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«Un Viaggio chiamato Teatro»: il Carcano di Milano presenta la nuova stagione

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Se il teatro  (dal greco theaomai, guardare) è il luogo della visione, è implicito adottare un determinato punto di vista da cui osservare. È immediato considerare la platea come prospettiva atta al vedere, chi guarda è lo spettatore, dimenticando però come anche l’azione teatrale –dunque radicalmente visuale- dell’attore sia visiva.  La meraviglia dello spettacolo teatrale consente il gioco di una visione doppia che si combina nella divisione di pubblico e attore: il paradosso della distanza spazio-temporale tra opera scenica e realtà attuale è la realizzazione di una traiettoria immaginativa nell’atto visivo, nella direzione dell’attore, personaggio mai privato della sua realtà finché pubblico per il pubblico stesso.

Così il teatro si riscopre percorso visivo, di immagine che prende il corpo dal testo, nell’esecuzione straordinaria che non segna un termine, ma dà vita all’opera: un itinerario attraverso le parole, un dialogo tra vista e ascolto. Nella ricerca continua di parole che lascino un significato, che facciano un segno, un cenno, diano una direzione al procedere della vita. Un Viaggio chiamato Teatro, così il Teatro Carcano ha voluto dare avvio alla nuova stagione che si prospetta nella dinamica di una tradizione tesa al rinnovamento, presentata giovedì 7 giugno con la direzione artistica di Sergio Fantoli e Fioravante Cozzaglio, alla presenza dell’Assessore alla Cultura Filippo del Corno e una platea gremita di entusiasti spettatori e giornalisti.

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Nello spazio metropolitano della città di Milano, il teatro diventa luogo itinerante di reciproco riconoscimento, nella proposta di un viaggio zigzagante tra generi divergenti, nella complementarietà della diversità artistica che diventa ricchezza espressiva.

La prosa si conferma teatro dell’intelligenza, teatro del gradimento, nell’alternanza di rivisitazioni, e riscritture e novità assoluta, tra Le Allegri Comari di Windsor, nell’adattemento di Edoardo Erba, il Molière/ il Misantropo di Valer Malosti, Alle 5 da me con Gaia de Laurentis e Ugo Dighero.

Si apre lo spazio alternativo di Romanzi nel Tempo, una proposta di racconto storico nella trasposizione artistica e pedagogica per narrare la cultura, con Philippe Daverio e Paolo Colombo, anche nella dimensione dell’infanzia, nella scoperta della favola, con Fantateatro, le Fantadomeniche ( regia di Sandra Bertuzzi).

Il percorso teatrale si inoltra nella performatività artistica di musica e danza, per un connubio temporale che congiunge in campo musicale, l’ascolto visivo di melologhi e farse rossiniane realizzate grazie al conservatorio di Musica Giuseppe Verdi di Milano e l’Accademia delle Belle Arti di Brera  per il centocinquantenario della morte di Gioacchino Rossini e innovazioni contemporanee, come il Gospel Freedom in onore del centesimo compleanno di Nelson Mandela del Soweto Gospel Choir. La danza spazia nell’inventiva e nell’invenzione operistica, dal Balletto del sud con La bella addormentata a Otello del Balletto di Roma.

Il preludio nella novità giunge nella direzione inesplorata di Ex novo, che vede coinvolti il Decameron, con un progetto e regia di Sergio Manfredi, Piergiorgio Odifreddi con La matematica al tempo dei Greci, da Pitagora e Archimede e Riccardo III di Davide Palla.

In attesa della diretta visuale, il rimando virtuale a un panorama sconfinato di un viaggio che aspetta solo di iniziare: http://www.teatrocarcano.com/

Anastasia Ciocca

Instancabile sognatrice dal 1995, dopo il soggiorno universitario triennale nella Capitale, termina gli studi filosofici a Milano, dove vive la passione per il teatro, sperimentandone le infinite possibilità: spettatrice per diletto, critica all’occasione, autrice come aspirazione presente e futura.

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