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Sfruttare il momento: una riflessione sul Teatro

9 minuti di lettura

Sembra passata un’eternità dall’ultima volta che siamo entrati in un teatro per vedere uno spettacolo dal vivo, eppure c’è stato un semplice impercettibile attimo di ripresa nel mese di ottobre, ma è stato talmente labile che non sembra essere esistito.

Dal 25 ottobre siamo tornati alla chiusura di qualsiasi evento che coinvolga un ingente gruppo di persone radunate in una sala. Potrebbe sembrare che il Teatro si sia fermato, ma la macchina è passata dal suo livello materiale a quello più teorico portando chi lavora nel settore a riflettere su cosa stia succedendo e cosa sarà dello spettacolo dal vivo come lo conosciamo.

Non si vuole qui essere da meno.

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fonte: teatrodiroma.net

Che cos’è il Teatro?

L’autrice di questo articolo sostiene che occorra porre la domanda citata nel titolo di questo paragrafo prima di addentrarsi nella riflessione vera e propria. Questa non è più una questione banale di mera definizione fisica/teorica della forma Teatro, ma è un’analisi necessaria alla definizione di cosa NON è Teatro.

Ecco come il sito dell’enciclopedia Treccani definisice la parola “Teatro”:

1.a. Edificio o complesso architettonico costruito e attrezzato per rappresentazioni sceniche
2.a. Spettacolo, come singola rappresentazione teatrale
b. Il pubblico, gli spettatori che intervengono a uno spettacolo teatrale
c. Con senso più ampio e comprensivo, l’attività, l’ambiente, il complesso delle persone che operano nello spettacolo teatrale
d. Denominazione di alcuni organismi teatrali, formati in genere da compagnie fisse con attori professionisti, che hanno sede in determinate città (il cui nome viene aggiunto alla qualifica generica, con il programma di allestire spettacoli di carattere culturale, spesso sperimentale e d’avanguardia.

Come si può vedere questo termine definisce tutto e niente: dal luogo fisico, ai materiali, agli attori, al testo, alla rappresentazione fino ad arrivare addirittura al pubblico.

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C’è un sottinteso che però ci aiuta sicuramente nel riconoscimento di cosa è Teatro: La presenza. Le cinque definizioni suddette ritengono scontata la contemporaneità e fisicità in un luogo e tempo precisi (come è giusto che fosse prima degli eventi che ben conosciamo). Attenendoci a queste premesse allora quello che si sta producendo in questo periodo NON è Teatro, ma una ripresa video di uno spettacolo.

Non si vuole dire che una cosa sia meglio dell’altra, sono semplicemente eventi diversi.

Una nuova fruizione

Numerosi aspetti della nostra vita sono stati ricalibrati per essere svolti a distanza attraverso uno schermo. Il medium digitale ha il vantaggio di mantenerci sicuri senza fermare il nostro lavoro, ma, ovviamente, mancano la corporeità, la contemporaneità degli avvenimenti e delle reazioni, insomma tutte quelle dimensioni che come abbiamo sottolineato prima sono ontologicamente caratteristiche del Teatro.

Allora tutto quello che si fa adesso in video è da buttare perché non è teatro?

Assolutamente no. La domanda sottesa infatti non è ancora stata elaborata: il pubblico non è presente col corpo nel momento dello spettacolo, ma il video è assorbito da delle persone che lo osservano e che reagiscono e commentano. Quindi è davvero un NON teatro quello che vediamo? Che cosa rende diversa quell’esperienza dal Teatro con la T maiuscola che abbiamo definito attraverso l’enciclopedia?

È difficile rispondere a questa domanda in modo logico e forse è proprio questo il punto: è impensabile razionalizzare un’esperienza così fisica e emotiva come lo è assistere a una performance teatrale. Sta tutto nella fruizione: attraverso il video c’è un filtro, una sorta di vero e proprio Velo di Maya che non permette di vivere a pieno qualsiasi sensazione che ci è proposta davanti e che di rimbalzo dovremmo sentire.

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immagine dal secondo lavoro Litura, anche in esso si riflette il tema della presenza
(Fonte: progetto Litura)

Il corporeo

Si potrebbe obiettare quanto appena detto dicendo che con il Cinema ci emozioniamo altrettanto. Tutto è vero, ma quello che avviene è sottilmente diverso: al cinema ci si può riconoscere in un personaggio, si può entrare in empatia con esso e da lì ci si emoziona. Quanto avviene in teatro, invece, è uno scambio reciproco tra attori e pubblico di vere e proprie vibrazioni che rendono diversa ogni rappresentazione.

La presenza del pubblico diventa sostanziale: è esemplare come alcuni attori o comici non riescano a fare facilmente i loro monologhi senza la controparte in platea.

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Lo dicevano già i greci quando parlavano di catarsi che nella religione della Grecia antica era il rito magico della purificazione, inteso a mondare il corpo e l’anima da ogni contaminazione. A teatro era il vivere le emozioni più forti attraverso la visione della scena e la conseguente purificazione da esse.

Il Cinema provoca la riflessione, senza dubbio, ma ha sempre un’interfaccia a due dimensioni che non potrà mai essere superata, se non dal Teatro.

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scena iniziale del “Attila” rappresentato alla prima della Scala nel 2019
(fonte: teatrolascala.org)

È come un cane che si morde la coda: il Cinema è discendente del Teatro come luogo in cui si narra la natura umana nel modo più reale possibile ma è limitato dal suo stesso mezzo che rende evidente la finzione (lo schermo). Dall’altra parte il teatro è un luogo fisico, temporale, definito, che quindi non ha un’ampia diffusione ma è reale e corporeo nella sua narrazione che viene assorbita nel modo più veritiero possibile.

Il pubblico attore inconsapevole

Questa definizione non è stata coniata ad hoc per questo articolo, ma è presa da uno dei registi più importanti nella storia del teatro: Peter Brook. L’attore che agisce sul palco è quello consapevole, sa che sta agendo con uno scopo, con un’intenzione; con questo attore consapevole si interfaccia quello inconsapevole cioè il pubblico.

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Questo dialogo diventa un gioco di specchi per cui l’attore in platea riflette e risponde a ciò che sul palco avviene e viceversa continuando a trasformarsi lungo la durata dello spettacolo. Quindi l’altra parola alla base del nostro concetto di Teatro è relazione, tra attori e soprattutto con gli ascoltatori.

Chi rende il teatro possibile

Quello che in fondo differenzia il Teatro dal Cinema è che il secondo può esistere con o senza qualcuno che lo veda, il primo no. Siamo noi, pubblico trepidante e affamato di storie che creiamo il Teatro. Quella che ora stiamo vivendo si augura possa essere una fase di analisi, studio e ricerca per preparare il Teatro di domani dopo la pandemia e che in questa situazione di “stallo” ci si possa soffermare a riflettere su cosa vogliamo ora dal Teatro e anche su cosa ci spingerà a fare Teatro, quale urgenza sarà il motore di un Teatro nuovo, risanato.

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Si tornerà a fare Teatro per condividere uno spazio, per vivere un’emozione, per incontrarsi di nuovo, questo è sicuro.

 


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Marialuce Giardini

Diplomata al liceo classico, decide che la sua strada sarà fare teatro, in qualsiasi forma e modo le sarà possibile.
Segue corsi di regia e laboratori di recitazione tra Milano e Monza.
Si è laureata in Scienze dei Beni Culturali nel 2021

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