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Afrodite Pierre Louÿs

«Afrodite» di Pierre Louÿs: il dipinto profano della bellezza antica

Nell'antica Alessandria d'Egitto lo scultore Demetrio, amante della regina Berenice, è l'uomo più desiderato. Ma lui vuole solo la cortigiana Chrysis e per conquistarla compie un triplice delitto rubando per lei tre oggetti sacri alla dea Afrodite.

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8 minuti di lettura
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Nei luminosi recessi del passato s’inscrive Afrodite di Pierre Louÿs. Torbido capolavoro della letteratura francese, quest’opera è permeata di sensualità, creando una fusione ancestrale tra il calore di un’Alessandria in fermento e quello altrettanto vivace delle camere cortigiane. Configuratesi come un’analisi romanzata dei costumi antichi, Afrodite è in realtà un racconto di estrema delicatezza che esplora l’intimità della psiche umana nella sua essenza più incontrollabile. Non l’amore o la rabbia guidano e decidono le sorti dell’uomo, ma la fatale passione che innesca meccanismi primitivi di difficile comprensione.

Ed è proprio la passione a spingere due giovani amanti in un turbine di crimini e processioni sacre. Criside, cortigiana di incomparabile bellezza che con la sua chioma dorata inneggia alle ondose chiome di Afrodite, e Demetrio, che suscita suicidi, che spinge alla disperazione, per il cui amore regine e serve si sono inginocchiate in imploranti suppliche. Le creature più desiderate dell’intero Egitto camminano nel crepuscolo di una città all’apice del suo splendore, e mentre la luce del sole mostra le ultime fiamme cremisi, i loro sguardi si mescolano in un incontro che cambierà le sorti dell’intera Alessandria.

La trama

Procedendo con ordine, il libro dipana in primo luogo le storie dei suoi protagonisti, dipingendo dei ritratti vividi e toccanti. Criside è una giovane cortigiana, giunta sino ad Alessandria dalla lontana Giudea con una carovana mercantile, educata all’ars amatoria sin dalla tenera età. Maestra nell’arte della bellezza e della sensualità, composta e misurata in ogni gesto, nessuno conosce il vero nome di Criside, la quale porta sul capo il nome epitetico della dea dell’amore. Demetrio è invece un artista, uno scultore, che plasma il marmo come la creta primigenia da cui nacque Adamo, e che a sua volta sembra essere stato cesellato alla perfezione. Amante della regina Berenice, egli, come un giorno farà Pigmalione, venera e ama solo la sua Afrodite, quella mistica scultura ideata sulle fattezze della regina, ma che aspira a un’estetica più alta.

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Quando Demetrio scorge Criside per la prima volta, la sua Afrodite si trasfigura in un essere di carne e sangue, del quale lui diventa completamente schiavo. Ed è così che l’annoiata Criside, ormai stanca dei troppi insulsi amanti, sfrutta questa devozione a suo vantaggio per dare vita a una dichiarazione d’amore degna dei più grandi poemi. In cambio del suo amore Criside non chiede che tre doni: uno specchio antico, nel quale pare si fosse ammirata la poetessa Saffo, un pettine cesellato, appartenuto a una famosa cortigiana, e infine, una lunga collana dai molteplici fili di perle che giace sul pallido corpo marmoreo della statua di Afrodite.

Ma queste richieste apparentemente semplici celano un prezzo ben più elevato: ogni dono, per essere preso, porterà al compimento di un crimine, in un crescendo di delitti che dal furto passerà all’omicidio per giungere al sacrilegio. Ebbene è proprio in questo meraviglioso meccanismo letterario che risiede la straordinaria capacità inventiva di Pierre Louÿs. Egli infatti affronta i due aspetti più funesti della passione: da una parte l’ossessione per una donna, al cui corpo l’uomo aspira come a un santuario, dall’altra il piacere sacrilego del crimine, che viene perpetrato nella consapevolezza e nel pentimento. Demetrio infatti, dopo aver commesso senza alcuna difficoltà il primo furto, si troverà ad uccidere con immensa passione la sacerdotessa che porta nei capelli il pettine agognato da Criside, pugnalandola al cuore mentre si congiunge con lei in un ultimo e disperato atto di generosità. Quando infine tradirà la sua divinità assoluta, strappando dal suo collo le perle che accolsero i piedi della nascitura, Demetrio verrà svuotato di ogni sentimento, tanto da dimenticare la stessa Criside e il suo amore per lei.

