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Intervista ad Anne, nata da maternità surrogata

Tutto ciò che non si ha il coraggio di chiedere sulla GPA

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13 minuti di lettura
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Anne e la sua famiglia. Used with permission from Mommy Man.

Quanti dei tuoi amici sanno la tua storia? Dopo quanto tempo di solito lo dici alle persone che conosci? Ti senti come se dovessi fare continuamente coming out riguardo alla tua famiglia non tradizionale?

Sinceramente non mi viene in mente nessuno dei miei amici che non lo sappia. È una cosa che dico abbastanza in fretta. […] sento però di dover fare coming out e a volte fa abbastanza paura. Faccio fatica soltanto coi colleghi perché è una cosa strana e molto personale da tirar fuori. […] ne ho parlato con mia mamma e mi ha detto che non ha mai incontrato persone che non abbiano pensato che la cosa fosse forte, interessante, eccetera, e non ha intenzione di andarsele a cercare. Penso anche che ognuno abbia un radar interno in grado di far capire quando dire certe cose è sicuro. Sempre parlando di coming out, per me è più difficile dire che sono bisessuale che dire di essere nata da maternità surrogata, se questo può darti un’idea.

Pensi di assomigliare a tua madre? Cosa fai quando qualcuno ti dice che le somigli molto (sapendo appunto di non avere il suo DNA)? E se ti dicono che non le somigli per niente?

Capelli biondi a parte, non le somiglio per niente. Uso la risposte di mia madre al «vi somigliate molto» o al «ora capisco da chi ha preso quei bellissimi capelli». Lei dice soltanto una cosa come «Si, decisamente ha preso da sua madre» (enfatizzando madre) e poi mi fa l’occhiolino. […] se qualcuno mi dice qualcosa riguardo all’assomigliare a mia mamma semplicemente racconto la mia storia, così non succede più. […]

Parliamo del fatto che i tuoi genitori hanno pagato per portare avanti la GPA. Mi sono sempre preoccupato del fatto che i miei bambini [anche chi intervista ha avuto un figlio attraverso maternità surrogata, NdT] pensassero di essere il prodotto di una transazione commerciale più che di un atto d’amore. Ti sei mai sentita così?

[…] al college a un certo punto mi sono seduta vicino a un ragazzo che stava scrivendo un saggio sulla surrogata. È uscito il problema dei costi e ho chiamato immediatamente i miei chiedendo quanto avessero pagato. Non ricordo nemmeno vagamente la cifra, il che dimostra quanto poco io pensi alla cosa.

In effetti, il motivo per cui la mia mamma biologica mi ha avuta è che in passato aveva abortito. In qualche modo voleva restituire una vita e ha deciso di diventare una madre surrogata. Per un po’ ho pensato di essere solo un rimedio a un errore. L’idea mi è uscita di testa quando ho pensato a quanto tempo si impiega ad essere una madre surrogata. Non è una transazione, soprattutto quando sento quanto i miei genitori sono legati alla mia madre genetica e viceversa.

Ogni adolescente passa una fase in cui pur di ferire i propri genitori  direbbe qualsiasi cosa. In un impeto di rabbia hai mai detto frasi come “non sei la mia vera mamma!”? E se sì, come hanno reagito i tuoi?

Da adolescente non l’ho mai detto, ma ricordo di averlo fatto quando ero molto molto piccola. Ero arrabbiata per qualcosa e ho detto «voglio la mia vera mamma». Non ricordo cosa sia successo ma mia mamma mi ha abbracciata e mi ha chiesto se per me era ok che fosse lei a prendersi cura di me. […] dire  che non è la mia vera mamma non sminuisce il fatto che lei mi abbia aiutato con i compiti, cambiato il pannolino, aiutata ad iscrivermi al college, ascoltata mentre le ripetevo lo stesso discorso un migliaio di volte, controllato i temi e tutto il resto. […]

 […] quale pensi sia stata la parte migliore dell’essere stata una bambina nata da GPA? Pensi ci sia qualcosa che altrimenti non avresti avuto?

Penso mi abbia reso molto curiosa e sicura di me. Non so se è solo un caso o no, ma penso che la complessità della mia famiglia abbia influito. E poi penso che l’avere una definizione di famiglia più ampia mi abbia permesso di avere relazioni più profonde con i miei genitori e amici. Ho anche imparato che gli esseri umani hanno un lato incredibilmente buono e meraviglioso. Mi ha insegnato l’importanza di fare qualcosa per gli altri se non lo possono fare da soli.  Certo, da un punto di vista economico la mia nascita è stata una transazione. Lo stesso vale da un punto di vista legale: sono il risultato di un contratto. Però il fatto di essere nata in senso antropologico mostra un nuovo passo, incredibilmente affascinante per l’umanità. Da un punto di vista sociale, la mia nascita segna un cambiamento nelle varie istituzioni (mediche, legali…), nelle opinioni sociali o semplicemente nel modo in cui la gente interagisce. […]

Penso che essere nata da maternità surrogata mi abbia dato una prospettiva del mondo che poche persone hanno. Mi ha dato un milione di ragioni per comprendermi di più e per vedere le cose da punti di vista diversi (i miei genitori, il mio “fratellastro”, la mia madre biologica, i suoi figli). Mi sento più tranquilla davanti alla confusione tipica della vita, è stato un bel vantaggio per me.

