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«Cercami» di André Aciman: non è mai troppo tardi

Dopo il celeberrimo «Chiamami col tuo nome» esce con gli stessi personaggi il nuovo romanzo dello scrittore egiziano, naturalizzato statunitense, diviso in quattro capitoli. Ecco le nostre impressioni.

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9 minuti di lettura

Vi avevamo raccontato lo scorso novembre dell’incontro, a BookCity Milano, con lo scrittore americano André Aciman. In quell’occasione presentava ai lettori italiani Cercami (acquista), il suo ultimo romanzo, con gli stessi personaggi del celeberrimo Chiamami col tuo nome (acquista). Finalmente lo abbiamo letto e possiamo condividere le nostre impressioni.

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Per venire incontro a chi vorrà scoprire da solo che ne sarà di Elio e Oliver, abbiamo segnalato nella recensione tutti gli spoiler.

Quattro episodi

Il romanzo, scritto con grande lirismo, è diviso in quattro lunghi capitoli, dai titoli che rimandano immediatamente al mondo della musica: Tempo, Cadenza, Capriccio e Da capo. L’idea che resta al lettore è quella di una sorta di romanzo «a episodi». C’è infatti un sottile filo conduttore tra un capitolo e l’altro, ma perlopiù ciascun capitolo racconta una storia con una sua autonomia.

Tempo: l’infatuazione senza età

Il protagonista di Tempo è Samuel, il padre di Elio, un personaggio che abbiamo amato sia nel libro sia nel film di Chiamami col tuo nome per lo splendido discorso che fa al figlio, disperato dopo la partenza dell’amato Oliver.

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La scena del discorso di Samuel (Michael Stuhlbarg) a Elio (Timothée Chalamet) in Chiamami col tuo nome.

Su un treno Firenze-Roma Samuel incontra una donna americana, Miranda, della metà dei suoi anni. Iniziano a chiacchierare e l’attrazione è reciproca. Nel giro di poche ore Samuel vive una seconda giovinezza, in cui non spreca nemmeno un istante mentre accompagna Miranda alla scoperta del suo passato, vive con lei una passione quasi adolescenziale e la proietta già nel suo futuro, presentandola a Elio dopo sole ventiquattr’ore.

È molto bello, in questa parte, il dialogo continuo tra passato e presente: Samuel racconta che lui ed Elio hanno da anni un rito che consiste nel camminare per Roma e «vegliare» sui ricordi custoditi per le sue strade. È un’idea antica, già presente, per esempio, nella poesia Il lago del francese Alphonse de Lamartine (1790-1869). Il tempo scorre, i luoghi in qualche modo restano, ed è straziante vedere come tutto può essere cambiato e nel contempo un luogo può essere rimasto identico a com’era un tempo.

Perlopiù camminiamo, anche se di solito finiamo per seguire sempre lo stesso percorso: la sua Roma, vicino al conservatorio, e la mia Roma, dove abitavo da giovane, quando insegnavo. […] Sono come le pietre miliari delle nostre vite. Le abbiamo soprannominate le nostre veglie […] Camminare per Roma è già di per sé una veglia. Dovunque ti giri, inciampi in qualche ricordo — i tuoi, quelli degli altri, quelli della città.

Cadenza: passare il testimone a chi amiamo

In Cadenza ritroviamo Elio, che ormai ha una trentina d’anni, è un pianista e vive a Parigi. Incontra per caso un uomo del doppio dei suoi anni, Michel, e ripete lo stesso schema vissuto dal padre due anni prima (tra un capitolo e l’altro c’è sempre un’ellissi temporale): si conoscono in fretta, e altrettanto in fretta intessono una relazione.

La storia con Michel non sarà particolarmente lunga ma permetterà a Elio di imparare qualcosa di importante: siamo in qualche modo collegati alle persone che amiamo, e la vita è un eterno «passaggio di testimone» a qualcun altro, che proseguirà quanto iniziato da noi.

E di nuovo pensai alla mia vita. Un giorno qualcuno avrebbe mandato anche a me una cadenza, dicendomi: Io non ci sono più, però tu cercami, ti prego, suona per me…

*SPOILER*
È a partire da queste considerazioni che Elio capisce che la sola persona a cui è e sarà per sempre collegato è Oliver.

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Timothée Chalamet (Elio), il regista Luca Guadagnino e Armie Hammer (Oliver). Anche Cercami potrebbe diventare un film.

Capriccio: la musica che ci riporta dove dovremmo essere

In Capriccio, il capitolo ambientato negli Stati Uniti che vede Oliver protagonista, André Aciman gioca con il luogo comune della musica capace di portarci indietro a ricordi lontani e ricordarci dove dovremmo essere.

Oliver ha 44 anni, è uno stimato docente universitario e ha organizzato una festa per salutare gli amici di New York, città che lui e la moglie stanno per lasciare. Invita d’impulso anche due persone che conosce poco ma con cui si sente stranamente in sintonia: Paul, un collega, ed Erica, una donna con cui frequenta un corso di yoga.

È in questa occasione che Oliver capisce che la sintonia con una persona non ha niente di razionale. Aver invitato Paul, inoltre, sarà determinante, perché questi suonerà nel corso della serata proprio lo stesso brano che Elio aveva suonato al piano per Oliver una ventina d’anni prima. La musica annulla la lontananza fisica e il tempo trascorso.

Senti che cosa sta suonando? chiesi all’unica persona assente, ma mai assente per me.
Sì, lo sento.
E sai che ho vissuto male questi anni, lo sai bene.
Lo so. Anch’io, però.
Che bella musica suonavi sempre per me…
Era un piacere.
Non l’hai dimenticato, allora.
Certo che no.

*SPOILER*
Le emozioni della serata portano Oliver a capire di voler fare per la prima volta una cosa del tutto irrazionale: mandare all’aria più di vent’anni di vita coniugale e riprendere la storia interrotta con Elio.

Da capo: recuperare il tempo perso

*SPOILER*
L’ultimo capitolo vede Elio e Oliver finalmente riuniti e pronti a vivere la loro storia a partire da dove sembrava essere finita anni prima. Samuel in Tempo aveva capito che in amore non va sprecato nemmeno un istante; Elio e Oliver attraversano i rispettivi capitoli per giungere, in Da capo, alla stessa conclusione.

Questo lieto fine sembra quasi una «correzione» del finale amaro di Chiamami col tuo nome. Forse Aciman col tempo si è pentito di aver fatto soffrire all’epoca i suoi personaggi, e ha voluto rimediare. O forse ha voluto dare a noi lettori un messaggio da inguaribile ottimista: tutti commettiamo errori, sprechiamo anni e anni della nostra vita, ma l’importante è riuscire a capire cosa dobbiamo correggere per essere felici, e trovare il coraggio di farlo, perfino se ci sembra contro ogni logica.

In realtà sappiamo bene che il tempo perso non sempre si può recuperare, e che troppo spesso ci resta il rimpianto per qualche occasione mancata. Ma Aciman ha sempre detto di non essere uno scrittore realista. E ci va di dargli ragione: ogni tanto è bello vedere che almeno nella finzione letteraria esiste un lieto fine.

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Francesca Cerutti

Classe 1997, laureata in Lingue per l'impresa e specializzata in Traduzione. Sempre alla ricerca di storie che meritino di essere raccontate. Nel 2020 è stato pubblicato il suo romanzo d'esordio, «Noi quattro nel mondo».