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«L’uomo senza qualità. Gian Enzo Sperone collezionista» al Mart

Al Mart di Rovereto sono esposti quattrocento dei capolavori più importanti della collezione di Gian Enzo Sperone, che vede affiancate senza contrasto opere di arte contemporanea, antica e moderna. Visitabile fino al 3 marzo 2024

7 minuti di lettura

Gallerista, collezionista, amante dell’arte, ma non solo. Per più di mezzo secolo, Gian Enzo Sperone è stato uno dei personaggi al centro della scena artistica internazionale e ora il Mart di Rovereto gli rende omaggio con una mostra che espone quattrocento dei capolavori più importanti della sua collezione, che vede affiancate senza contrasto opere di arte contemporanea, ma anche antica e moderna. Racconto di una passione eclettica e totalizzante, L’uomo senza qualità. Gian Enzo Sperone collezionista, a cura di Denis Isaia con Tania Pistone, è visitabile dal 26 ottobre 2023 al 3 marzo 2024.

Tra antico e contemporaneo

Giacomo Balla, Pablo Picasso, Lucio Fontana, Andy Warhol, ma anche pezzi di archeologia romana, passando per i lavori di Sofonisba Anguissola, Francesco Hayez, Luca Giordano e Giovanni Battista Lampi, incisioni e tavole dorate medievali. Quella che si presenta nelle sale del museo roveretano è una collezione poliedrica, mostrata senza timore di accostare opere apparentemente lontane, eppure in grado di dialogare. Ecco allora che due statue di cavalli in terracotta dipinta, risalenti alla dinastia Han (206 a.C.-220 d.C), sono poste al centro di una sala che presenta come loro sfondo e interlocutore ideale Senza Titolo (Fibonacci) dell’artista Mario Merz, del 1970.

Gian Enzo Sperone

Gian Enzo Sperone è «l’uomo senza qualità», come lui stesso ha scelto di definirsi, in apparente contraddizione con se stesso e guidato da un desiderio di possesso e accumulo, «una dipendenza». Il titolo della mostra riprende quello del romanzo-capolavoro incompiuto dello scrittore austriaco Robert Musil. L’opera letteraria condivide con l’esposizione il carattere monumentale e totale, ponendosi come ritratto, lavoro di un’intera vita. L’uomo senza qualità di Musil riunisce e integra diverse forme letterarie, proprio come la Collezione Sperone presenta un campionario completo e ricchissimo capace di mostrare tutto lo svolgersi della storia dell’arte.

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Ma Gian Enzo Sperone è anche «un uomo senza tempo», come l’ha definito l’antiquario Fabrizio Moretti. Vivendo «forsennatamente al servizio degli artisti», del presente come del passato, il gallerista ha trovato il suo posto nel mondo al loro fianco, inseguendo strenuamente la propria passione, il proprio intuito e cogliendo le occasioni che gli si sono presentate – o che è riuscito a fare in modo di costruirsi. L’uomo senza qualità. Gian Enzo Sperone collezionista è «una mostra che omaggia passato e futuro», «un museo di vita».

Gian Enzo Sperone gallerista

Classe 1939, apre la sua prima galleria a Torino nel 1964, impostando da subito una linea di tendenza che segue la grande arte statunitense, ma lavorando anche con poveristi e concettuali europei. L’istinto e il gusto allenati negli anni lo portano ad affiancare presto le avanguardie più innovative, slegate dal passato, preferendo i linguaggi e le tendenze contemporanee. Per decenni vive tra l’Italia e gli Stati Uniti, facendosi tramite fondamentale per gli scambi culturali e commerciali che negli anni Settanta e Ottanta agitano e danno vita e corpo al mondo dell’arte che si apprestava a diventare globale. Anche al suo contributo si deve il successo internazionale delle due correnti italiane contemporanee che più di tutte sono riuscite a superare il provincialismo e la chiusura tipica dell’arte della penisola: l’Arte Povera e la Transavanguardia.

Gian Enzo Sperone. Foto Franco Borrelli. Fonte: Mart

Le ambiguità e i contrasti intriseci alla figura di Gian Enzo Sperone sono esplicitati dunque dalle sue due anime, due occupazioni maggiori: quella di gallerista, dedito al contemporaneo, sempre attento al presente e con gli occhi rivolti al futuro; e quella di collezionista, appassionato d’arte e in particolare di arte antica.

La mostra

Con l’intenzione di stupire e divertire il pubblico, ma anche di sovvertire le regole della museografia contemporanea come già successo più volte al Mart, il percorso espositivo mescola stili, tempi, materiali, forme. Ideato dall’architetto Remoto Atelier, l’allestimento è scenografico, teatrale, inaspettato e sorprendente. L’occhio è attirato e stordito dai colori acidi, fluo delle pareti che accolgono capolavori di ogni epoca. Qualcosa di nuovo e che difficilmente si vede oggi nei musei, anche in quelli di arte contemporanea tanto affini alle stranezze e all’eccentricità.

La mostra non è, come quasi sempre accade, nozionistica, quanto piuttosto emozionante – non che la conoscenza escluda il sentimento, ma difficilmente quest’ultimo riesce a essere coprotagonista nelle “classiche” mostre tematiche. La mostra L’uomo senza qualità. Gian Enzo Sperone collezionista al Mart è basata sul confronto tra antico e moderno, scuole, movimenti e tecniche. Si compone di oggetti differenti e distanti in termini di tempo, spazio, intenzioni accostati per affinità formali, visive, di soggetto. Partendo dal presupposto che «quando l’arte è straordinaria è sempre contemporanea» e che il contesto in cui un’opera viene fruita ne modifica la percezione, il Mart attraversa le epoche e riposiziona al centro del discorso culturale l’arte in quanto tale, senza sovrastrutture.

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Coerentemente con la collezione – e potremmo dire anche la personalità – di Gian Enzo Sperone, la mostra al Mart è onnivora, «iperbolica» secondo il curatore Denis Isaia. È un esercizio di gusto dal fortissimo impatto visivo e sensibile. «Lodare la storia e inventare il presente: questa è la lezione che Sperone ci consegna».

Gian Enzo Sperone

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Rebecca Sivieri

Classe 1999. Nata e cresciuta nella mia amata Cremona, partita poi alla volta di Venezia per la laurea triennale in Arti Visive e Multimediali. Dato che soffro il mal di mare, per la Magistrale in Arte ho optato per Trento. Scrivere non è forse il mio mestiere, ma mi piace parlare agli altri di ciò che amo.

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