Scritto nel 1951, Il crogiuolo di Arthur Miller è un dramma ispirato a vicende realmente accadute nel 1692 a Salem, un piccolo paese del Massachusetts.
Per la sua terza opera, dopo All My Sons e Death of a Salesman, Miller ci tiene a precisare che non si tratta di un dramma storico «nel senso che gli studiosi dànno a questa parola»1. La riduzione teatrale ha comportato la fusione di diversi personaggi in uno solo, il numero delle ragazze coinvolte è diminuito, così come il numero dei giudici.
Il fatto
La vita a Salem è dettata dai ritmi della vita agricola e dalle regole della fede puritana, la quale concede ben poche libertà ai cittadini. Nella primavera del 1692 l’apparente equilibrio della comunità si incrina, rivelando la scalpitante necessità di ribellione dalle misure disciplinari.
Il reverendo Parris ha infatti scoperto un gruppo di ragazze, tra le quali sua nipote Abigail Williams, a danzare intorno a un fuoco nella foresta. Da quella scoperta, due delle giovani sembrano cadere in trance, cosa che fa subito pensare agli abitanti del paese alla possessione.
Non appena la voce sullo stato delle ragazze si diffonde, queste iniziano a essere interrogate su ciò che stavano facendo nella foresta: Abigail conferma di aver danzato intorno a un fuoco, ma sostiene che quello sia tutto. I cittadini, increduli, cominciano ad aggiungere dettagli, come aver visto Betty (una delle due ragazze in trance) volare. In un crescendo di tensione, le ragazze iniziano ad accusare altri cittadini di averle stregate. Abigail si accanirà contro Tituba, serva di Parris proveniente dalle Barbados, e verranno fatti i nomi di molti altri, che saranno poi portati a giudizio davanti al Giudice Hathorne e al Vicegovernatore Danforth.
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La trama si complica quando John Proctor solleva dubbi sulla sincerità delle ragazze, in particolare di Abigail Williams, la quale aveva effettivamente minimizzato la situazione prima che iniziassero i processi. Ora però Danforth si trova in una morsa: ammettere di aver sbagliato a credere alle ragazze, riconoscendo così di aver fatto impiccare degli innocenti, oppure proseguire con il processo, dato che le ragazze stesse sostengono di essere state stregate, anche da John Proctor.
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La messa in scena del National Theatre
Negli anni recenti ci sono state molte messe in scena del testo, tra cui una di Filippo Dini al Piccolo Teatro nel 2022. In questa sede prendiamo in considerazione la versione del National Theatre con la regia di Lyndsey Turner, andata in scena a gennaio 2023.
La scenografia è essenziale: diverse sedie, un tavolo e un letto su cui, all’inizio, giace la piccola Betty. L’elemento che colpisce della scena è sicuramente il quadrato sospeso, che si illumina e fa piovere sul palco. Questo spazio è sì delimitato, ma allo stesso tempo è una piazza pubblica, dove la gente si incontra e si scontra riguardo agli avvenimenti recenti. Un’immagine filmica a cui potremmo pensare è The Square, film di Ruben Östlund del 2017; qui, però, il quadrato non è un luogo dove si incontra un’umanità migliore, anzi, è dove si manifestano le superstizioni e le infamie degli esseri umani.
Lo spettacolo
Turner dirige un cast di attori eccellenti, in grado di portare alla luce le grandi contraddizioni dei loro personaggi. Primo tra tutti Nick Fletcher, che ci consegna un Reverendo Parris petulante e pretenzioso. Erin Doherty è invece una Abigail Williams all’apparenza ruvida, inizialmente ingenua con John Proctor e poi terribilmente astuta contro coloro che la accusano di stregoneria. L’ensemble delle ragazze intona i canti, unici elementi sonori aggiunti, e crea perfettamente l’idea di un gruppo compatto di individui che, trovandosi nella stessa situazione, si agita e cerca in tutti i modi di salvarsi.
Sicuramente il focus principale di questa messa in scena de Il crogiuolo, soprattutto da un punto di vista recitativo, è il testo. Gli attori non ricercano una restituzione perfettamente realistica e veritiera delle emozioni, ma concentrano la propria energia sulla restituzione chiara ed efficace delle parole di Arthur Miller. Questo non vuol dire che non ci sia interpretazione emotiva, ma che ciò che viene detto e non detto sono elementi che già restituiscono un chiaro status emotivo.
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Un dramma sociale
Miller ha scritto Il crogiuolo negli Stati Uniti degli anni ’50, durante l’apice della diffusione del maccartismo. Non è però sufficiente pensare che il dramma sia solo un’allegoria polemica; esso tratta di problematiche che non sono occasionali. Citiamo, per concludere, lo stesso Arthur Miller:
Non fu soltanto la nascita del maccartismo a provocarmi, ma qualcosa che appariva molto più fatale e misterioso. Era il fatto di una campagna politica, obiettiva, riconoscibile, dell’estrema destra, fosse in grado di creare non soltanto terrore, ma una nuova realtà soggettiva, una vera mistica che stava poco a poco assumendo addirittura una colorazione sacra. Che una causa così futile e meschina, asserita da uomini così manifestatamente ridicoli, potesse paralizzare la capacità di pensare, anzi, suscitare addirittura un tal cumulo di sentimenti “misteriosi” mi colpì. Era come se il Paese fosse tornato in fasce, senza ricordare nemmeno certe elementari convenienze che uno o due anni prima nessuno avrebbe immaginato potessero modificarsi, non diciamo dimenticarsi.
A. Miller, The Crucible, introduzione, trad. di L. Visconti e G. Bardi, Giulio Einaudi editore, 2023
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Link per vedere The Crucible su National Theatre at Home: https://www.ntathome.com/the-crucible
- A. Miller, The Crucible, introduzione, trad. di L. Visconti e G. Bardi, Giulio Einaudi editore, 2023 ↩︎