Fino al prossimo 18 febbraio sarà possibile vedere online i film del My French Film Festival, kermesse del cinema francese cominciata il 18 gennaio. Gli spettatori potranno vedere i cortometraggi gratuitamente e i lungometraggi al costo di 1,99 euro l’uno. I film non sono stati doppiati, ma niente paura per chi non dovesse avere dimestichezza con la langue de Molière: sono disponibili sottotitoli in tantissime lingue diverse.
Un’opera prima che fa riflettere
Tra i lungometraggi, ci ha colpiti Diane a les épaules (che dovrebbe arrivare nelle sale italiane con il titolo Diane ha le spalle forti) del regista Fabien Gorgeart, che finora aveva solo girato corti. Da un certo punto di vista, quindi, il film è una sorta di opera prima.
Diane a les épaules racconta la storia di una giovane single – Diane, per l’appunto, interpretata da Clotilde Hesme – che accetta di portare in grembo un figlio per una coppia di amici omosessuali. Come lei stessa afferma, non le è mai interessato diventare madre: per questo non la preoccupa l’idea di aspettare un bambino che non terrà.
I piani nella vita di Diane e di Thomas e Jacques, la coppia di futuri papà, vengono scombussolati dall’arrivo di Fabrizio (Fabrizio Rongione), un elettricista di origini italiane con cui Diane intreccia una relazione quando è già incinta di tre mesi. Da un lato, Thomas e Jacques pensano che la relazione non sia nulla di serio, come tutte le storie di Diane; da un altro, Fabrizio cerca di capire e accettare l’insolita scelta della donna di cui si è innamorato.
Raccontare con grazia un tema dibattuto
Così come in Italia, anche in Francia il tema della gestazione per altri infiamma l’opinione pubblica. Diane a les épaules ha il merito di raccontare con una certa grazia un tema così complesso, senza giudicare, lasciando la pallina nel campo dello spettatore. Un po’ come aveva fatto la scrittrice italiana Melania Mazzucco nel suo romanzo Sei come sei, uscito nel 2013.
E Diane? Ha davvero “le spalle forti”? Da un punto di vista fisico, si direbbe di no – il regista ha voluto creare un’eroina che nel corso del film si fa male proprio in questo punto del corpo. Metaforicamente, però, è tutto sulle spalle di Diane, che vive sulla propria pelle tanto una scelta controcorrente quanto la fatica di dover di continuo giustificare ciò che ai suoi occhi non va giustificato di fronte a nessuno.
Diane è una donna moderna, consapevole che tutto quello che riguarda il suo corpo è un problema esclusivamente suo. È un’eroina imperfetta, in continua evoluzione, contraddittoria come tutti noi. Un’eroina cui lo spettatore non può non affezionarsi. Vive in modo più viscerale di quanto creda l’amicizia e l’amore, per poi accorgersi che a volte questi cozzano con la sua indipendenza, che i compromessi sono necessari. Rivede la bambina a un mese dalla nascita, quando ormai il suo corpo non porta più il minimo segno di quel che è stato, e pronuncia una delle battute più belle e toccanti di tutto il film, un’amara dichiarazione d’amore: «Se io fossi una persona seria, tu non ci saresti nemmeno. E tu, ti ricorderai di essere stata dentro di me? Meglio di no, angelo mio».