L’ideatrice della collana Marsilio «Variazioni sul mito» Maria Grazia Ciani, propone tre narrazioni della vicenda di Antigone: quelle di Sofocle, Jean Anouilh e Bertolt Brecht. I testi teatrali hanno caratteristiche molto diverse in base a dove pongono l’attenzione; prima di iniziare ad analizzare Antigone di Sofocle, presentiamo brevemente ciò che accade nel mito.
L’avvenimento
Alla morte in esilio del famoso Edipo, re di Tebe e marito della propria madre Giocasta, sale al potere Eteocle, uno dei due principi. Il patto tra i due era che alla fine di quell’anno di regno subentrasse Polinice, altro figlio di Edipo, ma Eteocle si rifiuta di cedere il trono. Si scatena dunque una guerra in cui Polinice, affiancato da altri sei condottieri Argivi, muove contro la città di Tebe. I due fratelli si uccidono a vicenda, realizzando la profezia che era stata enunciata sul loro conto.
Creonte, cognato di Edipo, prende dunque il potere su Tebe. A lui sono state affidate le due figlie del defunto regnante: Antigone e Ismene. Il re ha stabilito un editto per cui i sette condottieri non debbano essere sepolti, perché indegni di tale onore. Antigone non rispetta il divieto e decide di seppellire Polinice dovendo dunque affrontare la pena considerata all’interno dell’editto: la morte.
Le trame dei testi drammatici vertono tutte attorno a quest’ultimo passaggio: Creonte deve mandare a morte Antigone tenendo fede al suo proclama, mentre la giovane sostiene che tale legge non sia voluta dagli dèi, dato che per loro è sacrilego lasciare un cadavere insepolto. Alla fine Antigone deve sottostare al volere del sovrano, il quale presto scopre il grande errore commesso: suo figlio Emone si ucciderà insieme alla promessa sposa Antigone e Euridice farà lo stesso alla notizia della morte del figlio. Solo Creonte e Ismene sopravvivono.