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Sex work is work

Il libro che racconta la prostituzione come lavoro

Il lavoro sessuale è un lavoro, e in quanto tale deve prevedere tutele e diritti per le persone che lo esercitano. Questa è la tesi centrale del libro di Giulia Zollino, antropologa, esperta di educazione sessuale, attivista e sex worker.

6 minuti di lettura

Sex work is work: il lavoro sessuale è un lavoro vero e proprio. Un concetto che ancora si fa strada a fatica nella nostra cultura, il cui giudizio sulle prostituzioni e sui lavori di matrice sessuale è ancora molto forte, a volte inconscio, involontario, ma radicato.

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Giulia Zollino – antropologa, esperta di educazione sessuale, attivista e sex worker – porta avanti con Sex work is work (2021) un’innovativa sensibilizzazione sul tema, così da lottare contro lo stigma che lo avvolge. Il libro fa parte della collana Book Bloc, strumenti di autodifesa culturale di Eris e si presenta come un volume minuto, ma non scarno, denso di spunti e piste di riflessione. Un piccolo vademecum per aprire la mente e concepire il sex work come una professione vera e superare i pregiudizi più comuni. La storia dell’autrice, la sua esperienza intima e personale, si fonde con la cultura, la società, i movimenti internazionali dei e delle sex workers, fondendo la propria narrazione con la voce tratta da interviste e testimonianze. Testimonianze non necessariamente positive, perché il libro non vuole essere fintamente idilliaco, ma reale, concreto.

Tra le scelte di contro-narrazione proposte, il libro decide prima di tutto di sperimentare l’asterisco al posto del maschile plurale generalizzato, con lo scopo di superare il binarismo di genere e includere varie identità. Al linguaggio Giulia Zollino fa attenzione anche a partire dal termine centrale del libro, sex work, di cui sottolinea da subito la valenza politica: un termine che nasce negli anni Settanta e si diffonde poi negli anni Ottanta (Novanta in Italia) per parlare sì di sesso, ma anche di lavoro, senza le connotazioni negative portate da parole come prostituta o puttana, che in alcuni casi sono comunque diventati termini di emancipazione e orgoglio.

Sex work is work tratta poi il delicato legame tra lavoro sessuale e patriarcato e considera i preconcetti, le strategie di autotutela e le connotazioni di genere di questo ambito, fino ad arrivare alla questione legislativa. Ogni punto è trattato in modo chiaro, coinciso e concreto: lo scritto va dritto al dunque per offrire informazioni precise e ben legate alla quotidianità dei sex workers. Affiorano quindi parole come autodeterminazione, sfruttamento, necessità: l’opera scava sul traballante confine nella dicotomia tra chi sceglie di entrare nel mondo delle prostituzioni e chi ne viene costretto o costretta, mostrando che la realtà è ben più complessa. Il sex work in alcuni casi può diventare infatti empowerment ma, come ogni settore lavorativo, non è esente da sfruttamenti e violenze: un male comune che sembra amplificarsi notevolmente quando la sfera coinvolta è quella sessuale, sulla scia di una serie di pregiudizi che non investono altre aree – pensiamo a chi raccoglie pomodori a 3 euro l’ora, ci dice l’autrice. Lungi dal voler edulcorare situazioni di violenza, Zollino analizza diverse situazioni, soggettività, contesti, sensazioni, così da dare un quadro ampio, per esempio anche sulla delicata questione della tratta.

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Una parte del libro è poi dedicata alla narrazione della prostituzione, anche in questo caso ambivalente: il lusso da un lato, il degrado dall’altro, la vittima contro il carnefice, la donna opposta all’uomo (i «puttani»? No, i gigolò semmai, in una connotazione che anche nel lavoro sessuale interpreta diversamente maschilità e femminilità secondo canoni morali e sessuali precisi e duri a morire). Il libro incoraggia un pensiero che vada oltre la «storia unica» per concepire e comprendere tanti racconti ed esperienze diverse, nell’ottica di una pluralità delle rappresentazioni che possa costruire un coro di voci, più che una sola voce stereotipata. Il libro si chiude con il capitolo Strategie e risorse, lavorando a una maggiore concezione del diritto «ad essere chi siamo», per esempio attraverso una controcultura che sia più consapevole, aperta e critica verso il lavoro sessuale.

Sex work is work

Sex work is work di Giulia Zollino (acquista) costituisce quindi un primo importantissimo passo per superare i preconcetti legati ai lavori sessuali, un’opera che guida chi legge con attenzione, senza cadere in frasi fatte e narrazioni stereotipate e con l’obiettivo di normalizzare il lavoro sessuale, i suoi diritti, il suo immaginario.

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