Come nascono i tormentoni in politica? Il termine tormentone identifica, esattamente, qualcosa che tormenta, con la sua capacità di ripetersi a più non posso. In politica molto spesso si origina a partire da uno slogan, che identifica l’ideologia di una corrente o un partito ben preciso. A volte uno slogan nasconde dietro di sé il lavoro di esperti della comunicazione, altre volte invece fuoriesce inaspettatamente dalle parole del discorso di un candidato. I casi “fortuiti” di slogan sono spesso quelli di maggior successo.
I tormentoni di Silvio Berlusconi
Il nuovo linguaggio della politica, affermatosi e consolidatosi dalla nascita della seconda Repubblica, fa forza quasi esclusivamente sui metodi di conquista del consenso pubblico il più rumorosi e accattivanti possibili. Un maestro dell’arte del tormentone in politica è stato Silvio Berlusconi. Un personaggio costruito sull’immagine e sullo slogan, già a partire dal suo video di entrata in politica nel 1994, che ancora oggi viene ricordato.
L’altra affermazione di Berlusconi, diventata poi celebre, è stata quella nei confronti dei comunisti. «Siete oggi, come sempre, dei poveri comunisti» disse rivolgendosi a dei manifestanti di un gruppo dei centri sociali, contestatori del comizio che Berlusconi stava svolgendo. La conseguenza meno intuibile di queste affermazioni è che esse hanno il potere di influire realmente sulla percezione della realtà politica e di provocare divisioni anche tra l’elettorato. Non è un caso che l’Italia si spaccò a metà tra berlusconiani e “comunisti” proprio dopo quel fatto.
Allo stesso modo, frasi come «aiutiamoli a casa loro», slogan classicamente attribuibile alla destra, è stato utile per portare avanti una retorica contro l’immigrazione e gli sbarchi che veniva giustificata con l’idea di dover risolvere il problema nel paese di provenienza di queste persone e migliorare lì le condizioni di vita.
Il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo
Come Henri Tajfel e la psicologia sociale insegnano, la forza evocativa di uno slogan sta nella distinzione tra “noi” e “loro”. Questo meccanismo spesso però si concentra più su “loro” che su “noi” (ovvero più su ciò che non siamo e ciò che non vogliamo, per dirla con Montale, rispetto a ciò che siamo e vogliamo). Chi ha interpretato ciò in modo eccellente è stato sicuramente Beppe Grillo, uno dei più grandi comunicat…