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Come la scuola deve affrontare i cambiamenti sociali

Oggigiorno società e cultura mutano continuamente e rapidamente. Come dovrebbe approcciarsi la scuola ai cambiamenti sociali in atto?

13 minuti di lettura

I tre cambiamenti nella società

Negli ultimi anni sentiamo costantemente cambiamenti sociali che influenzano il nostro stile di vita; il Covid19 ne è l’esempio più immediato. Da quest’ultimo possiamo arrivare al cambiamento climatico, tecnologico e, infine, a quello dell’uguaglianza di genere. Quello che ci chiediamo è come un Paese riesca a cambiare nella società dei comportamenti tradizionali e culturali insediati fin dalla nascita. L’ambiente politico è sicuramente ai vertici di questo potere decisionale.

Internet e i social media sono arrivati senza che nessuno ne insegnasse l’uso più appropriato e questo perché, nel corso degli anni, è mutata la modalità del loro utilizzo. Essi hanno acquistato sempre più importanza e centralità soprattutto nel mondo del lavoro, attirando l’attenzione di molti utenti di qualsiasi età. L’utilizzo che un ragazzo o una ragazza di 14 anni può fare è sicuramente diverso rispetto a quello di una persona adulta di 40.

Due questioni a riguardo

È possibile inserire dentro le scuole attività didattiche che vadano ad educare e istruire i ragazzi e le ragazze riguardo all’utilizzo che si fa di Internet e dei Social Media? Inoltre, è possibile inserire ciò adottando approcci di insegnamento diversi dalla normale lezione frontale che da anni gli studenti sono abituati a seguire, guardando anche aspetti più psicologici?

Da queste due domande si evincono due questioni. La prima riguarda la necessità di studiare cambiamenti che sono in atto e, in seguito, di inserirli dentro il sistema scolastico; la seconda tratta più di una questione metodologica ovvero quale tecnica migliore e moderna sia più efficace per tramandare questi cambiamenti.

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Per quanto riguarda il primo punto, la politica è centrale perché si fà carico di capire e di analizzare i mutamenti che avvengono nella società. Prendendo in esame i tre cambiamenti citati sopra, è possibile notare come ognuno al proprio interno comporti la necessità di una visione da più punti di vista. Ad esempio, il cambiamento tecnologico prende in esame sia un aspetto più informatico che comunicativo e psicologico contemporaneamente. Ogni singolo campo, nello studio e nell’analisi, ha bisogno di più figure ed esperti in diverse discipline.

Il secondo aspetto, come detto sopra, prende in esame il metodo con cui educare e istruire all’interno delle scuole. Il filosofo Massimo Cacciari, in una sua intervista, effettua una distinzione tra la parola educare e la parola istruire. Secondo il filosofo educare significa: «trarre fuori da ogni persona la razionalità e la ragione di quella persona» mentre i genitori e la scuola, invece, tendono ad istruire ovvero a «cacciare dentro le nozioni» che è l’opposto di educare.

Quando si fa riferimento al cambiamento della struttura della classica lezione, si intende proprio questo ovvero la creazione di un sistema scolastico che permetta sia l’educazione che l’istruzione. Per praticare ciò occorre avere buone capacità di ascolto. Si è molto parlato della figura dell’insegnante, molto spesso criticata per la mancanza di passione che esercita nel proprio lavoro e per una difficoltà nel relazionarsi con gli studenti. Il Professore e filosofo Umberto Galimberti, a riguardo, chiede un test sulla personalità durante la selezione degli insegnanti.

Foucault definisce la pedagogia così: «la trasmissione di una verità che ha la funzione di dotare un soggetto qualunque di attitudini, di capacità, di saperi, e così via, che in precedenza non possedeva, e che al termine di tale rapporto pedagogico dovrà invece possedere». Occorre domandarsi: quale tecnica è più efficace per tramandare una verità e farsi capire dai ragazzi? Analizzando l’efficacia di un dibattito che si ha all’interno di un’aula scolastica, si evince che la classica lezione frontale che ogni insegnate e studente pratica, comporta dei limiti per quanto riguarda la comunicazione. Adottando un approccio più circolare, sia come impostazione della lezione stessa e sia come spazi, ad esempio posizionando i banchi a forma di cerchio, si può facilitare e può rendere più efficace il dialogo tra studenti e professori. Un esempio pratico si può osservare quando si fa riferimento al metodo applicato nella scuola primaria “Montessori”. I tre pilastri che caratterizzano questo modello di scuola sono: ambiente, insegnante e materiale. L’ambiente è organizzato in modo da favorire la sperimentazione, il lavoro individuale e di gruppo. L’insegnante ha il compito di predisporre l’ambiente, stimolare e orientare lo studente o la studentessa, analizzando anche aspetti psicologici e culturali del bambino. Per quanto riguarda il materiale, ogni argomento ne prevede uno specifico che, attraverso l’esperienza concreta, consente l’interiorizzazione profonda dei concetti.

