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Cosa prevede la riforma del catasto che la destra non vuole

Nonostante la riforma del catasto sia fondamentale per la modernizzazione dell’Italia e per l’adeguamento agli standard di altri Paesi europei, i partiti di destra continuano ad opporsi. Perché?

3 minuti di lettura

Nei primi giorni di marzo il governo è vacillato e la questione è ancora aperta. Dopo il turbolento periodo degli ultimi anni con la crisi pandemica e la nuova difficoltà arrivata dall’invasione russa in Ucraina, il punto più critico per la maggioranza è arrivato con un voto per la riforma del catasto.

Che cos’è il catasto?

Il catasto è una rilevazione sistematica comprensiva di una mappa e un registro consultabile, con cui il governo monitora tutti i beni immobili del Paese. Grazie a questo sistema documentale si considerano dimensioni, posizione, valore commerciale e tasse sul bene. La riforma del catasto fa parte di un disegno di legge delega sulla fiscalità approvato dal governo lo scorso ottobre. 

Dato che si tratta di un disegno di legge delega, deve passare prima dal voto parlamentare affinché il governo possa poi agire tramite la creazione di decreti attuativi. Già in quell’occasione il governo non era stato compatto nel far passare il disegno. Infatti, la Lega non aveva partecipato al Consiglio dei ministri per la discussione del disegno, mostrandosi in aperta polemica con l’approvazione.

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Ddl delega sulla fiscalità

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha continuato sicuro sui suoi passi, affermando che quello di Matteo Salvini era stato un gesto “serio” e che si sarebbe dovuto spiegare. Il disegno di legge è particolarmente importante perché include uno specchio più ampio di riforme, tra cui una riduzione delle aliquote dell’IRPEF, la principale tassa sul reddito, e il riordino dell’IVA. Disposizioni rilevanti, ma considerate da alcuni partiti troppo generiche, che condurrebbero al rischio di lasciare nelle mani del governo un margine di manovra troppo ampio.

La riforma del catasto per implementare il PNRR

L’urgenza di approvare in tempi relativamente veloci il progetto è dettata dall’arrivo dei soldi per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. In ambito europeo, la necessità di una riforma di aggiornamento dei valori catastali era stata segnalata il 5 luglio 2019, nella raccomandazione del Consiglio per l’Italia. Con il PNRR improntato a dare nuova vita all’impianto strutturale del Paese, aggiornare il catasto sembra ora essere uno tra i punti fondamentali dell’agenda di governo.

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Dal 2012 l’ente che si occupa della gestione dei dati del catasto, l’Agenzia del Territorio, è stato incorporato all’Agenzia delle Entrate. Secondo uno degli ultimi report de Gli immobili in Italia, del ministero dell’Economia e l’Agenzia delle Entrate, sono quasi 2,1 milioni le unità immobiliari non riscontrate nelle dichiarazioni dei contribuenti.

Il sistema catastale italiano risale ad una legge del 1939 e si è mantenuto intatto nella struttura fino a oggi, nonostante alcune successive parziali modifiche. Un aggiornamento dei rilevamenti catastali si pone dunque come sempre più stringente nel contesto della modernizzazione dell’Italia e per l’allineamento agli standard degli altri paesi europei.

L’articolo 6 della riforma del catasto

L’articolo 6 della riforma del catasto è stato l’oggetto delle contestazioni. Nonostante il premier Mario Draghi abbia ripetutamente sottolineato che nessun punto della riforma sul catasto andrà a incidere sui cittadini, escludendo in modo particolare un aumento delle tasse, i partiti di centrodestra hanno votato compattamente un emendamento che prevedeva la soppressione di tale articolo. La divisione della maggioranza è stata netta, e l’emendamento è stato bocciato per un solo voto.

La critica di Lega, Forza Italia e Coraggio Italia sarebbe legata alla possibilità del ritorno dell’IMU sulla prima casa e all’ampia libertà di manovra che il governo avrebbe nella stesura dei futuri decreti attuativi. In realtà, al comma 2 dell’articolo 6, viene precisato come la riforma venga effettuata a puro scopo informativo e per garantire meccanismi di adeguamento periodico dei valori patrimoniali e delle rendite delle unità urbane, tenendo conto degli andamenti del mercato.

Il gioco dei partiti, oltre la questione del catasto

Il problema è certamente di carattere politico. La prima astensione leghista sul voto di ottobre si era verificata sulla scia della sconfitta del centrodestra alle elezioni amministrative. Il tentativo era stato quello di mostrare la mano dura e indipendente alla maggioranza di una destra che nell’ultimo periodo aveva perso forza e consensi. Ora l’errore da non ripetere è ancora più importante, la posta in gioco sono le elezioni di fine mandato ed è evidente che la destra, in particolare la Lega di Salvini, stia tentando di dimostrarsi capace di dominare la scena.

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Anche il Presidente del Consiglio ha constatato come andare avanti con l’attività parlamentare stia diventando sempre più difficile. Se un tempo la linea era dettata da un Draghi che tirava dritto e le divisioni politiche venivano messe da parte, ora i partiti sembrano aver rialzato la testa. La fine dell’esperienza di governo Draghi nel 2023 inizia a dare i primi segnali di ritorno alla classica competizione politica con i partiti tornano ad essere i protagonisti delle azioni in Parlamento. Nei prossimi mesi la tenuta del governo sarà sempre più incerta, e le difficoltà iniziano a farsi tangibili.

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Ilaria Raggi

20 anni, studentessa di scienze politiche sociali ed internazionali. Nata con il mare sotto i piedi, ora mi accontento dei colli bolognesi. Se mi siedo o mi riposo c'è qualcosa che non va. John Steinbeck, il cinema e la scrittura sono il mio Sacro Graal, per il resto condisco la mia vita un po' di curcuma alla volta. Vivo di sarcasmo e politica internazionale, fortunatamente il periodo in cui sono nata mi permette di non dover mai scegliere l'uno o l'altro.

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