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Richard Serra: l’arte come processo in risposta alla crisi artistica degli anni Sessanta

Con la nascita e lo sviluppo del consumismo negli anni Sessanta, gli artisti sentirono sempre più la necessità di dar vita a nuovi modi di rappresentare la realtà. Fra questi c'è la Process Art, con Richard Serra fra i suoi maggiori esponenti

6 minuti di lettura

Gli anni Sessanta furono un periodo particolare e denso di dicotomie, caratterizzato, tra gli altri aspetti, dall’espandersi di una realtà nuova. Basata su un’euforia diffusa derivante senz’altro dal boom economico, che portò con sé grande benessere e l’affermarsi del consumismo, questa nuova realtà mise in crisi il sistema artistico come era stato fino ad allora.

Gli artisti necessitavano di un valido motivo per poter continuare a definirsi tali piuttosto che mettersi al servizio dei mass media e dell’industria pubblicitaria. Le strade percorribili in un primo momento furono due: da una parte il filone della Pop Art avviò un’analisi tesa a svelare i segreti e i funzionamenti dell’industria, dall’altra la corrente concettuale reagì allontanandosi dalle pratiche mainstream, verso le quali sviluppò un aperto antagonismo, ponendo l’enfasi sulla dimensione mentale dell’arte a scapito di quella fisica e visiva.

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Tuttavia, un gruppo di artisti, tra cui lo statunitense Richard Serra, decise di percorrere una terza via, discostandosi dalle due principali direzioni.

La mostra «Anti-Illusion: Processes and Materials»

Nel 1969 a New York venne organizzata la mostra Anti-Illusion: Processes and Materials dove esposero, insieme a Richard Serra, altri grandi artisti come Eva Hesse, Bruce Nauman e William Morris: fu l’occasione in cui si affermò concretamente una nuova corrente denominata Process Art.

L’arte processuale si discosta completamente dal linguaggio minimalista, abbandonando il fine di una realizzazione compiuta e concentrandosi piuttosto sul processo del fare, proponendo opere aperte, mutevoli e in divenire. L’obiettivo non è più l’oggetto in sé ma il procedimento della realizzazione: gli artisti, tutti concordi sul fatto che la creazione dell’opera d’arte sia essa stessa arte, prendono le distanze anche dalla smaterializzazione del manufatto tipica dell’arte concettuale.

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In occasione della mostra Serra presentò Casting: si tratta di un manifesto del linguaggio che l’artista decise di abbracciare. Quest’ultimo abbandona il progetto ideativo iniziale e l’idea di forma per concentrarsi su un materiale manipolabile, lavorato in base alle percezioni sensoriali.

Già nel 1968 Serra aveva iniziato a lavorare a questo nuovo modo di esprimersi con i materiali, scegliendo di utilizzare il piombo.

Splashing, 1968

L’artista gettò del piombo fuso contro la parete di una stanza: la materia, in maniera completamente indipendente, arrivò a terra prendendo forme svariate e solidificandosi poi. Si tratta di una manipolazione non organizzata della materia grezza che sfrutta il principio di indeterminatezza e non organizza la disposizione del materiale.

Quello dell’arte processuale, in realtà, è un movimento relativamente breve: nonostante ciò, si tratta di una forte risposta da parte degli artisti nei confronti di una società che aveva ormai messo in crisi il loro statuto consolidato nel corso delle epoche. A differenza della Pop Art e della Minimal Art, il gesto ritorna al centro e viene rivendicato come il mezzo principale dell’artista. Richard Serra decise di non relazionarsi alla società contemporanea né attraverso il mimetismo pop né attraverso l’antagonismo concettuale, quanto piuttosto di agire in una maniera eversiva che riaffermasse l’arte come processo del fare.

Le radici di questo lavoro vanno ricercate nella Performance art, nel New Dada e nell’Action painting di Jackson Pollock.

Cenni biografici

Richard Serra è nato a San Francisco nel 1938. Ha studiato letteratura inglese prima all’Università di Berkley e poi a quella di Santa Barbara.

Nel 1961 si è iscritto all’Università di Yale dove ha intrapreso un percorso legato alle belle arti.

Le sue opere spaziano dalla videoarte alla scultura minimalista: si tratta di un artista molto complesso e controverso, ma senza dubbio è anche uno dei più influenti della propria epoca.

Nel 1981 realizzò per la Foley Federal Plaza di New York l’opera Tilted Arc: una piastra solida d’acciaio leggermente incurvata, nota per il rifiuto che ebbe da parte del pubblico. Opera site-specific lunga quasi quaranta metri, venne rimossa in seguito ad una causa federale pochi anni dopo.

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Tilted Arc, 1981

Installazioni di Richard Serra sono oggi visibili in diverse città, tra cui Berlino, Londra, Bilbao e Toronto.

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Antonia Cattozzo

Appassionata di qualsiasi forma d'arte deve ancora trovare il suo posto nel mondo, nel frattempo scrive per riordinare i pensieri e comunicare quello che ciò che ha intorno le suscita.

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