondo il direttore del MANN Paolo Giulierini «sarà un restauro grandioso, che si compirà sotto gli occhi del mondo». 

Il progetto, condotto con la supervisione dell’Istituto Centrale per il Restauro e che si avvale degli interventi diagnostici effettuati con l’Università del Molise (UNIMOL) ed il Center for Research on Archaeometry and Conservation Science (CRACS), dovrebbe durare all’incirca sette mesi. Una prima fase preparatoria, cominciata lo scorso 4 marzo, prevede la messa in sicurezza in situ del mosaico. Ad oggi è già stata realizzata una grata da porre davanti al manufatto, in modo tale da poterlo suddividere (anche digitalmente) in 168 riquadri, per poterlo mappare precisamente al millimetro. Successivamente si procederà con il pre-consolidamento delle tessere e degli strati di malta distaccati, la pulitura e la velinatura con idonei bendaggi di sostegno su tutta la superficie attualmente visibile. Infine, vi sarà la movimentazione, passaggio delicato che comporterà appunto lo spostamento dell’opera dall’attuale collocazione. 

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La seconda e ultima fase si concentrerà invece soprattutto sul supporto e i lavori avverranno sulla superficie retrostante dell’opera. Importante in tal senso la nuova tecnologia fornita da TIM in collaborazione con NTT DATA, grazie alla quale sarà possibile riprodurre  «secondo vari livelli sul corpo del mosaico, tutte le informazioni tecniche utili per eseguire il restauro da visualizzare in tempo reale con soluzioni di realtà virtuale e aumentata». Il restauro terminerà con la rimozione dei bendaggi, un’ulteriore pulitura, consolidamenti eventuali e infine un trattamento protettivo finale. 

Si prospetta dunque un restauro grandioso che determinerà un nuovo assetto per il mosaico di Alessandro, in questo modo godibile in meglio e ancora per tanto tempo dalle generazioni future. 

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Note:
1 https://www.museoarcheologiconapoli.it/it/2021/03/mosaico-di-alessandro-al-via-il-progetto-di-restauro-al-mann/

Chiara Esposito

Sono di Napoli, laureata in Archeologia, Storia dell'arte e Scienze del patrimonio culturale. Sono giornalista pubblicista, mi piace scrivere e ho tanta voglia di farlo

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