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«La città celeste» di Diego Marani, una dichiarazione d’amore a Trieste

3 minuti di lettura

«Non pensavo che si potesse piangere per una città. Ma allora non sapevo che le città sono donne e che anche di loro ci si può innamorare e non dimenticarle mai». A poche pagine dall’inizio de La città celeste di Diego Marani, edito da La Nave di Teseo, il lettore si imbatte in questa frase premonitrice, che da sola racchiude l’essenza dell’intero libro. Perché quello di Marani è più di un semplice romanzo: è una vera e propria dichiarazione d’amore alla città di Trieste.

La copertina de «La città celeste».
La copertina del libro.

La trama di «La città celeste» di Diego Marani

La città celeste di Diego Marani è un romanzo di formazione in piena regola. Il narratore, di cui non verrà mai rivelato il nome ma che presenta molte somiglianze con l’autore, lascia la natale Ferrara e parte alla volta di Trieste per studiare alla Scuola Superiore per Traduttori e Interpreti. Sono gli anni fondanti tra la fine del liceo e l’inizio dell’età adulta; gli anni in cui ancora tutto può ancora essere. Il protagonista, adulto, ricorda la profonda amicizia che in quegli anni da fuorisede lo ha legato ai suoi coinquilini – da lui ribattezzati affettuosamente Polisportiva San Nicolò, in riferimento alla strada in cui hanno abitato, via San Nicolò –, tra feste fino a notte fonda e scorribande oltre il confine sloveno.

E, soprattutto, un’ampia parte del romanzo è dedicata alle due donne che segnano la vita del protagonista negli anni triestini, in una sorta di iniziazione sentimentale: le due sorelle di origine slovena Vesna e Jasna Kovač. È l’amore, a detta del protagonista, ciò che gli consente di riconoscersi in Trieste e in nessun altro luogo:

io andavo scoprendo che la mia illusione più feconda sarebbe invece stata l’innamoramento. Era lì, nell’invenzione e nell’inseguimento di un amore che avrei dato il meglio di me. In quel biondo c’era tutto quello che cercavo, la mia salvezza, il mio completamento, la ragione di cosa ero venuto a fare a Trieste. […] Innamorandomi di Vesna avrei infine avuto la porta spalancata a quella città, a lei avrei potuto infine affezionarmi e da lei sarei stato riconosciuto e accettato. Così prendeva forma in me l’amore della città attraverso la donna o viceversa, non sapevo bene ma poco importava.

Diego Marani.
Diego Marani. Da: citymilanonews.com

Una dichiarazione d’amore a Trieste

Il libro, che procede in crescendo, acquisendo sempre maggior robustezza con lo scorrere dei capitoli, è intriso di amore per il capoluogo giuliano e la sua cultura, a partire dai continui omaggi che Marani dedica ai principali scrittori triestini. Non solo troviamo in esergo alcuni versi della celebre poesia Trieste di Umberto Saba («Trieste ha una scontrosa grazia»…), ma sono molteplici anche i riferimenti a un altro protagonista della vita letteraria triestina: Italo Svevo. L’amore del narratore prima per Vesna Kovač e poi per la sorella minore Jasna è, per esempio, una chiara citazione di Zeno Cosini, il protagonista de La coscienza di Zeno, che prima si innamora di Ada Malfenti, ma poi finisce con lo sposare sua sorella Augusta.

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Diego Marani non si limita agli omaggi letterari a Trieste, ma dipinge anche altri tratti che la caratterizzano, come la convivenza – culturale e soprattutto linguistica – fra italiani e sloveni. Quello di Trieste è un melting pot figlio di una storia dolorosa, di rancori mai sopiti, non sempre facile da comprendere per un forestiero.

Per me studiare sloveno era solo una stravaganza e parlarlo sarebbe stato un’abilità circense di cui stupire gli amici. […] Per gli sloveni di Trieste era invece la loro lingua, la loro identità. Quel che li distingueva e li discriminava, che faceva correre loro il rischio di essere presi a botte per strada o considerati traditori della patria in cui erano rimasti intrappolati. Peggio ancora del divieto di parlarla, che qualcuno volesse imparare la loro lingua per gioco era un’offesa inaudita. Ognuno di noi esiste solo in una lingua.

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La magia di Trieste, ci racconta Marani, è tutta nel suo essere una città liminare, sempre in bilico tra due mondi diversi. Una città italiana, ma con lo sguardo già rivolto alla penisola balcanica, in grado di trattenere peculiarità di entrambe le culture.

Perché leggere «La città celeste» di Diego Marani

La città celeste è senz’altro un romanzo che non può mancare nella libreria di chi ha conosciuto Trieste e la sua «scontrosa grazia» e se n’è innamorato, o di chi vuole scoprire qualcosa in più su questa città e la sua cultura. Non può mancare nemmeno nella libreria di chi, almeno una volta, ha pianto per una città, quale che fosse. E, soprattutto, lo consigliamo a chi ama i romanzi di formazione e la sensazione agrodolce che si prova quando ci si accommiata dai loro personaggi, conosciuti poco più che adolescenti e salutati uomini e donne adulti. Con un’inevitabile vena di nostalgia per i giovanissimi che siamo stati e per il tempo in cui tutto sembrava possibile e ci siamo sentiti immortali.

Se sono tornato qui è perché ho capito che non era di Vesna né di Jasna che ero innamorato. Ma dei miei vent’anni, che qui sono andati in scena e ancora si replicano […]. È la magia di questa città scontrosa, la mia città celeste, dove un giorno sono stato immortale.

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Francesca Cerutti

Classe 1997, laureata in Lingue per l'impresa e specializzata in Traduzione. Sempre alla ricerca di storie che meritino di essere raccontate. Nel 2020 è stato pubblicato il suo romanzo d'esordio, «Noi quattro nel mondo».

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