Spirito ribelle e avventuriero, Arthur Rimbaud è entrato nell’immaginario collettivo non solo grazie alla sua innovativa opera poetica, ma soprattutto per via di una vita dissoluta e anticonvenzionale, che lo ha reso una delle personalità più affascinanti e controverse delle letteratura.
Nato il 20 ottobre 1854 a Charleville, piccola cittadina delle Ardenne, il giovane Rimbaud è immerso in un clima familiare freddo e rigido, scandito dai ritmi della vita militare dovuti all’impiego del padre nell’esercito. Sin dai primi anni di scuola, dimostra di possedere un forte acume e una vivace intelligenza, come testimoniano i suoli ottimi risultati e i molti premi vinti.
Degli anni giovanili è particolarmente nota la lettera che scrisse, in versi latini, al principe imperiale per celebrare la sua prima comunione nel 1865. Sebbene questo episodio non costituisca un fenomeno eccezionale, in quanto all’epoca era consuetudine insegnare agli alunni a comporre in un limpido latino, può fornire un esempio di come Rimbaud si sia avvicinato sin dall’infanzia al mondo poetico, considerandolo un mezzo per evadere dall’atmosfera rurale del suo paese, che considerava noiosa e poco stimolante.
Attratto dalla mondanità e dai suoi vizi, il giovane poeta invia numerosi componimenti a famose riviste parigine, fra cui La Revue pour tous, dove nel 1870 vennero pubblicati per la prima volta alcuni suoi versi, e Le Parnasse Contemporain, all’epoca considerato come il manifesto del movimento parnassiano che vanta fra le sue firme Charles Baudelaire, Stephane Mallarmé e il primo premio Nobel per la letteratura, Sully Prudhomme. Consapevole di non poter coltivare il suo talento nella città natale, il 29 agosto 1870 Arthur Rimbaud parte alla volta di Parigi, attratto dai seducenti vizi e mondanità. Sarà proprio a Parigi che Rimbaud inizierà quel percorso di perdizione e dissoluzione che lo porteranno a guadagnarsi l’epiteto di poeta maledetto, nome che ancora oggi offusca la sua reputazione.
Fra i sobborghi parigini, Rimbaud incontrerà un altro gigante del simbolismo francese, Paul Verlaine, poeta tanto raffinato quanto tormentato, e con lui inizierà una lunga serie di peregrinazioni costellate da tragici incidenti, lunghe bevute e litigi (famoso è l’episodio in cui Verlaine sparò a Rimbaud in una locanda, ferendolo lievemente). Amanti, amici e compagni di avventura, Rimbaud e Verlaine hanno il potere di ispirare e migliorare reciprocamente il proprio lavoro, e Rimbaud scrive senza sosta alcune delle più intense e geniali poesie della letteratura, raccolte ne Une Saison en Enfer (Una stagione all’inferno) pubblicata nel 1873, e nelle Illuminations (Illuminazioni), pubblicate nel 1874.
Dopo la definitiva rottura con Verlaine e vari viaggi in giro per l’Europa, Rimbaud si imbarca per l’Egitto il 19 novembre 1878, abbandonando per sempre la sua attività poetica, così florida e precoce. Mentre nell’arido deserto Rimbaud cerca disperatamente di fare esperienze che possano smuoverlo dalla sua inguaribile apatia, in Francia la sua reputazione cresce e quando tornerà, nel 1891, sarà considerato un grande e stimato poeta. Non potrà però godere di questa fama poiché, a causa di un grave osteosarcoma, morirà dopo atroci sofferenze fra le braccia della sorella Isabelle il 10 novembre 1891.
La produzione poetica di Rimbaud si concentra su numerose tematiche, dalla riflessione estetica a quella esistenziale, ma un grande tema di fondo percorre tutta la sua opera. Rimbaud è infatti convinto che il poeta debba farsi “veggente”, come afferma nelle famose Lettres du Voyant (Lettere del Veggente) scritte agli amici Paul Demeny e Georges Izambard. Il senso del termine veggente risiede nel trovare ciò che lui definisce inconnu (sconosciuto), ovvero qualsiasi tipo di esperienza, spirituale e fisica, nella quale l’uomo non si è mai spinto, raggiungendo un totale capovolgimento dei sensi e dei sentimenti.
Questo comporta naturalmente avventurarsi nei recessi dell’inconscio, liberarsi della propria individualità per diventare un essere universale. Tale desiderio è evidente nello stile delle sue poesie e nelle accurate scelte retoriche che danno vita a immagini sensazionali. Famoso è il caso di Voyelles (Vocali), fra i suoi sonetti più amati. In questo componimento Rimbaud associa ogni vocale a un colore ben definito («A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu») attraverso uno schema raffinato e preciso che da vita a numerose associazioni e analogie («A, nero corsetto peloso delle mosche scintillanti…») rivelando un forte legame con la teoria delle corrispondenze baudelairiane.
Ogni cosa dunque si richiama e si riassocia, e tutti gli elementi del cosmo sono legati e dipendenti fra loro. Geniale, rivoluzionario e assolutamente fuori dagli schemi, Arthur Rimbaud è un personaggio che ancora oggi non smette di esercitare il suo irresistibile fascino, ispirando nuove generazioni di giovani artisti con il suo carisma, la sua intraprendenza e con la sua spietata ricerca di un’incondizionata libertà.
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