Il titolo stesso dell’opera lascia intendere come la vera protagonista dell’opera sia in realtà l’antica divinità della bellezza, la quale muove i fili invisibili delle esistenze umane e si erge come delizia e tortura delle anime stanche. E quando Criside avvolta nei suoi doni insanguinati si ergerà nuda sul mistico faro, il popolo si prosterà di fronte alla sua dea genitrice e protettrice, in un’ultima profana celebrazione della carne e della donna. L’opera di Pierre Louÿs è atemporale e racconta la perpetua lotta individuale dell’uomo con se stesso, dell’individuo che lotta contro le sue passioni, contro le sue follie, contro la sua stessa volontà. Il personaggio di Criside altri non è se non una donna che, dopo aver donato ogni parte di sé, viene travolta dalla noia e giunge a soluzioni estreme pur di smuovere emozioni ormai sopite. Demetrio è invece l’uomo respinto e travolto dalla sensualità dirompente di una bella donna, disposto a tutto pur di averla. Desiderio che si rivela in realtà essere una futile e passeggera ossessione.

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Attraverso un dipinto meravigliosamente descritto delle tradizioni antiche, Pierre Louÿs permette al lettore di riscoprire gli antichi rituali cortigiani che si svolgevano nei templi di Afrodite, lasciando comprendere anche il modo di vivere liberamente la sessualità. Fresca e leggera come un vento crepuscolare, profumata e travolgente come giardini fioriti, la lettura di Afrodite di Pierre Louÿs affascina e al tempo stesso sconvolge il lettore con la sua raffinatezza e i suoi temi scabrosi, per la sua attualità e capacità di esplorare con cura i sentimenti e i moti dell’animo umano, e per l’estrema vivacità intellettuale ed emotiva dei suoi indimenticabili personaggi. Dall’eleganza struggente e appassionante, Afrodite è un connubio di arte e passionalità, l’eco vivido e ricco di colori di un mondo perduto che continua ad affascinare l’umanità, un racconto di sensualità sublime, ma soprattutto un capolavoro letterario di straordinaria e ineguagliabile bellezza.

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Anna Maria Giano

Mi chiamo Giano Anna Maria, nata a Milano il 4 marzo 1993. Laureata Lingue e Letterature Straniere presso l'Università degli Studi di Milano, mi sto specializzando in Letterature Comparate presso il Trinity College di Dublino.Fin da bambina ho sempre amato la musica, il colore, la forza profonda di ciò che è bello. Crescendo, ho voluto trasformare dei semplici sentimenti infantili in qualcosa di concreto, e ho cercato di far evolvere il semplice piacere in pura passione. Grazie ai libri, ho potuto conoscere mondi sempre nuovi e modi sempre più travolgenti di apprezzare l'arte in tutte le sue forme. E più conoscevo, più amavo questo mondo meraviglioso e potente. Finchè un giorno, la mia vita si trasformò grazie ad un incontro speciale, un incontro che ha reso l'arte il vero scopo della mia esistenza... quello con John Keats. Le sue parole hanno trasformato il mio modo di pensare e mi hanno aiutata a superare molti momenti difficili. Quindi, posso dire che l'arte in tutte le sue espressioni è la ragione per cui mi sveglio ogni mattina, è ciò che guida i miei passi e che motiva le mie scelte. E' il fine a cui ho scelto di dedicare tutti i miei sforzi, ed è il vero amore della mia vita.

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