Anne e suo fratello. Used with permission from Mommy Man.
Anne e suo fratello. Used with permission from Mommy Man.

Pensi mai di fare da madre surrogata in futuro? Se sì, in quali circostanze lo faresti? Per un fratello o sorella, un amico, una gestazione tradizionale, niente di niente…?

Ora non desidero particolarmente avere figli quindi è difficile rispondere. […] sto leggendo un libro, Far From the Tree di Andrew Solomon che esplora la relazione genitore-figlio considerando lo sviluppo dell’identità. Lo vorrei leggere attentamente, incontrare più mamme surrogate, più ragazzi nati da GPA, così da capire un po’ meglio la relazione che c’è tra i genitori e i figli prima di averne di miei (per me o per altri).

Quando io e mio marito siamo andati all’agenzia di maternità surrogata ci hanno detto che eravamo dei pionieri, ma i tuoi genitori lo sono molto di più, ti hanno avuta nel 1993. Che consigli daresti a chi vuole ricorrere alla GPA oggi?

Direi di seguire un corso sullo sviluppo dei bambini e di incontrare altre persone che lo hanno già fatto. Ho seguito un corso sullo sviluppo al college e tutti quelli che vogliono diventare genitori ne avrebbero bisogno. A parte quello, direi di pensare bene a due punti in particolare:

  1. Vuoi dirlo a tuo figlio? Sei pronto ad avere a che fare con le conseguenze sia del dirlo, sia del non dirlo?
  2. Che relazione vuoi avere (e vuoi che tuo figlio abbia) con la madre naturale? La prima causa del problema è proprio la mancanza di ricerche sul tema. È normale avere paura di qualcosa che non si capisce, qualcosa che non si sente mai e di cui molti non vedono la necessità. Quando però si iniziano ad avere problemi di fertilità la cosa cambia. Per me è ironico che la gente si schieri contro la GPA quando essenzialmente è una gravidanza super programmata con il solo scopo di dare un bambino a due genitori che lo vogliono davvero.

I miei due consigli: ditelo a vostro figlio e mantenete una relazione aperta con la madre naturale.

Sai che ci sono dei movimenti anti-surrogata? Ci sono persone che pensano che dovrebbe essere illegale perché sfrutta il corpo delle donne o perché non è giusto nei confronti dei bambini. Tu cosa risponderesti?

Si, conosco i movimenti anti-surrogata. Penso che queste persone non capiscano bene cos’è la GPA. Ci sono molti controlli per le madri che si offrono, almeno negli USA, e penso dovrebbe essere così ovunque. I controlli dei genitori che vogliono usare la GPA poi dovrebbero essere molto più intensi, e penso che già lo siano. I miei mi hanno detto che ci sono degli standard molto severi fin dall’inizio. In questo modo previeni tutte quelle paure che la gente ha visto che si scopre subito il motivo per cui una persona lo sta facendo […]

Un’ultima cosa. Essere nata da maternità surrogata essenzialmente è come essere metà figlia adottivo e metà una “figliastra” senza però il problema del divorzio. Ti senti in una strana condizione perché pensi «perché mia mamma mi ha dato via?» ma non così tanto come se fossi stata adottata. La rabbia comunque spesso va via quando ti rendi conto di quanto quest’atto sia generoso. Un po’ ti senti come una “figliastra” visto che non sei completamente legata a uno dei tuoi genitori, eppure ti hanno voluta così tanto che per anni hanno pianificato e desiderato di averti!

 L’intervista è stata tratta dal blog  Mommy Man di Jerry Mahoney.

Immagine in copertina: Anne e i suoi genitori. Used with permission from Mommy Man.

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1 Comment

  1. […] La maternità surrogata – anche chiamata GPA (gestazione per altri) – è la pratica per cui una donna si offre di portare avanti la gestazione di un embrione e il parto per poi donare il bambino a una coppia committente: nell’80% dei casi si tratta di una coppia eterosessuale sterile, nel restante 20% di coppie dello stesso sesso. La pratica è vietata in Italia, ma in molti paesi è permessa dietro a un compenso economico, come negli USA, o esclusivamente a titolo gratuito, come in Australia e Svezia. Continua a leggere… […]

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