La pace indica tanto uno stato di eccezionalità quanto una condizione di normalità.
Definita dall’assenza di guerra, è transizione, pacificazione e ristabilimento.
Nei regimi totalitari il pacifismo è strumento violentissimo di controllo e soppressione delle libertà. In democrazia corre il rischio di trasformarsi in rassegnazione, immotivata convinzione di inevitabilità e rinuncia alla libertà.
Ma pace è anche aspirazione alla serenità, rinuncia alla violenza e apertura al conflitto che nasce dall’incontro di idee, che genera progresso, sforzo di immaginazione, spinta vitale alla ricerca della felicità, atto individuale e collettivo di libertà.
Ne abbiamo parlato nel Bar Europa al Rock Night Show su Radio Godot con Giuseppe Garrera, musicologo, storico dell’arte e collezionista, coordinatore scientifico del Master in Economia e Management dell’Arte e dei Beni Culturali della Business School del Sole 24 Ore.

Curatore, assieme a Sebastiano Triulzi, József Készman e Viktória Popovics, della mostra Tecniche d’evasione in corso al Palazzo delle Esposizioni di Roma e organizzata in collaborazione con il Ludwig Museum di Budapest, che espone il pensiero e le opere di un gruppo di artisti che si sono soffermati sulla potenza persuasiva e di addomesticamento di un potere che si presenta buono, paternalista, dolce, comprensivo, e si rivela totalitario.
Una bellissima mostra sull’avanguardia ungherese che lo ha sfidato, lo ha irriso e, così facendo, ha richiamato le coscienze alla libertà.
Buon ascolto!