fbpx

La storia dell’iconica copertina

dalla newsletter n. 30 - luglio/agosto 2023 di Frammenti Rivista

5 minuti di lettura

The Dark Side of the Moon, ottavo album della band di culto Pink Floyd, universalmente considerato un capolavoro del rock psichedelico, è entrato a pieno titolo nell’immaginario collettivo anche grazie all’iconicità della sua copertina, oggi talmente famosa da essere riprodotta su t-shirt e merchandising vario. Ma cosa rende così memorabile questa copertina al netto della sua semplicità e quale è la sua storia?

La cover appare minimale ed elegante, dominata da un prisma che trasforma la luce in colore, in contrasto con l’astrattismo psichedelico dei precedenti lavori e con l’eccentricità di album come Atom Heart Mother, caratterizzato dalla foto di una mucca al pascolo.

Per la realizzazione dell’artwork la band si è affidata al team di designers Hipgnosis, che avevano raggiunto l’apice della popolarità a Londra tra gli anni Cinquanta e Sessanta e che vantavano altre storiche collaborazioni con band del calibro dei Led Zeppelin e T-Rex. Roger Waters conosceva personalmente Storm Thorgerson, cofondatore degli Hipgnosis, di cui era stato compagno di scuola insieme a Sid Barrett, a cui diede come unico suggerimento di realizzare qualcosa di semplice e di classe, che fosse nel contempo lineare e criptico e si sposasse dunque con le sonorità complesse, sfaccettate e misteriose del primo vero concept album della band.

Dalla richiesta di Roger Waters nacquero sette proposte presentate nell’autunno del 1973 alla band che fu immediatamente concorde nello scegliere il prisma, come ha raccontato Roger Waters in una intervista rilasciata alla rivista Rolling Stones nel 2003:

Era come dire «Questo è tutto». È una copertina brillante. Uno può guardarla e pensare: «Beh, è ​​un’idea molto commerciale: è molto semplice e austera, starà benissimo nelle vetrine dei negozi». Ma non era un’immagine vaga di quattro ragazzi che saltellano in campagna. Questa cosa era fondamentale per noi.

Lispirazione per l’artwork fu plurima: da una parte l’immagine vista su un libro di fisica delle superiori, dall’altra anche un riferimento ben più elevato, ovvero l’i…

Arianna Trombaccia

Romana, classe 1996, ha conseguito la laurea magistrale con lode in Storia dell'arte presso l’Università La Sapienza. Appassionata di scrittura creativa, è stata tre volte finalista al Premio letterario Chiara Giovani. Lettrice onnivora e viaggiatrice irrequieta, la sua esistenza è scandita dai film di Woody Allen, dalle canzoni di Francesco Guccini e dalla ricerca di atmosfere gotiche.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.