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settimana lavorativa quattro giorni

Sta prendendo piede la settimana lavorativa di quattro giorni?

In Spagna si sta parlando tanto di settimana corta. E in Italia invece? L'argomento è ancora malvisto, ma alcune grandi aziende stanno iniziando a sperimentarla. Segno che qualcosa sta cambiando.

4 minuti di lettura

La settimana lavorativa di quattro giorni è un tema discusso da tempo in Italia e altrove e su cui sono stati fatti esperimenti in più paesi, cambiando anche le modalità, quanto e come un lavoratore vive e intende il lavoro. L’idea di base è semplice da comprende, più difficile da attuare: a parità di salario e di un orario pressoché identico, i giorni lavorativi passano dai cinque standard (lunedì-venerdì) a quattro.

Settimana corta, le prime sperimentazioni quasi 10 anni fa

Nei paesi del Nord Europa la settimana di quattro giorni è diffusa in via sperimentale già da qualche anno, in Italia le resistenze delle aziende e della macchina governativa sono state molto più forti. Ad aprire la strada alla cosiddetta “settimana corta” è stata l’Islanda tra il 2015 e il 2019: obiettivo di allora era 35 massimo 36 ore alla settimana su quattro giorni. I risultati sono stati buoni: l’86% dei dipendenti che ha scelto i quattro giorni ha segnalato “meno stress” sul posto di lavoro. Sono arrivate poi Nuova Zelanda, UK, Spagna, Belgio. Timidi tentativi anche da USA, Svezia e Giappone. In Danimarca oggi la settimana lavorativa è in media di 33 ore alla settimana.

Il caso Valentia

In Spagna in questo 2023 si è parlato molto di settimana lavorativa corta citando più volte il caso di Valentia, la città del sud della Spagna che ha deciso di optare per un fine settimana lungo dal sabato al lunedì, per lavorare solo quattro giorni a settimana. Il Comune ha lanciato ad aprile una sperimentazione lunga un mese per valutare l’impatto di un orario di lavoro ridotto a sole 32 ore settimanali sulla produttività, il tempo libero, la mobilità e l’economia, sfruttando anche alcune festività già calendarizzate.

«Vogliamo che le persone lavorino per vivere, non che vivano per lavorare», aveva dichiarato il sindaco Joan Ribó. L’idea della settimana lavorativa di 32 ore è stata promossa dalla Regione valenciana, che ha al tempo stesso garantito il sostegno alle aziende per la sua attuazione, senza incidere sugli stipendi. Tra le varie iniziative, nel 2022 ha offerto oltre 9mila euro alle imprese per ogni lavoratore che avrebbe aderito alla settimana di 32 ore. Un aiuto che, ovviamente, sottintende un previo accordo con la rappresentanza legale del dipendente e un piano di miglioramento della produttività. I risultati sono in fase di valutazione da parte del centro di innovazione Las Naves del Comune di Valencia, ma in Spagna il dibattuto sulla riduzione delle ore è fortissimo e sta prendendo piede una riforma che strutturalmente potrebbe abbassare le ore (e le giornate) di lavoro.

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E in Italia a che punto siamo?

Per l’Italia, che ha una forte vocazione manifatturiera, il tema della settimana corta è sempre stato visto abbastanza negativamente. Spesso percepita come uno stratagemma per lavorare meno, il tema della settimana a quattro giorni ha spesso infiammato il dibattito politico: per semplificare potremmo dire che a sostenerla come sperimentazione è soprattutto la sinistra, più dubbiosa la destra, storicamente più vicina agli imprenditori – soprattutto i piccoli – che sulla settimana corta nutrono più perplessità. C’è da dire, in loro difesa, che oltre il 90% delle imprese in Italia sono MPMI, aziende micro, piccole o medie sotto i 50 dipendenti per cui perdere un giorno lavorativo su 5 non è organizzativamente semplice. Si aggiunge, infine, un fattore culturale – lo abbiamo visto anche con lo smart working – per cui è ancora importante per le imprese (piccole ma anche grandi) non delegare il lavoro da remoto bensì continuare a investire nella struttura fisica del luogo: una sicurezza per molti lavoratori, un’impostazione poco amata dalle generazioni più giovani che sui social (è diventato virale questo caso) spesso hanno lamentato il poco tempo libero a disposizione a fronte di un mestiere totalizzante e sono invece più propensi a un lavoro più smart e “da casa”.

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Qualcosa sta cambiando

Eppure, qualcosa sta iniziando a cambiare sul tema della settimana corta e tale cambiamento arriva soprattutto dalle grandi aziende. Pochi giorni fa EssilorLuxottica, una delle più importanti aziende italiane nonché tra le più grandi produttrici mondiali di occhiali, ha annunciato l’introduzione in via sperimentale della settimana lavorativa di quattro giorni per venti settimane l’anno, per 6 stabilimenti italiani.

Adesso è l’azienda di automobili Lamborghini – con sede in Italia ma di proprietà della tedesca Volkswagen – che ha annunciato di aver trovato un accordo con i sindacati per introdurre la settimana lavorativa di quattro giorni per i propri lavoratori. Come ben ricostruisce Il Post, l’accordo prevede una generale diminuzione degli orari di lavoro per gli operai che si occupano della produzione delle automobili, e si articolerà in due modalità: chi lavora su due turni (mattina e pomeriggio) alternerà una settimana di lavoro da cinque giorni a una da quattro, lavorando 22 giorni in meno all’anno, e chi lavora su tre turni (mattina, pomeriggio e notte) alternerà una settimana da 5 giorni e due da 4, lavorando in tutto 32 giorni in meno all’anno.

Chi dorme… piglia pesci

Diverse ricerche suggeriscono che la settimana lavorativa di quattro giorni può non soltanto non compromettere l’economia aziendale, ma anche migliorare la produttività e la salute dei suoi dipendenti. Nel paper pubblicato sulla rivista International Journal of Behavioral Nutrition and Physical Activity, i ricercatori hanno registrato che diminuire orari e stress di lavoro (anche con brevi ferie, ad esempio) e dedicare più tempo al riposo aumenta la produttività.

«Una settimana lavorativa più corta viene sperimentata dalle aziende di tutto il mondo», commenta la coautrice della ricerca Carol Maher, ripresa da Wired, ricordando come i dipendenti riportino meno stress e stanchezza, nonché una migliore salute mentale e un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata. «Questo studio fornisce prove empiriche che le persone hanno uno stile di vita più sano quando fanno una breve pausa, come un fine settimana di tre giorni», conclude l’esperta. «Pensiamo che l’aumento dell’attività fisica e del sonno abbia effetti positivi sulla salute sia mentale che fisica, contribuendo ai benefici osservati con una settimana lavorativa di quattro giorni».

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Agnese Zappalà

Classe 1993. Ho studiato musica classica, storia e scienze politiche. Oggi sono giornalista pubblicista a Monza. Vicedirettrice di Frammenti Rivista. Aspirante Nora Ephron.

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