Il sesso è uno degli elementi centrali nella carriera cinematografica di Woody Allen, un punto saldo nella sua evoluzione filmica. Spesso rappresentato dal regista con ironia e comicità, il sesso in Woody Allen è al tempo stesso preso sul serio e poco sul serio. Da un lato, parte fondante dei rapporti, sentimentali e non, tra i suoi personaggi, dall’altro, elemento assurdo, fuori da ogni schema, così schietto e strano da essere vero, da rappresentare le stranezze, le perversioni, le fragilità e le insicurezze umane attraverso la chiave dell’ironia e del sarcasmo. Chi guarda i film di Allen ride con lui del sesso, e più in generale dei legami, d’amore o sessuali, che i suoi bizzarri personaggi intrattengono, in una satira che non risparmia nessuno, forse nemmeno gli spettatori. In decenni e decenni di carriera, il sesso rimane uno dei temi più cari al regista, così come la sua interpretazione sarcastica e pungente. Se i tempi sono cambiati e il pudore è, se non scomparso, mutato, la sessualità è rimasta un elemento saldo nel suo cinema, ma al tempo stesso un tema che il regista nordamericano è stato in grado di evolvere, così da cogliere nuove sfumature dei rapporti umani, nuove piste di comicità e riflessione.
Sesso e ironia caratterizzano l’opera di Woody Allen da anni, a partire per esempio da Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere) (1972), tratto dall’omonimo libro del sessuologo David Reuben, anno 1969, il cui scopo era principalmente divulgativo e che si sviluppava in 15 argomenti – capitoli sotto forma di domanda e risposta. Woody Allen riprende la struttura e, soprattutto, il contenuto, rielaborandolo secondo il suo personalissimo stile in sette episodi esilaranti. Dagli afrodisiaci e i loro poteri – e relative conseguenze indesiderate – alla storia d’amore con una pecora di grande fascino, fino all’ultimo, celebre capitolo in cui l’orgasmo maschile viene presentato dal punto di vista del cervello, ritratto come un laboratorio stile NASA dove gli organi cooperano per conquistare la ragazza, il film è un perfetto intreccio tra storie di sesso e comicità. La scena degli spermatozoi paracadutisti, tra cui compare il volto di Allen stesso – cappuccio bianco e occhiali – è forse una delle scene più iconiche della sua produzione e racchiude la volontà di superare ogni bigottismo, di stemperare una visione del sesso ancora chiusa, intimidita. Il sesso non è più sesso, ma assurdità, comicità, una stramberia che mostra i vizi e le perversioni più bizzarre dell’essere umano. Il film, proprio per i suoi contenuti fuori dalle righe dell’epoca, fu censurato in alcuni paesi, tra cui l’Irlanda, per esempio per il rapporto d’amore, anche in questo caso umoristico e assurdo, con una pecora.
Un altro interessante esempio di come sesso e ironia si intreccino e completino è quello dato da Commedia sexy in una notte di mezza estate (1982). Una fotografia splendente e alcuni stilemi convenzionali lo rendono un film trascurato, maliziosamente stretto tra i “pro” e i “contro” della critica. Al di là delle citazioni esplicite (Shakespeare, Goethe), l’opera conserva in sé i tratti del miglior Woody Allen, un’incespicante ironia irresistibile e il modo unico di trattare le relazioni, di far scivolare l’eros sul crinale tra goffaggine ed esistenzialismo, ponendo al centro l’individuo solo, precario, roso dai suoi tormenti. L’occasione è qui offerta dall’intreccio di quotidianità sbiadite, dalla convivenza di un gruppo male assortito e chiuso nel proprio intimo disinteresse: Andrew (Woody Allen), un inventore svitato; sua moglie Adrian (Mary Steenburgen); il medico libertino …