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In Italia, nel 2020, il 13,1% degli studenti abbandona prematuramente la scuola. L’Italia è il quarto Stato europeo per incidenza del fenomeno. L’abbandono prematuro della scuola, da parte di un ragazzo o una ragazza, è determinato da più fattori che spaziano da aspetti più economici a quelli più culturali. Prendendo in esame un possibile motivo, è possibile analizzare la mancanza di interesse che gli alunni provano in quello che viene trattato all’interno delle aule scolastiche. Facciamo riferimento alla didattica, nello specifico su cosa e come viene trattato in aula. Molto spesso tra insegnanti e alunni vi è un gap generazionale che a volte si tramuta in incomprensione. Quest’ultima è possibile osservarla anche in un contesto più ampio, prendendo ad esempio il cambiamento climatico e guardando la maggioranza di persone che partecipano alle manifestazioni. Si può notare una superiorità numerica di giovani che si sentono più vicini al tema e di conseguenza vivono la tematica in maniera attiva; basti pensare alla giovane diciannovenne Greta Thumberg, una tra le prime attiviste per lo sviluppo sostenibile. La scuola è il luogo dei giovani ed è necessario che tratti anche tematiche dirette a loro.

Le discussioni e gli interventi sulla scuola non riescono ad uscire dal cerchio dei problemi “superficiali”, con quest’ultimo termine si fa riferimento a problemi che non guardano la base della questione. Il sistema scuola guarda al suo interno mentre dovrebbe guardare fuori di sé, nella società. Lo storico Eric Hobsbawm scrive: «le fondamenta stesse della nostra società sono state terremotate dalla rivoluzione economica, sociale e culturale dell’ultima parte del XX secolo», mentre la scuola sembra muoversi ancora in una società pre-terremoto. I compiti previsti dalla scuola sono molteplici, ampi e complicati; uno tra questi è preparare i giovani alla società in cui vivranno, in modo che essi siano prima di tutto in grado di comprenderla e poi di contribuire al suo cambiamento. Lo spazio in cui si vive è in continuo cambiamento a seconda dei tempi e dei luoghi. Perciò le diverse società richiedono conoscenze, comportamenti e valori diversi nelle persone che debbono vivere in esse.

Tutti i problemi della scuola sono difficili da risolvere, anche quelli superficiali. I cambiamenti citati sopra fanno riferimento a cambiamenti fondamentali, e richiedono una modifica radicale nei fondamenti stessi di una istituzione molto antica. La concezione generale che ognuno di noi dovrebbe capire è che i cambiamenti che si inseriscono nella scuola non investono solo quella, ma anche la società e la cultura che oggi cambiano molto e velocemente. La necessità di trattare questi argomenti, tenendo conto soprattutto dell’aspetto psicologico, è particolarmente inevitabile in questo periodo a causa delle conseguenze che la pandemia sta creando in ogni singolo studente.

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Da circa un mese, ogni venerdì, migliaia di studenti in oltre 20 città italiane scendono in piazza principalmente per essere ascoltati. Il messaggio fondamentale che sta alla base è l’ascolto, provare a far capire che esistono anche loro e che tutti sono dotati di ratio e, di conseguenza, è corretto esprimere la propria idea soprattutto su una questione che loro vivono ogni giorno e chi meglio di loro può aiutare a risolvere visibili problemi.

L’importanza dell’ascolto

Qualche riga sopra si è detto che la capacità di ascoltare sia fondamentale. In questi ultimi anni, purtroppo, abbiamo notato come vi sia una mancanza di ciò e come sia possibile osservarla in molti contesti, ad esempio all’interno della politica e della scuola. Da ciò deriva la chiusura, sempre più accentuata, del proprio pensiero dimenticandosi di essere dentro un contesto sociale dove la condivisione di una riflessione può portare un guadagno e un arricchimento individuale e collettivo.

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Ecco, all’interno della scuola occorre anche discutere ed insegnare questioni che stanno inevitabilmente cambiando la nostra società, occorre farlo al più presto, adottando tecniche che permettono ad entrambi i ruoli, insegnanti e studenti, di esprimere la propria opinione e di essere ascoltati.

I cambiamenti citati all’inizio sono radicali e, appunto per questo, si inseriscono dentro la società e tendono a rimanere. Inserirli all’interno della scuola, dove si dialoga con dei ragazzi che si stanno formando, non costituisce una facilità nel trasportare questi cambiamenti nella mente della persona? Tra circa un anno noi cittadini andremo a votare. Quello che mi aspetto dai partiti politici è la serietà e una visione lungimirante nell’affrontare il tema della scuola, con personalità inserita in un contesto allargato e dedicando ascolto.

Mario Cantore

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Sitografia:
https://www.youtube.com/watch?v=U8aPij1OaDs&t=4s
http://www.officinasedici.org/2016/06/28/il-corpo-docile-e-la-presa-scolastica/ https://www.marilenacremaschini.it/il-metodo-montessori-nella-scuola-primaria/

Redazione

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