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«Chiamami col tuo nome» è il desiderio incontrollabile della parola

Il romanzo di André Aciman trascina il lettore dentro una delle più passionali storie d'amore dei nostri tempi

10 minuti di lettura

Chiamami col tuo nome è considerato il capolavoro di André Aciman. Diventato popolare grazie al film omonimo di Luca Guadagnino, racconta la storia d’amore tra Elio (Timothée Chalamet), un diciassettenne, e un ventiquattrenne americano Oliver (Armie Hammer) che è ospite a casa sua in Italia sullo sfondo della meravigliosa riviera ligure, dove il padre di Elio ospita infatti ogni estate uno studente.

Aciman è stato definito un maestro dell’eros per la capacità che, in questo come in altri romanzi come Mariana, ha di raccontare il desiderio e la seduzione in modo unico e originale. Chiamami col tuo nome è sì una storia d’amore ma, grazie al punto di vista del protagonista, diventa soprattutto il racconto di uno struggersi di desiderio per l’altro.

Il punto di vista di Elio

Ogni cellula del mio corpo crede che ogni cellula del tuo non debba morire, mai, ma se proprio deve, che muoia allora dentro il mio corpo.

Elio è probabilmente uno dei personaggi più vividi e di tutta la letteratura contemporanea, in quanto è definito a trecentosessanta gradi con le sue paure, dubbi, conoscenze e passioni. La struttura di Chiamami col tuo nome dipende in toto dal punto di vista del protagonista, il quale narra la storia uscendo dalla pagina per confidare al lettore il suo tormento. Al centro del suo interrogarsi, domandarsi e struggersi, c’è lui: Oliver. Nella pellicola di Luca Guadagnino il punto di vista del ragazzo deve, per forza di cose, essere suggerito dall’immagine e non dalle parole, poiché il linguaggio cinematografico dipende da ciò che si vede piuttosto che da ciò che viene detto.

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Allora il momento in cui Oliver balla con una ragazza e un inerme ed espressivo Timothée Chalamet lo osserva famelico è indicativo di tutto il furor pregnante di passione che alimenta la psiche di Elio. Ma non è semplice desiderio adolescenziale: il legame carnale e psicologico tra i due è così forte che il diciassettenne non può sottrarsi perfino a episodi di feticismo nei confronti dei vestiti di Oliver, tanto che vuole possederlo, se non addirittura essere lui.

Volevo essere come lui? Volevo essere lui? O forse volevo solo averlo? Oppure «essere» e «avere» sono verbi del tutto inadeguati nell’intricata matassa del desiderio, per cui avere il corpo di qualcuno da toccare ed essere quel qualcuno che desideriamo toccare è la stessa cosa, sono solo rive opposte di un fiume che scorre dall’uno all’altro, poi torna indietro e infine va di nuovo verso l’altro, e ancora, e ancora, un circuito perpetuo dove le cavità del cuore, come le botole del desiderio e i buchi del tempo e il cassetto a doppiofondo che chiamiamo identità, condividono una logica ingannevole, secondo la quale la distanza più breve tra vita reale e vita non vissuta, tra ciò che siamo e ciò che vogliamo, è una scalinata tortuosa progettata con l’empia crudeltà di M.C. Escher.

La narrazione procede quindi in modo veloce, incalzante, dove il movimento non è dato dagli avvenimenti ma dal pensiero costante di Elio verso quel desiderio che ha appena scoperto. Ogni caratteristica di Oliver, il parlare, il toccare sembra rapirlo. Il primo contatto fisico tra i due avviene molte pagine dopo l’inizio della vicenda, ma il gioco di seduzione e attrazione è, se possibile, anche più erotico del tocco in sé, tale che il lettore non può che rivedersi e tormentarsi a sua volta. La tentazione è la sensazione che riempie tutta la prima parte del romanzo: l’oggetto del desiderio è individuato e vuole essere preso, catturato e posseduto anche in gesti estremi, mentre Elio si tormenta pensando di non poterlo mai avere.

Questa cosa che quasi non fu mai ancora ci tenta.

