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Gli antenati di Tehamana, (Merahi metua No Tehamana), Paul Gauguin, 1893, The Art Institute of Chicago

«Gli antenati di Tehamana» di Paul Gauguin: una riscoperta armonia del mondo

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Il dipinto Gli antenati di Tehamana (Merahi metua No Tehamana) (1893), conservato presso l’Art Institute of Chicago, racconta in pochi metri quadri di tela lo struggimento e la fascinazione del pittore Paul Gauguin (Parigi, 1848 – Hiva Oa, 1903) per un viaggio che si rivelò per lui una riscoperta di una primitiva dimensione della vita umana. Gauguin parte per Thaiti il 1° aprile del 1891, alla ricerca dell’ancestralità, dell’essenzialità, della primordialità, della cancellazione di tutte quelle convenzioni insite nella civiltà occidentale. Parte dal porto di Marsiglia, e con la nave attraversa il Mar Mediterraneo, il canale di Suez, giunge nel golfo di Aden, nell’Oceano indiano, per proseguire la traversata verso l’Australia, con tappa nei porti di Adelaide, Melbourne, Sidney e poi avanti fino a Papeete, capitale di Tahiti, più precisamente nel vicino villaggio di Mataeia. Giunge proprio nel momento della morte del Re Pomaré V, e rimane affascinato dalle lunghe cerimonie funebri per colui che aveva sottratto l’isola e l’identità polinesiana al predominio culturale francese.

Gli antenati di Tehamana, (Merahi metua No Tehamana), Paul Gauguin, 1893, The Art Institute of Chicago
Gli antenati di Tehamana (Merahi metua No Tehamana), Paul Gauguin, 1893, The Art Institute of Chicago

Come lo stesso Gauguin riporta nel manoscritto del suo viaggio intitolato Noa Noa – «Lì a Tahiti potrò ascoltare, nel silenzio delle belle notti tropicali, la dolce musica sussurrante degli slanci del mio cuore in amorosa armonia con gli esseri misteriosi che mi saranno attorno» – lì sceglie di vivere immerso nella natura, dove inizia la sua storia d’amore non solo con l’ambiente, con i silenzi, con le notti tiepide dentro le quali sente il canto degli uccelli ed il rumore delle onde che si frangono sulla spiaggia, ma anche con lei, Tehamana, soprannominata affettuosamente Teura.

Nel momento in cui sta per lasciare per la prima volta Tahiti nella primavera del 1893 (ritornerà nelle isole Marchesi solo due anni dopo, nel 1895), a causa di urgenti affari di famiglia, decide di elevare al cielo il suo canto di nostalgia per i due meravigliosi anni trascorsi lì. Invece di ancorare questo suo sentimento ad un luogo, ad un paesaggio, decide di ancorarlo ad un volto, alla dolce immagine di Tehamana che Gauguin rappresenta in un precario equilibrio tra cultura orientale ed occidentale. Nella parte superiore della tela, sopra ai lunghi capelli adorni di candidi fiori, un grande fregio rappresenta una sorta di crittografia espressa in un codice misterioso e indecifrabile, rinvenuto su tavolette in legno provenienti dall’Isola di Pasqua.

È questo il chiaro segno di un’irresistibile attrazione per la cultura Māori che ha spinto Gauguin ad andare verso il non conosciuto, verso il non conoscibile. Raffigurazione dell’imperituro incontro-scontro di culture che il pittore vive in prima persona, Tehamana non indossa i tradizionali costumi tahitiani, bensì l’abito che le giovani donne erano solite vestire nelle missioni cattoliche francesi a Tahiti. Gli antenati di Tehamana è quindi una personale immagine di nostalgia che da un lato rappresenta il richiamo dell’artista verso la Francia e dall’altro celebra la bellezza di una cultura ignota e arcaica che Gauguin è ormai costretto a lasciare. «Addio terra ospitale, terra meravigliosa, patria di libertà di bellezza. Parto con due anni di più ma ringiovanito di venti, più barbaro di quando sono arrivato, ma più sapiente».

Valentina Cognini

Nata a Verona 24 anni fa, nostalgica e ancorata alle sue radici marchigiane, si è laureata in Conservazione dei beni culturali a Venezia. Tornata a Parigi per studiare Museologia all'Ecole du Louvre, si specializza in storia e conservazione del costume a New York. Fa la pace con il mondo quando va a cavallo e quando disquisisce con il suo cane.

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