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Pascoli gelsomino notturno

Il rapporto turbato di Giovanni Pascoli con la sfera sessuale

Nella poesia «Il gelsomino notturno» emerge il rapporto ambiguo, ma anche turbato, che ha Giovanni Pascoli con la sfera sessuale. In che modo l'autore sviluppa il tema?

8 minuti di lettura

Giovanni Pascoli è un poeta conosciuto e studiatissimo in quanto trova grande spazio in diversi programmi scolastici sin dalle scuole medie, ma anche prima. Questo perché è perfettamente compatibile con la formazione dei bambini quanto con quella degli adolescenti. Vuoi per la meticolosa attenzione che dedica al concetto di nido, vuoi per le sue tecniche simboliste che conferiscono al verso un fascino onirico. Giovanni Pascoli è il fautore della poetica del Fanciullino, cioè – in estrema sintesi – di quell’idea secondo la quale dentro ognuno di noi alberga un fanciullino che guarda il mondo con meraviglia e riesce a cogliere le piccole cose. Dietro a questi, seppur affascinanti, elementi di una poetica che ha conquistato la critica, c’è anche però un conturbante rapporto con la sessualità che emerge soprattutto in una poesia.

«Il gelsomino notturno»: la celebrazione della fecondazione

Parliamo de Il gelsomino notturno, poesia tratta dalla raccolta Canti di Castelvecchio di Pascoli. La poesia è composta da sei quartine di novenari, a rima alternata ed è considerata il compimento della maturità poetica dell’autore.

Giovanni Pascoli la scrive in occasione del matrimonio di un amico, Gabriele Brignati, ma noi sappiamo che per il poeta sarà un trauma anche un altro matrimonio: quello della sorella che ha lasciato, per così dire, “il nido familiare”. La perdita del padre e altri lutti hanno compromesso la serenità del poeta che per tutta la vita inseguirà il calore della famiglia e lo vanterà come unico scopo. Il componimento è un esempio di tecnica poetica raffinata e contrappone il rapporto sessuale dei coniugi alla solitudine dell’autore.

In Il Gelsomino notturno emerge in maniera esemplare la tecnica analogica della poesia pascoliana, secondo la quale gli elementi costituitivi del quadro sono presentati in maniera staccata, senza stretti legami di senso. Se si fa riferimento alla poesia classica, fino al Carducci, è facile notare come ci si trovi di fronte ad un fato assolutamente nuovo. Prima del Pascoli la poesia obbedisce a canoni rigorosamente razionalistici di ordinamento logico delle immagini, per cui una poesia si sviluppa dall’inizio alla fine secondo un preciso filo conduttore, ben visibile nella continuità non interrotta del significato e nella costruzione sintattica, ordinata logicamente secondo rapporti di reggenza e di dipendenza. Qui ci troviamo di fronte a una paratassi marcatissima: tutte brevi frasi giustapposte, non legate tra loro da rapporti di subordinazione.

Elio Gioanola

Il critico Elio Gioanola afferma che in questa poesia emerge in maniera preponderante la tecnica dell’analogia di Pascoli, in quanto tutto il componimento è strutturato mediante dipendenze e accostamenti, il primo tra tutti è tra i fiori e la fecondazione.

E s’aprono i fiori notturni,
nell’ora che penso ai miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari.

Da un pezzo si tacquero i gridi:
là sola una casa bisbiglia.
Sotto l’ali dormono i nidi,
come gli occhi sotto le ciglia.

Le prime due strofe anticipano l’atmosfera notturna, primo simbolo dell’eros. La prima notte di nozze, non a caso, è il primo evento erotico immediatamente successivo al matrimonio. I fiori notturni che si aprono non vanno intesi letteralmente: forte del suo solito simbolismo, Giovanni Pascoli qui si sta riferendo anche al corpo femminile. Come il gelsomino si apre quando viene sera, così durante la prima notte di nozze si apre il corpo della donna.

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Eros e natura: analogie e simboli

Dai calici aperti si esala
l’odore di fragole rosse.
Splende un lume là nella sala.
Nasce l’erba sopra le fosse.

Un’ape tardiva sussurra
trovando già prese le celle.
La Chioccetta per l’aia azzurra
va col suo pigolio di stelle.

La poesia è un continuo accostare elementi della natura a elementi sessuali. Come ha spiegato Elio Gioanola, «i calici aperti o le fragole rosse, mentre significano propriamente i fiori della belladinotte e i frutti di questo nome, alludono anche a presenze inconsce, all’interiorità istintiva». Questa interiorità istintiva è dotata di una potente carica erotica pur trattandosi di un uomo che con l’eros ebbe sempre un rapporto di distanza e contrasto.

Eppure è nella penultima strofa che racconta l’atto sessuale dei novelli sposi di cui è di fatto spettatore escluso, narratore, e sembra non poter essere altro che questo.

Per tutta la notte s’esala
l’odore che passa col vento.
Passa il lume su per la scala;
brilla al primo piano: s’è spento...

È l’alba: si chiudono i petali
un poco gualciti; si cova,
dentro l’urna molle e segreta,
non so che felicità nuova.

Alla fine della poesia si fa riferimento a un urna molle che altro non è che la vagina: dentro quest’urna nascerà una nuova vita, la fecondazione è riuscita.

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Il rapporto ambivalente con la sfera sessuale

Ne Il gelsomino notturno è possibile notare il rapporto ambiguo, ma anche turbato, che ha Giovanni Pascoli con la sfera sessuale. Quando parla di una casa da sola che bisbiglia e di nidi (termine che da sempre riferisce alla famiglia) che “dormono”, ma anche quando per descrivere l’intimità del corpo femminile la paragona a un’urna. L’urna è un contenitore di vita in questo caso, ma normalmente è riferito alla sfera della morte: è nell’urna che teniamo le ceneri dei defunti a cui si associa anche l’atmosfera notturna.

Eros allora è natura, sono i fiori, sono le api, ma il sesso è anche associato alla morte. Giovanni Pascoli sembra esserne l’eterno escluso, isolato da sensazioni istintive erotiche dalle quali era inevitabilmente attratto ma spesso anche estremamente spaventato. Escludendosi dalla vita sessuale in quanto concentrato a ricostruire quell’ideale di nido famigliare che aveva perso.

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Silvia Argento

Nata ad Agrigento nel 1997, ha conseguito una laurea triennale in Lettere Moderne, una magistrale in Filologia Moderna e Italianistica e una seconda magistrale in Editoria e scrittura con lode. È docente di letteratura italiana e latina, scrittrice e redattrice per vari siti di divulgazione culturale e critica musicale. Ha pubblicato un saggio su Oscar Wilde e la raccolta di racconti «Dipinti, brevi storie di fragilità».

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