Sarebbe paradossale se utilizzassimo l’intelligenza artificiale per aumentare le discriminazioni invece che per ridurle, o se, scambiando il mezzo con il fine, iniziassimo a pensare di umanizzarla mentre senza accorgercene, nel nostro modo di essere, perdiamo pezzi di umanità.
Intendere, pensare e giudicare sono facoltà che descrivono l’intelligenza e non appartengono alle macchine ma ci definiscono come esseri umani.

Ne abbiamo parlato nel Bar Europa al Rock Night Show su Radio Godot con Juan Gustavo Corvalán, Vice Procuratore generale della Città di Buenos Aires, Cecilia Celeste Danesi, professoressa di Intelligenza artificiale e Diritto civile all’Università di Buenos Aires, e Enzo Maria Le Fevre Cervini, Coordinatore gruppo tematico OCSE su tecnologie emergenti nella Pubblica amministrazione.
Tutti loro hanno lavorato in IALAB – Laboratorio de Innovación e Inteligencia Artificial de la Universidad de Buenos Aires alla realizzazione di Prometea, un sistema di intelligenza artificiale ad uso delle pubbliche amministrazioni che trasferisce ad algoritmi i compiti più ripetitivi e meccanici, e offre l’opportunità alle persone di dedicarsi maggiormente ad attività non ripetitive e complesse.
Sul piano ideale, pone l’essere umani e la macchina nella giusta relazione.
Buon ascolto!