«Chiamami col tuo nome»: appartenersi attraverso la parola

La parola, e più generalmente la musica e l’arte, diventano il vero mezzo erotico: come nella migliore ars amandi di latina memoria i due giovani conversano e si confrontano, si interrogano e si capiscono. Attraverso la sua conoscenza delle etimologie Oliver stupisce Elio che è sempre cresciuto all’interno di un mondo fatto di libri, parole, classici. L’erotismo del racconto è dato anche dai riferimenti letterari, dalla consapevolezza della parola come mezzo per sedurre e per affascinare. Anche il semplice dire “Dopo!” di Oliver è preso dal protagonista come elemento dalle elevate connotazioni erotiche, in quanto lo rapisce ogni dettaglio del suo amato.

Suonerò qualunque cosa per te finché non mi dirai di smettere, finché non sarà ora di pranzo, finché non mi verrà via la pelle dai polpastrelli, strato dopo strato, perché mi piace fare qualcosa per te, farò tutto quello che vorrai, devi soltanto dirmelo, mi sei piaciuto dal primo giorno e, perfino quando riceverò gelo in cambio delle mie rinnovate offerte d’amicizia, non dimenticherò mai che ci siamo detti queste cose e che non è poi così difficile ritrovare l’estate dopo una tormenta di neve.

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Il linguaggio e la musica sono elementi fondanti della voluttà seduttiva: Elio si tormenta perché vuole Oliver, ignaro di essere ricambiato, e fino a quando non esplode il loro amore carnale, comunque, si appartengono in altri modi. Prima ancora di chiamarsi uno con il nome dell’altro, si scoprono nelle parole, nei gesti, una scoperta che non riguarda il togliersi i vestiti, ma mettersi a nudo in altri termini. Così, Elio diventa Oliver e Oliver diventa Elio, prima attraverso la parola e, in seguito, grazie al bacio.

Fu come se, in maniera del tutto inattesa, tra noi si cancellasse qualcosa e, per un secondo, non ci fosse nessuna differenza di età, eravamo solo due uomini che si baciavano, e poi perfino questa immagine sembrò dissolversi e cominciai a sentire che non eravamo più nemmeno due uomini, ma due esseri viventi. Mi piaceva quella sensazione di parità. Mi piaceva sentirmi più giovane e più vecchio, da essere umano a essere umano, da uomo a uomo, da ebreo a ebreo.

La scena della pesca in «Chiamami col tuo nome»

Il momento di maggiore carico erotico nel libro, e anche nel film, è dato dal controverso passo della “pesca”. Elio, in preda a un desiderio incontrollabile, arriva a praticare autoerotismo usando una pesca. Scovato da Oliver, non è considerato perverso o giudicato per questo, ma anzi trova l’unione del suo amante in questa pratica. Oltre all’ovvia libertà di essere sé stessi con il proprio amore, dove non esiste perversione ma condivisione del piacere, questo momento rappresenta il culmine di una concezione erotica che in tutto Chiamami col tuo nome lega il desiderio e la passione alla sfera artistica, ma anche naturale.

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L’ambientazione del romanzo, che in questo differisce dal film, è fondamentale per comprenderne il senso: la riviera ligure con il fascino della cultura e della bellezza italiana è locus amoenus dell’esplosione di un amplesso omosessuale libero e legato alla natura che lo legittima in toto. La pesca è un elemento prodotto dalla natura e, come nella mitologia greca e nella narrazione classica, come nei migliori poeti bucolici, attraverso la natura passa la beatitudine. Elio e Oliver vivono in un’Arcadia dove natura, parola e sensi sono un tutt’uno. La loro corrispondenza avviene attraverso i nomi, attraverso il corpo, ma prima di tutto nella parola, nei gesti, nel piccolo per arrivare al grande, nel semplice, per giungere infine al mirabile.

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Silvia Argento

Nata ad Agrigento nel 1997, ha conseguito una laurea triennale in Lettere Moderne, una magistrale in Filologia Moderna e Italianistica e una seconda magistrale in Editoria e scrittura con lode. È docente di letteratura italiana e latina, scrittrice e redattrice per vari siti di divulgazione culturale e critica musicale. Ha pubblicato un saggio su Oscar Wilde e la raccolta di racconti «Dipinti, brevi storie di fragilità».

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