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Innamorati di Dino Buzzati: 3 libri per iniziare

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4 minuti di lettura

Nel corso della sua vita Dino Buzzati (1906-1972) è stato tante cose. Ricordato soprattutto come scrittore, è stato anche giornalista, pittore, drammaturgo, scenografo, costumista e poeta. Insieme ad Alberto Moravia è stato tra i più importanti autori esistenzialisti italiani. Il suo romanzo più celebre – Il deserto dei tartari – è giustamente considerato uno dei capisaldi della letteratura italiana del Novecento.

Chi era Dino Buzzati?

Originario della provincia di Belluno, laureatosi in giurisprudenza per desiderio della famiglia (come, d’altronde, accaduto per molte altre menti geniali della letteratura), nel 1928 Dino Buzzati ha iniziato a lavorare al Corriere della Sera. Qui ha svolto la sua carriera giornalistica dedicandosi principalmente alla cronaca nera, ma anche a quella sportiva (famosissimo il suo reportage del Giro d’Italia del ’49) ed artistica. Molte sono state le raccolte di articoli postume, realizzate in virtù di una capacità tutta buzzatiana di trasformare eventi di cronaca in narrazioni fantastiche che mai, comunque, si distoglievano dalla realtà. In parallelo a quella giornalistica, Buzzati ha portato avanti anche la carriera pittorica che ha attinto molto dal repertorio di atmosfere fantastiche della sua penna.

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L’attività che più di tutte lo ha reso noto al grande pubblico – come dicevamo – è stata però quella di narratore. Per chi non ha mai letto niente di quello che ha scritto, in questo articolo vi spieghiamo come approcciarvi alle sue opere letterarie. Eccovi un percorso di 3 libri per farvi innamorare di Dino Buzzati.

Per iniziare: «La famosa invasione degli orsi in Sicilia» (1945)

Non è vero che la narrativa per ragazzi non può essere letta anche dagli adulti. Il libro illustrato (dall’autore stesso) La famosa invasione degli orsi in Sicilia (acquista) ne è una comprovata dimostrazione. Uscito a puntate per il Corriere dei piccoli nel 1945, narra le vicende di un gruppo di orsi abitanti le montagne sicule e guidati da re Leonzio. A causa della fame, in un rigido inverno, decidono di invadere il Granducato di Sicilia per trovare cibo e liberare il figlio di Leonzio, rapito anni prima.

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Varie vicende porteranno gli animali a convivere con gli uomini. Ne assumeranno i vizi e le corruzioni: solo tornare alle montagne e lontani dalla civiltà permetterà loro di salvarsi.

Lasciate questa città dove avete trovato la ricchezza, ma non la pace dell’animo. Toglietevi di dosso quei ridicoli vestiti. Buttate via l’oro. Gettate i cannoni, i fucili e tutte le altre diavolerie che gli uomini vi hanno insegnato. Tornate quelli che eravate prima. Come si viveva felici in quelle erme spelonche aperte ai venti, altro che in questi malinconici palazzi pieni di scarafaggi e di polvere!

Dino Buzzati trasforma le modalità classiche del genere fiabesco a cui il lettore è abituato. Introduce temi ed elementi che ritorneranno anche nelle narrazioni più misteriose ed oscure ed una vena ironica che non abbandonerà mai la penna dell’autore. La famosa invasione degli orsi in Sicilia è un buon modo per approcciarsi in prima istanza alla complessità della narrativa di Buzzati.

Per proseguire: «La boutique del mistero» (1968)

Le raccolte di novelle di Dino Buzzati sono molte e, a dirla tutta, ripetitive: molti racconti, i più significativi e di valore, tornano e si ripresentano in varie opere, stagliandosi tra innumerevoli altri lavori meno segnanti e più scialbi. La boutique del mistero (1968, acquista) si presenta come la sintesi perfetta del modo buzzatiano di scrivere racconti brevi.

Al centro del suo universo troviamo l’attesa come allegoria della vita: il tempo si dilata, prevale il pessimismo e le esistenze si riassumono nell’universale gesto di attesa della morte. Dino Buzzati, che nelle pièce giornalistiche contamina la realtà con atmosfere misteriose, nelle narrazioni letterarie mescola contesti reali con elementi fantastici ed evasivi: rappresenta il vero ma allo stesso tempo lo rifugge, lo rende protagonista ma solo attraverso l’allegoria con il tragico surreale. L’ambientazione realistica si innesta in un mondo irrazionale di sortilegi e misteri in cui il soprannaturale è percepibile anche dai gesti più semplici.

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Tra i tanti racconti della raccolta possiamo segnalarvi I sette messaggeri: una narrazione in prima persona del figlio di un re che sta esplorando il territorio del padre, sperando di trovarne i confini; crede che avrebbe fatto ritorno a casa in poche settimane ma il suo pronostico si è rivelato errato e deve proseguire il suo viaggio nell’attesa dell’agognato limite, se mai si mostrerà. L’unico collegamento con la corte sono sette messaggeri che si alternano e col passare degli anni percorrono un lasso spazio-temporale sempre più lungo per tornare a corte:

Mi portavano curiose lettere ingiallite dal tempo ed in esse ritrovavo nomi dimenticati, modi di dire a me insoliti, sentimenti che non riuscivo a capire. Il mattino successivo, dopo una sola notte di riposo, mentre noi ci mettevamo in cammino, il messo partiva nella direzione opposta, recando alla città le lettere che da parecchio tempo io avevo apprestate. Ma otto anni e mezzo sono trascorsi. Stasera cenavo da solo nella mia tenda quando è entrato Domenico, che riusciva ancora a sorridere benché stravolto dalla fatica. Da quasi sette anni non lo rivedevo.

Innamorati di Dino Buzzati: «Il deserto dei Tartari» (1940)

Le atmosfere misteriose dei racconti tornano nella prosa lunga de Il Deserto dei Tartari (acquista). L’opera – la più nota ed apprezzata di Dino Buzzati, pubblicata nel 1940 – narra le vicende del sottotenente Giovanni Drogo, giovane ufficiale assegnato al suo primo incarico alla Fortezza, ultimo avamposto di un regno immaginario e unica difesa contro i Tartari, i nemici che non si palesano mai.

Sentiva un’ombra di opaca amarezza, come quando le gravi ore del destino ci passano vicine senza toccarci e il loro rombo si perde lontano mentre noi rimaniamo soli, fra gorghi di foglie secche, a rimpianger la terribile ma grande occasione perduta.

Una lunga narrazione distesa dal punto di vista temporale, ma non spaziale: l’attesa prende qui massimo sviluppo fino a diventare un racconto snervante in cui il nulla diventa protagonista. Proprio per questo motivo Il deserto dei Tartari potrebbe non essere subito apprezzato da un lettore non avvezzo alle modalità di scrittura di Dino Buzzati: per gran parte del libro non succede niente, gli eventi (vuoti e non significativi) sono come fievoli rintocchi atti a dar eco al macro-tema dell’attesa, allegoria dell’esistenza umana. Il sunto perfetto di una delle penne più espressive della letteratura contemporanea.


In copertina: Artwork by Madalina Antal
© Riproduzione riservata

 


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Camilla Volpe

Classe 1995. Prima a Milano, ora sotto il Vesuvio - almeno per un po'. PhD candidate in Scienze Sociali e Statistiche. Mamma e papà non hanno ancora capito cosa faccio nella vita.